lunedì 4 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • lunedì | 4 ottobre 2021

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Lectio lunedì 4 ottobre 2021

 

Lunedì della Ventisettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Francesco d’Assisi
 
Lettera ai Galati 6, 14 – 18
Matteo 11, 25 - 30
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che in san Francesco d’Assisi, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine del Cristo, concedi anche a noi di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo e di unirci a te in carità e letizia.
 
San Francesco ha veramente realizzato il Vangelo che la liturgia ci fa proclamare nella sua festa: ha ricevuto la rivelazione di Gesù con il cuore semplice di un bambino, prendendo alla lettera tutte le parole di Gesù. Ascoltando il passo evangelico nel quale Gesù invia i suoi discepoli ad annunciare il regno, ha sentite rivolte a sé quelle parole, che diventarono la regola della sua vita. Ed anche a quelli che lo seguirono egli non voleva dare altra regola se non le parole del Vangelo, perché per lui tutto era contenuto nel rapporto con Gesù, nel suo amore. Le stimmate che ricevette verso la fine della sua vita sono proprio il segno di questo intensissimo rapporto che lo identificava con Cristo. Francesco fu sempre piccolo, volle rimanere piccolo davanti a Dio e non accettò neppure il sacerdozio per rimanere un semplice fratello, il più piccolo di tutti, per amore del Signore. Per lui si sono realizzate in pieno le parole di Gesù: "il mio giogo è dolce e il mio carico leggero". Quanta gioia nell'anima di Francesco, povero di tutto e ricco di tutto, che accoglieva tutte le creature con cuore di fratello, che nell'amore del Signore sentiva dolci anche le pene!
Anche per noi il giogo del Signore sarà dolce, se lo riceviamo dalle sue mani.
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2) Lettura: Lettera ai Galati 6, 14 - 18
Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
 
3) Commento su Lettera ai Galati 6, 14 - 18
Nella lettera ai Galati san Paolo ci dà la possibilità di capire meglio alcuni aspetti del “giogo” con due espressioni che sembrano contradditorie ma sono complementari. 
La prima è: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo". I pesi degli altri: questo è il giogo del Signore. San Francesco l'aveva capito agli inizi della sua conversione. Raccontò alla fine della vita: "Essendo io in peccato, troppo amaro mi sembrava vedere i lebbrosi, ma lo stesso Signore mi condusse fra loro ed io esercitai misericordia con loro". Ecco il giogo, che consiste nel caricarsi del peso degli altri, anche se farlo ci sembra duro. E continua: "E partendomene, ciò che mi era apparso amaro mi fu convertito in dolcezza nell'anima e nel corpo". Per chi se ne è veramente caricato, il giogo diventa dolce.
Poche righe più avanti troviamo la seconda frase di san Paolo: "Ciascuno porterà il proprio fardello". Si direbbe in contrasto con la prima, ma nel contesto il significato è chiarissimo: si tratta di non giudicare gli altri, di essere pieni di comprensione per tutti, di non imporre agli altri i nostri modi di vedere e di fare, di guardare ai propri difetti e di non prendere occasione dai difetti altrui per imporre alle persone pesi che non sono secondo il pensiero del Signore. San Francesco si preoccupava di questo e nella sua regola scrive: "Non ritenersi primo fra i fratelli": essere umili; "Non si considerino mai come padroni": non imporre pesi agli altri; e aggiunge: "Chi digiuna non giudichi chi mangia". E la delicatezza della carità, che se vede il fardello degli altri non li critica, non li giudica, ma piuttosto li aiuta.
Prendiamo così su di noi il giogo di Cristo. Carichiamoci dei pesi degli altri e non pesiamo su di loro con critiche e giudizi privi di misericordia, perché possiamo conoscere meglio il Figlio di Dio che è morto per noi, e in lui conoscere il Padre che è nei cieli, con la stessa gioia di san Francesco. 
 
"Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo." (Gal 6, 14) - Come vivere questa Parola?
Le parole di s. Paolo ai Galati commentano a pennello l'esistenza di Francesco d'Assisi e mostrano come la conversione sia sempre uno spogliarsi per poi rivestirsi.
Spogliarsi di un vanto per assumerne un altro. Spogliarsi di un modo di viversi per essere "nuova creatura".
Se Paolo, integerrimo difensore della Legge di Mosè, cercava di meritarsi con il suo zelo la salvezza, Francesco da parte sua cercava l'onore degli uomini, la fama e gloria del cavaliere.
Finché le loro armature, invisibili e non, sono cadute davanti alla chiamata di Dio, all'udire la sua voce.
Hanno entrambi fatto esperienza della verità delle parole del salmo responsoriale: " Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra." (Sl 16,11)
E avendo trovato il "vestito della festa" si sono spogliati del loro vanto, l'hanno lasciato cadere senza più raccoglierlo. Senza più raccoglierlo!
Se mai avessero potuto incontrarsi avrebbero potuto salutarsi l'un l'altro con la medesima frase che ormai aveva preso carne nella loro vita e nei loro corpi: "Non c'è altro vanto per me che nella croce di Cristo". E dire croce è dire amore.
Dona anche a noi Signore di trovare il nostro "vanto" in Te e di lasciare cadere, senza più raccoglierlo, tutto quanto ci rende affascinanti agli occhi del mondo ma superbi davanti ai tuoi.
Ecco la voce di un uomo umile Charles de Foucauld: Dio si dona interamente a chi si da del tutto a lui.
 
«Non è la circoncisione che conta né la non circoncisione, ma la nuova creatura» (Gl 6,15) - Come vivere questa Parola?
Il vecchio mondo, aggrappato a una vecchia mentalità ed a vecchie usanze sta così a cuore a tante persone che ogni novità le sconcerta, le rattrista, le fa perfino cadere in depressione.
Così, ai tempi di Gesù, molti non potevano arrendersi all'idea che la circoncisione avesse fatto il suo tempo. Era infatti un rito che attestava l'appartenenza del bimbo circonciso al popolo d'Israele e dunque a quell'antica Alleanza a cui il popolo era fedele. Gesù però, come egli stesso disse, non era venuto per abolire l'Alleanza con Dio, piuttosto per renderla nuova. Egli s'impegno talmente in questo rinnovamento da ‘certificarlo’ con la sua Passione Morte e Risurrezione.
Per questo è in Lui che noi diventiamo ‘nuova creatura’.
Gesù sapeva bene che il suo Vangelo è paragonabile al ‘vino nuovo’: qualcosa che ravviva e dà tono, ma va conservato in otri nuovi.
Otre nuovo non è forse quelle nuove strutture che lungo i secoli la Chiesa viene rinnovando?
Signore, fa' che come il grande poverello d'Assisi San Francesco giullare di Dio, ogni giorno vivificato del buon vino della tua Parola, noi accettiamo nella nostra vita e in quella di Amici e conoscenti quel che è novità di strutture consone a renderci nuove creature in un mondo in cui siamo chiamati a vivere l'eterna verità dell'amore di Dio, dentro le novità volute da Lui, per aprire meglio ai fratelli, oggi, la perenne novità del Vangelo.
Ecco la voce San Francesco D’Assisi: Laudato sii mi Signore per tutte le tue creature.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 11, 25 - 30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 11, 25 - 30
Ti benedico, o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose...
Il 4 ottobre la Chiesa e l'Italia festeggiano S. Francesco d'Assisi quale suo patrono. La liturgia si esprime nel famoso passo di Matteo in cui si mette in evidenza la gioia e il sentito ringraziamento di Gesù al Padre per aver rivelato ai semplici il loro mistero, la loro intimità. Il ringraziamento di Gesù ha come punto di riferimento il rigetto della sua parola da parte degli scribi e dei farisei, i dotti dell'epoca. Il mistero del Regno non è accessibile infatti per questo genere di sapienza umana. La gratitudine in questo caso concreto significa accettazione del progetto di Dio da parte dei semplici. Ad essi viene partecipata la conoscenza che c'è fra il Padre e il Figlio "nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vuole rivelare". Questi tali sono coloro che si presentano a Dio con la coscienza della loro povertà. Questa è la vita eterna: "Conoscere te e colui che hai mandato". Il fine della missione del Figlio è aprire ai fratelli e condividere con loro il suo tesoro, la sua vita di Figlio del Padre. La nostra salvezza è diventare ciò che siamo: figli. Francesco d'Assisi ha risposto a questa chiamata: si è fatto piccolo, umile e povero, contento di Dio solo. Ha scoperto che il Vangelo vissuto senza sconti rende creature nuove, persone risorte e fortemente gioiose, partecipi della vera umanità del Figlio di Dio. È dal Vangelo che ha attinto il valore della pace e della fratellanza universale, l'impegno a unire piuttosto che a dividere, ad ammansire il lupo che fa strage in ogni luogo, la proposta a sentirsi servitori, e 'frati' al di là di ogni divisione e discriminazione. In Francesco questa umanità redenta, forgiata dalle esigenze e dalla tenerezza dell'amore per Dio e per gli altri, è diventata visibile nei segni della crocifissione, "porto nel corpo quello che manca alla passione del mio Signore". Questa è l'umanità che Francesco propone.
 
Certi testi dei Vangeli ci rivelano tutto il loro significato quando li collochiamo sullo sfondo del Vecchio Testamento. Così è questo testo così breve e così bello del vangelo di oggi. In esso riecheggiano due temi assai amati e ricordati del Vecchio Testamento, uno di Isaia e l’altro dei libri chiamati sapienziali.

Isaia parla del Messia Servo e lo rappresenta come un discepolo che è sempre alla ricerca di una parola di conforto per poter incoraggiare coloro che sono scoraggiati: “Il Signore mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati”. (Is 50,4) Ed il Messia servo lancia un invito: “O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte” (Is 55,1). Questi testi erano presenti nella memoria della gente. Erano come i canti della nostra infanzia. Quando la gente li ascolta, suscitano ricordi, nostalgia. Così pure la parola di Gesù: “Venite a me!” risvegliava la memoria e portava vicino l’eco nostalgico di quei bei testi di Isaia.
 
I libri sapienziali rappresentano la saggezza divina nella figura di una donna, una madre che trasmette ai figli la sua saggezza e dice loro: "Acquistate senza denaro. Sottoponete il collo al suo giogo, accogliete l’istruzione. Essa è vicina e si può trovare. Vedete con gli occhi che poco mi faticai, e vi trovai per me una grande pace” (Eccli 51,25-27). Gesù ripete questa stessa frase: “Voi incontrerete riposo!”
 
Proprio per questo suo modo di parlare alla gente, Gesù risveglia la loro memoria e così il cuore si rallegrava e diceva “È giunto il messia tanto atteso!” Gesù trasformava la nostalgia in speranza. Faceva dare un passo alla gente. Invece di afferrarsi ad immagini di un messia glorioso, re e dominatore, insegnate dagli scribi, la gente cambiava visione ed accettava Gesù, messia servo. Messia umile e mite, accogliente e pieno di tenerezza, che faceva sentire a loro agio i poveri insieme a Gesù.
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6) Per un confronto personale
• La legge di Dio è per me un giogo leggero che mi incoraggia, o un peso che mi stanca?
• Ho sentito qualche volta la leggerezza e l’allegria del giogo della legge di Dio che Gesù ci ha rivelato?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 15
Tu sei, Signore, mia parte di eredità.
 
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
 
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
 
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.