venerdì 1 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • venerdì | 1 ottobre 2021


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Lectio venerdì 1 ottobre 2021

 

 Venerdì della Ventiseiesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Santa Teresa di Gesù Bambino
 
Profeta Baruc 1, 15 – 22
Luca 10, 13 - 16
 
 
1) Preghiera 
O Dio, nostro Padre, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli, fa’ che seguiamo con serena fiducia la via tracciata da santa Teresa di Gesù Bambino, perché anche a noi si riveli la gloria del tuo volto.
 
Una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant'anni modello di tutta la Chiesa. Pio XI era molto devoto di santa Teresa di Gesù Bambino e la nominò patrona delle Missioni, lei, la cui breve vita si svolse tutta fra Alenon e Lisieux e che dopo i suoi quindici anni non usci più dal convento.
Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte... il Signore le fece capire che c'è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l'abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato. "Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre". ~ bellissimo salmo 130 può essere applicato alla lettera alla vita di Teresa. 
Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere. Noi abbiamo la tendenza a guardare sempre a quello che diamo; Teresa ha capito che Dio è amore sempre pronto a dare e che tutto riceviamo da lui. Chi vuol mettere la propria generosità prima della misericordia, prima dell'amore misericordioso di Dio, è un superbo; chi riceve quello che Dio gli dà con la semplicità di un bambino arriva alla santità: è contento di non saper far nulla e riceve tutto da Dio. È un atteggiamento spirituale che è anch'esso dono di Dio ed è tutt'altro che passività. Teresa fece di sé un'offerta eroica e visse nella malattia e nella prova di spirito con l'energia e la forza di un gigante: la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza, che ella abbandonava fiduciosamente nelle mani divine. Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto. 
Impariamo questa grande lezione di fiducia, di piccolezza, di gioia e preghiamo Teresa che ci aiuti a camminare come lei nella povertà di spirito e nell'umiltà del cuore. Saremo come lei inondati da un fiume di pace.
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2) Lettura: Profeta Baruc 1, 15 – 22
Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per l’uomo di Giuda e per gli abitanti di Gerusalemme, per i nostri re e per i nostri capi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri, perché abbiamo peccato contro il Signore, gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, che diceva di camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messo dinanzi. Dal giorno in cui il Signore fece uscire i nostri padri dall’Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce. Così, come accade anche oggi, ci sono venuti addosso tanti mali, insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciato per mezzo di Mosè, suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall’Egitto per concederci una terra in cui scorrono latte e miele. 
Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, secondo tutte le parole dei profeti che egli ci ha mandato, ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore, ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore, nostro Dio.
 
3) Riflessione su Profeta Baruc 1, 15 – 22
Nel primo capitolo di Baruc, è descritta l’intenzione di tutti di chiedere perdono a Dio con sacrifici e offerte, ben sapendo di non averlo ascoltato. Inizia così una preghiera penitenziale dove si dichiara la vergogna per gli Ebrei e per gli abitanti di Gerusalemme, per i Sacerdoti, i profeti, e per gli antenati per non essere stati fedeli a Dio. In Baruc 1, 21-22 leggiamo: “non abbiamo ubbidito alle parole del Signore nostro Dio e non abbiamo seguito gli insegnamenti dei profeti che ci ha inviati. Invece ciascuno di noi ha seguito le inclinazioni cattive del proprio cuore; abbiamo adorato dèi stranieri e siamo andati contro la volontà del Signore.” Ricordiamo che per il linguaggio ebraico il cuore corrisponde alla mente. Questa è la continua storia di un popolo “scelto”, che ha visto grandi opere da parte di Dio, che ha già vissuto al tempo di Mosè la schiavitù in Egitto, il vagare nel deserto e la fatica di raggiungere la Terra Promessa, eppure è in continua fuga, in balia degli eventi della storia che si ripetono periodicamente. L’Egitto lo conoscevano già, eppure non hanno avuto fiducia nella promessa di Dio rinnovata per loro. Hanno lasciato la Giudea per fuggire in Egitto, hanno adorato idoli nella propria terra e per avere salva la vita tornano in una terra di idoli già conosciuti, senza seguire le parole di Dio. Scuse, dietro scuse, per dar posto alla propria idea di vita annullando la vera Vita. 
 
Ora si confessano, avendo visto con i propri occhi il risultato delle loro azioni e delle loro scelte sbagliate anche se comode, dichiarano di meritare quanto sta succedendo e poi supplicano Dio di salvarli ancora una volta. Questo significa che sanno che il Signore non li abbandonerà, nonostante i tradimenti, altrimenti non si rivolgerebbero ancora a Lui. Come mai, dunque non hanno creduto quando il Signore ha parlato per bocca di Geremia, prima ancora della totale distruzione di Gerusalemme? Forse perché quanto Geremia ha ricevuto da Dio e fatto proclamare da Baruc è troppo difficile da accettare e da credere? Il tanto temuto nemico Nabucodonosor con il suo esercito è troppo grande rispetto a Dio?  Facci trovare benevolenza...dunque sanno che per Dio anche questo è possibile. Questo è lo stesso popolo che non ha creduto quando Dio invitava a restare a Gerusalemme e a sottomettersi a Nabucodonosor, confidando nella sua azione su di lui, perché fosse benevolo nei confronti degli Ebrei.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 10, 13 - 16
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 10, 13 - 16
La vera conversione.
Gli evangelisti riferiscono anche dei forti rimproveri di Gesù. Talvolta Gesù si rivolge in modo anche duro verso l'ipocrisia di alcune categorie e della classe dirigente-religiosa del tempo. Il brano evangelico della liturgia odierna riporta l'attacco forte di Gesù verso alcune città. In Corazim e Betsaida, Gesù ha operato miracoli e guarigioni. A Cafarnao, addirittura Gesù aveva preso un riferimento stabile, nella casa della suocera di Pietro, durante la sua predicazione in tutta la Galilea. Cosa era successo in quelle città, dopo il passaggio di Gesù? Dalle stesse parole di Gesù possiamo intuire che, almeno in quelle tre città, niente era cambiato dopo il suo passaggio. Certamente, i loro abitanti avevano gioito nel vedere un malato guarito; avevano esultato nel vedere la lebbra scomparire; avevano apprezzato il parlare con autorità di Gesù. E dopo? Niente. La vita continuava come prima. Gesù, quando operava ed opera i miracoli non guarda solo al risultato immediato. Vuole, questo sì che lo possiamo affermare, alleviare le sofferenze; non si limita però a questo. Il miracolo dovrebbe essere segno di qualcosa di più profondo e di diverso. Al miracolo, Gesù fa corrispondere un cambiamento di vita. Questo per Betsaida, Korazim e Cafarnao non era successo. Gesù non ha mai praticato i miracoli solo fini a se stessi; ogni volta Egli chiedeva una vera conversione; ad ogni miracolo, ci si sarebbe aspettato un cambiamento di vita radicale. In queste tre città questo non era avvenuto. Gesù, come è apparso così si allontana senza che un qualcosa di apprezzabile sia cambiato in quelle città, evidentemente dure di cuore. La nostra partecipazione alle liturgie, specialmente all'eucaristia domenicale è attiva e fruttuosa? Gesù come passa per la nostra vita? Indifferentemente? Il Vangelo odierno ci invita a riflettere su questi punti fondamentali per la nostra fede e la nostra vita.
 
Il vangelo di oggi continua con l’invio dei settantadue discepoli e discepole (Lc 10,1-12). Al termine di questo invio Gesù parlava di scrollare la polvere dalle scarpe, quando i missionari non fossero ben ricevuti (Lc 10,10-12). Il vangelo di oggi mette l’accento ed amplifica le minacce su coloro che si rifiutano di ricevere la Buona Novella.
 
Luca 10,13-14: Guai a te Corazin, guai a te Betsaida! La distanza che Gesù percorse nei tre anni della sua vita missionaria era piccola. Abbracciava solo pochi chilometri quadrati lungo il Mare di Galilea attorno alle città di Cafarnao, Betsaida e Corazin. Proprio in questo spazio così piccolo Gesù compie la maggior parte dei miracoli e presenta i suoi discorsi. Lui è venuto a salvare tutta l’umanità, e quasi non uscì dal limitato spazio della sua terra. Tragicamente, Gesù dovette constatare che la gente di quelle città non volle accettare il messaggio del Regno e non si convertì. Le città si fissarono nella rigidità delle loro credenze, tradizioni e costumi e non accettarono l’invito di Gesù a cambiare vita. “Guai a te, Corazin, guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e Sidóne fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere”. Gesù paragona le due città con Tiro e Sidóne che, nel passato, sono state nemiche ferree di Israele, maltrattando il popolo di Dio. Per questo, sono state maledette dai profeti (Is 23,1; Ger 25,22; 47,4; Ez 26,3; 27,2; 28,2; Gv 4,4; Am 1,10). Ed ora, Gesù dice che queste stesse città, simboli di tutta la cattiveria fatta alla gente nel passato, si sarebbero già convertite se fossero avvenuti in esse tanti miracoli come a Corazin ed a Betsaida.
 
Luca 10,15: E tu, Cafarnao, ‘‘sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata!’’. 
Gesù evoca la condanna che il profeta Isaia lanciò contro Babilonia. Orgogliosa e prepotente, Babilonia pensava: ”Salirò in cielo, sulle stelle di Dio; innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo” (Is 14,13-14). Pensava! Ma si ingannava del tutto. Avvenne il contrario. Dice il profeta: “E invece, sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso” (Is 14,15). Gesù paragona Cafarnao con questa terribile Babilonia che distrusse la monarchia ed il tempio e portò il popolo alla schiavitù, da cui non riuscì mai a liberarsi. Come Babilonia, Cafarnao pensava di essere qualcosa, ma finì nel più profondo degli inferni. Il vangelo di Matteo paragona Cafarnao alla città di Sodoma, simbolo della peggiore perversione, che fu distrutta dall’ira di Dio (Gen 18,16 a 19,29). Sodoma si sarebbe convertita, se avesse visto i miracoli che Gesù fece a Cafarnao (Mt 11,23-24). Oggi continua lo stesso paradosso. Molti di noi, cattolici fin da bambini, abbiamo convinzioni così consolidate che nessuno è capace di convertirci. Ed in alcuni luoghi, il cristianesimo, invece di essere fonte di mutazione e di conversione, è diventato il rifugio delle forze più reazionarie della politica del paese.
 
Luca 10,16: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato”. La frase mette l’accento sull’identificazione dei discepoli con Gesù in quanto disprezzato dalle autorità. In Matteo la stessa frase di Gesù, posta in altro contesto, sottolinea l’identificazione dei discepoli con Gesù accolto dalla gente (Mt 10,40). Tanto nell’uno come nell’altro, i discepoli si identificano con Gesù nel dono totale ed in questo dono si realizza il loro incontro con Dio, e Dio si lascia incontrare da chi lo cerca.
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6) Per un confronto personale
La mia città ed il mio paese meritano l’avvertenza di Gesù contro Cafarnao, Corazin e Betsaida?
Come mi identifico con Gesù?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 78
Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.
 
O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici. 
 
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia? 
 
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri! 
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.