lunedì 8 novembre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

Dettagli evento

  • lunedì | 8 novembre 2021

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio lunedì 8 novembre 2021

 

Lunedì della Trentaduesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Libro della Sapienza 1, 1 - 7
Luca 17, 1 - 6

1)     Orazione iniziale
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.

Lo spirito del Signore riempie la terra e, tenendo insieme ogni cosa, ne conosce la voce. (Sap 1, 7) - Come vivere questa Parola?
Il primo capitolo di questo libro, questi sette versetti che la liturgia oggi ci presenta, intrecciano una descrizione di Dio, nella quale egli è chiamato sia Dio, il Signore che Spirito e questo Spirito è la Sapienza. Un invito a pensare al Signore, che è un Dio che si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero, è Spirito che ammaestra ed è Sapienza che ama l'uomo ed entra nel suo cuore. Una descrizione di lui dinamica, vitale che penetra l'umanità e la rende intima a Dio stesso, direi a lui commensurabile, al punto da poterlo accogliere. Una descrizione che potrebbe dire la potenza di Dio nello spirito, nell'anima dell'uomo, ma che prelude anche l'incarnazione, la possibilità che Dio si è dato di farsi uomo, tanto è fisica questa presenza potente.
La presenza vitale di Dio riempie la terra, non solo l'attraversa e ha la capacità di ricomporla, di tenerla insieme. L'unità della creazione è un'azione di Dio. L'unità della nostra persona, delle nostre comunità sono dono suo.
Signore, tu conosci la nostra frammentazione. Quella della nostra persona, divisa tra mille sentimenti, emozioni, ma anche preoccupazioni e occupazioni. Conosci anche la frammentazione delle nostre comunità, faziose, fragili, stanche, svuotate di significato. Donaci la sapienza, che è spirito, che è tua presenza e ricomponici, tienici insieme perché è solo così che non smarriamo il senso e il significato del nostro esistere.
Ecco la voce di un teologo H. Nouwen : Quando viviamo come se i rapporti umani fossero di natura solo umana, e quindi soggetti alle trasformazioni e ai mutamenti e delle norme e dei costumi umani, non possiamo aspettarci altro che l'immensa frammentazione e alienazione che caratterizzano la nostra società. Ma quando ci appelliamo a Dio e lo reclamiamo costantemente come fonte di ogni amore, scopriremo l'amore come un dono di Dio al popolo di Dio. 
 
 
2) Lettura: Libro della Sapienza 1, 1 - 7
Amate la giustizia, voi giudici della terra, pensate al Signore con bontà d'animo e cercatelo con cuore semplice. Egli infatti si fa trovare da quelli che non lo mettono alla prova, e si manifesta a quelli che non diffidano di lui. I ragionamenti distorti separano da Dio; ma la potenza, messa alla prova, spiazza gli stolti.
La sapienza non entra in un'anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato.
Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell'ingiustizia.
La sapienza è uno spirito che ama l'uomo, e tuttavia non lascia impunito il bestemmiatore per i suoi discorsi, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti, conosce bene i suoi pensieri e ascolta ogni sua parola.
Lo spirito del Signore riempie la terra e, tenendo insieme ogni cosa, ne conosce la voce.
 
3) Commento sul Libro della Sapienza 1, 1 - 7
• Nel Libro della Sapienza è detto: "La sapienza è uno spirito amico degli uomini" (1,6). E molto bello: questo spinto guida con soavità e forza e insegna la via per giungere a Dio e per trovare i giusti rapporti con gli altri.
"La sapienza è uno spirito amico degli uomini". Ne facciamo l'esperienza quando riflettiamo davanti al Signore: se ci mettiamo alla scuola della sapienza essa ci ispira cose buone, che magari all'inizio ci sconcertano, ma di cui intuiamo che sono per il nostro vero bene.
Chiediamo dunque al Signore questa sapienza divina, che metta nella nostra vita la luce retta della sua parola al posto delle ingannevoli luci delle nostre inclinazioni naturali.

Amate la giustizia, voi giudici della terra, pensate al Signore con bontà d'animo e cercatelo con cuore semplice. (Sapienza 1,1) - Come vivere questa Parola?
Queste parole, in apertura al libro della Sapienza, pur appartenendo al contenuto sapienziale dell'Antica Alleanza, sono già in qualche modo spalancate sulla NUOVA Alleanza: quella che Gesù è venuto a compiere.
È rivolta ai giudici, ma senza forzare il testo, possiamo dire che anche ciascuno di noi può ritenerla rivolta a sé.
Amare la giustizia significa anzitutto relazionarsi con sé, sul modo vero buono e bello che è voluto da Dio per noi. Se anche nei suoi confronti pensiamo bene, ossia non ci allontaniamo dalla certezza che Lui è infinitamente buono e persevera nell'amarci, cammineremo sulla strada soleggiata dalla Sua Presenza, dentro quella semplicità di cuore che, libera dalle complicazioni, evita sia il semplicismo la banalità il vuoto di idee e di sentimento sia le contorsioni di un problematicismo tutto movimentato dall'ego.
Sì, o Signore, rifacci ogni giorno il cuore in quella semplicità che l'aderire al Tuo Vangelo assicura rendendo buona e lieta la vita.
Ecco la voce di un grande filosofo e fisico Isaac Newton : La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione.
 
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 17, 1 - 6
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 17, 1 - 6
Oggi il Vangelo ci presenta Gesù nello stesso tempo molto severo e molto indulgente. "Guai a coloro per cui avvengono gli scandali! È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare"; ma: "Se un tuo fratello pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai".
Nella vita siamo sempre nella condizione di assumere atteggiamenti contrastanti ed è la sapienza che ci fa compiere il giusto discernimento. Altrimenti l'attitudine che ci è naturale è esattamente il contrario di quelle che il Vangelo ci propone. Naturalmente siamo indulgenti per noi stessi, e anche quando provochiamo scandalo non lo vediamo neppure, ci rassicuriamo dicendo che non c e assolutamente motivo di scandalizzarsi. Abbiamo tante buone ragioni per fare quello che vogliamo, che lo scandalo ci sembra una cosa irrilevante. Ma diventiamo severissimi quando si tratta del nostro interesse, della nostra dignità. Se qualcuno pecca contro di noi, diventa una cosa dell'altro mondo: non possiamo perdonare, non possiamo dimenticare. Veramente i contrasti che sono in noi sono rovesciati rispetto a quelli giusti, e siamo indulgenti per ciò che il Signore giudica con severità, mentre siamo severi per le cose che egli guarda con indulgenza.
Dobbiamo chiedere con grande perseveranza il dono di saper giudicare le cose con il Suo metro, perché questa è l'unica strada buona. Dobbiamo continuamente, correggere il nostro modo di giudicare: questo è fondamentale, perché se sono sbagliati i nostri giudizi continueremo a sbagliare anche le nostre azioni. Se invece cerchiamo di avere il giudizio del Signore, potremo anche sbagliare, ma ce ne accorgeremo subito e a poco a poco ci correggeremo, con il suo aiuto.
 
E' inevitabile che vengono scandali; ma guai a colui a causa del quale vengono. (Lc 17,1) - Come vivere questa parola?
Gesù continua il suo insegnamento ai discepoli. Egli accetta che lo scandalo sia a volte inevitabile nei rapporti umani per la nostra fragilità e per il cattivo uso della nostra libertà. Questa libertà è un dono prezioso che ci permette di avere un rapporto intimo con il Dio che ci ha creato e redento e ci guida nel cammino della vita se ci apriamo a Lui; è un dono che ci fa capace di scelte nobili ma anche di altre sbagliate. Siamo liberi e non automi nelle mani di Dio. Però, anche quando una persona usa la sua libertà in modo sbagliato, ma si pente, la misericordia di Dio è sempre là per accoglierla, perdonarla e guarirla. Gesù condanna fortemente uno stato voluto e abituale di peccato che conduce anche il fratello al male. Diventa sempre più grave quando ci sono di mezzo i bambini innocenti, fragili, indifesi: è questo il vero scandalo.
Mentre riconosciamo e ringraziamo per il dono della libertà, dobbiamo gestirla con responsabilità. La nostra libertà non deve ledere la coscienza altrui.
Signore, rendici saldi nella fede per poter diffondere la tua verità con parole ed opere. Dacci un forte senso di responsabilità verso tutti, con una cura speciale per i più piccoli. Fa' che noi non siamo mai motivo di scandalo a nessuno.
Ecco alcune parole di uno noto studioso biblico Erich Zenger : Non esiste una chiave capace di aprire tutte le dimensioni della vita di fronte a Dio e con Dio, ma soltanto le diverse chiavi delle differenti testimonianze bibliche, tenute insieme dall'anello del canone e offerteci dalla benevolenza divina.

• «Gli apostoli dissero al Signore: "Accresci in noi la fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede come un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sradicati e vai a piantarti nel mare ed esso vi obbedirebbe"». (Lc 17, 5-6) - Come vivere questa Parola?
Alcuni capitoli prima del testo evangelico odierno di Luca, Gesù rivolge ai suoi discepoli questo rimprovero amabile e più volte ricorrente nel Vangelo: "Gente di poca fede" (Lc 12,28; Mt 6,30; 8,26; 14,31...). E tutti noi siamo convinti della nostra poca fede. Anche noi, come gli apostoli, abbiamo riposto la nostra fiducia in Dio, ma spesso ciò è stato motivo di fatica, di ostacolo alle nostre vedute troppo ristrette e ci siamo sovente bloccati davanti a una visione più ampia di fede, che andasse oltre le nostre aspettative umane. Anche noi, dunque, ci sentiamo in dovere di fare nostra la preghiera degli apostoli: "Accresci in noi la fede!" (Lc 17,4). La domanda - a dire il vero - è alquanto mal posta, quasi che la fede si possa comperare come una cosa materiale, a chili! Essa, invece, è una qualità, che sfugge ad ogni criterio di quantità. E Gesù aiuta nella sua risposta gli apostoli - e anche noi - a fare una salto di qualità. Se è fede genuina, ne basta un granellino di senape, afferma Gesù.
La fiducia in Dio, l'abbandono umile a Lui e al suo Amore non è quantificabile, è una dimensione della vita spirituale che fa riferimento assoluto a Lui solo. Non è in vendita. È un dono di Dio che non dipende dalle nostre qualità e doti personali.
Il granello di senape è piccolo, ma l'albero che genera è gigantesco. Anche se la nostra fede è piccola e debole, Dio opera attraverso di essa i miracoli. Poiché la fede è quest'umile e totale abbandono a Lui, nell'Amore, essa è un'apertura attraverso la quale Dio stesso può passare, è un vuoto, una breccia dentro di noi, nel nostro orgoglio e nel nostro ego, dove Egli si può introdurre. Questa poca fede è tuttavia sufficiente per aprirgli uno varco di accesso in noi e allora essa diviene il luogo della sua onnipotenza, che opera sempre meraviglie di Grazia.
"Ti sia fatto secondo la tua fede!", dirà Gesù più volte nel Vangelo ai malati da lui guariti. Che questo avvenga anche per noi! La fede autentica - anche se poca - è la nostra vera ricchezza, perché ci spiazza e ci rimette nella nostra povertà essenziale aperta su Dio.
Ecco la voce di un apologeta del II secolo Teofilo di Antiochia (Ad Autolico I, 7) :«Perché non credi? Non sai tu che la fede viene prima di tutto? Quale contadino infatti può mietere se prima non ha affidato il seme alla terra? E chi può attraversare il mare, se prima non si affida alla nave e al pilota? Quale ammalato può essere guarito se prima non si affida al medico?»

6)     Per un confronto personale
- Quando la società degli uomini non riesce a perdonare, dimenticare e capire preghiamo?
- Quando incontriamo persone deluse e sconfitte, incomprese e tradite, preghiamo?
- Quando siamo stanchi di preghiera, vuoti di speranza, incapaci di carità, preghiamo?
- Quando i cristiani si adagiano nella mentalità corrente, si appesantiscono di tiepidezze e reagiscono come pagani, preghiamo?

7)     Preghiera finale: Salmo 138 Guidami, Signore, per una via di eternità.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.
La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.
Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.
Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.