sabato 14 agosto 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

Dettagli evento

  • sabato | 14 agosto 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio sabato 14 agosto 2021

 
Sabato della Diciannovesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Massimiliano Maria Kolbe
 

Giosuè 24, 1 - 13
Matteo 19, 13 - 15 
 
1) Preghiera 
O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, ardente di amore per la Vergine Immacolata, interamente dedito alla missione apostolica e al servizio eroico del prossimo, per sua intercessione concedi a noi, a gloria del tuo nome, di impegnarci senza riserva al bene dell’umanità per imitare, in vita e in morte, il Cristo tuo Figlio.
 
Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell'elenco dei santi con il titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce pasquale l’orrido mondo dei lager. Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali. 
Innamorato della Vergine, fondò "La milizia di Maria Immacolata" e svolse, con la parola e con la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941. 
Giovanni Paolo II lo ha chiamato "patrono del nostro difficile secolo". La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Giosuè 24, 1 - 13
In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo:
«Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi. Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. A Isacco diedi Giacobbe ed Esaù; assegnai a Esaù il possesso della zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto. In seguito mandai Mosè e Aronne e colpii l’Egitto con le mie azioni in mezzo a esso, e poi vi feci uscire. Feci uscire dall’Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mar Rosso, ma essi gridarono al Signore, che pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; sospinsi sopra di loro il mare, che li sommerse: i vostri occhi hanno visto quanto feci in Egitto. Poi dimoraste lungo tempo nel deserto. Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, che abitavano ad occidente del Giordano. Vi attaccarono, ma io li consegnai in mano vostra; voi prendeste possesso della loro terra e io li distrussi dinanzi a voi. In seguito Balak, figlio di Sippor, re di Moab, si levò e attaccò Israele. Mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse. Ma io non volli ascoltare Balaam ed egli dovette benedirvi. Così vi liberai dalle sue mani. Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Vi attaccarono i signori di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Ittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei, ma io li consegnai in mano vostra. Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco. 
Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato”».
 
3) Riflessione su Giosuè 24, 1 - 13
 Giosuè, successore di Mosè, alla fine della vita convoca a Sichem le dodici tribù divenute il popolo di Dio, per fare la solenne professione di fede nel Dio del Sinai. 
Ricorda tutto ciò che Dio aveva compiuto in loro favore.
Questo è fondamentale anche per noi, che diamo tutto per scontato: prendiamo carta e penna e scriviamo tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore e quanto è buono il Signore con noi!
Infine propone la scelta, quale signore vogliamo seguire?
Tutto il libro di Giosuè è una continua battaglia per esprimere la certezza che il Signore combatte con il suo popolo. È opportuno avere la sensibilità di colloquiare con lo Spirito in noi e avvertire che ancora oggi è così, il Signore combatte con noi!
Non si tratta di crociate, è una lotta per perseverare, per non ritornare indietro, per vivere di speranza e non di paura: è una lotta quotidiana!
 
 Giosuè proclama la sua scelta di fronte alla comunità.
Sichem è un fatto popolare per una decisione di fede, si prende coscienza che la fede non è solo un fatto privato. Per essere lievito e sale della terra occorre essere all'interno di una comunità cristiana. Può essere l'ambiente dove viviamo, testimoniare usando armi diverse, dove si usa il potere, la violenza, l'odio, la menzogna, il disprezzo, noi usiamo insieme a Cristo e alla comunità la somiglianza a Cristo nell'amore premuroso.
Sichem era il centro della confederazione delle tribù giunte nella terra promessa.
 
 Per 14 volte risuona nel dialogo tra Giosuè e Israele, il verbo "servire", che significa aderire liberamente e gioiosamente al Dio vero, significa credere in lui, aver fiducia in lui.
La caratteristica della scelta e del "servire" in questo senso che abbiamo detto, è la libertà.
La libertà è rischio. Può sfociare anche nel tradimento.
Responsabilità e libertà si corrispondono reciprocamente.
La responsabilità presuppone la libertà e questa non può esistere se non con la responsabilità.
Quindi è nostra responsabilità, dopo aver registrato i doni di Dio, liberamente registrare come rispondiamo a questi doni.
______________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 19, 13 - 15 
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». 
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 19, 13 - 15 
 Gesù e i bambini: il fascino dell'innocenza.
È prerogativa dei bambini diventare talvolta insopportabili. La loro erompente vivacità spesso stride con le nostre stanchezze e con il bisogno di quiete. Facciamo fatica a comprendere che è nella loro indole e nel loro stato di crescita l'impossibilità di assecondarci sempre e in tutto. Tutto ciò ci sollecita quasi a scusare il comportamento burbero degli Apostoli. Essi presi da zelo per la tranquillità del loro Maestro, probabilmente stanco del lungo peregrinare, sgridano e vorrebbero allontanare quei bimbi portati a Gesù perché li benedicesse. È virtù di pochi sapersi specchiare nell'innocenza dei bambini e saper godere del loro candore. Il Signore, che li aveva altre volte additati ad esempio, li accoglie con amorevolezza, impone loro le mani in segno di benedizione e poi si conceda da loro. Ricorda poi agi Apostoli e a tutti noi che di essi è il regno di dei cieli. L'apparente fragilità induce spesso all'umiltà e lo stato di indigenza dovuto all'età, rende semplice e pura la loro preghiera. Una delle beatitudini è riferita proprio ai puri di cuore perché è dato loro di vedere il volto di Dio. Gli stessi angeli custodi dei più piccoli stanno sempre davanti a Dio, quasi avessero il bisogno e la gioia di raccontare la bellezza della loro anima pulita e sgombra da ogni male. Il loro cuore e la loro persona è quindi da trattare come un sacrario, con il migliore rispetto e il più puro amore. Gridano vendetta al cospetto di Dio le violenze di ogni genere che vengono perpetrate nei loro confronti. È di inaudita gravità il peccato che infanga la loro anima e il loro corpo. Gesù stesso aveva detto a loro protezione: «Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali!».
 
 Il vangelo è molto breve. Appena tre versetti. Descrive come Gesù accoglie i bambini.
 
 Matteo 19,13: L’atteggiamento dei discepoli dinanzi ai bambini. Portarono da Gesù alcuni bambini, affinché lui imponesse loro le mani e pregasse per loro. I discepoli ripresero le madri. Perché? Probabilmente d’accordo con le norme severe delle leggi dell’impurità, i bambini piccoli nelle condizioni in cui vivevano erano considerati impuri. Se loro toccavano Gesù, Gesù sarebbe divenuto impuro. Per questo, era importante evitare che giungessero vicino a lui e lo toccassero. Perché già era avvenuto una volta, quando un lebbroso toccò Gesù. Gesù rimase impuro e non poté più entrare nella città. Doveva rimanere in luoghi deserti (Mc 1,4-45).
 
 Matteo 19,14-15: L’atteggiamento di Gesù: accoglie e difende la vita dei bambini. Gesù riprende i discepoli e dice: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di essi è il Regno dei Cieli." A Gesù non importa trasgredire le norme che impediscono la fraternità e l’accoglienza da dare ai piccoli. La nuova esperienza di Dio Padre ha marcato la vita di Gesù e gli dà occhi nuovi per percepire e valutare la relazione tra le persone. Gesù si mette al lato dei piccoli, degli esclusi e assume la sua difesa. 
 
 Impressiona quando si mette insieme tutto ciò che la Bibbia dice su gli atteggiamenti di Gesù in difesa della vita dei bambini, dei piccoli:
a) Ringraziare per il Regno presente nei piccoli. La gioia di Gesù è grande, quando vede che i bambini, i piccoli, capiscono le cose del Regno che lui annunciava alla gente. “Padre, io ti ringrazio!” (Mt 11,25-26) Gesù riconosce che i piccoli capiscono più dei dottori le cose del Regno!
b) Difendere il diritto di gridare. Quando Gesù, entrando nel Tempio, rovescia i tavoli dei cambiavalute, furono i bambini a gridare: “Osanna al Figlio di Davide!” (Mt 21,15). Criticati dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, Gesù li difende e nella sua difesa invoca le Scritture (Mt 21,16).
c) Identificarsi con i piccoli. Gesù abbraccia i piccoli e si identifica con loro. Chi accoglie un piccolo, accoglie Gesù (Mc 9, 37). “E ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40).
d) Accogliere e non scandalizzarsi. Una delle parole più dure di Gesù è contro coloro che sono causa di scandalo per i piccoli, cioè, che sono il motivo per cui i piccoli non credono più in Dio. Per questo, meglio sarebbe per loro legarsi al collo una pietra da molino ed essere gettati nell’abisso del mare (Lc 17,1-2; Mt 18,5-7). Gesù condanna il sistema, sia politico che religioso, che è motivo per cui i piccoli, la gente umile, perde la sua fede in Dio.
e) Diventare come bambini. Gesù chiede ai suoi discepoli di diventare come bambini e di accettare il Regno come i bambini. Senza questo non è possibile entrare nel Regno (Lc 9,46-48). Indica che i bambini sono professori degli adulti. Ciò non era normale. Siamo abituati al contrario.
f) Accogliere e toccare (il vangelo di oggi). Madri con figli che giungono vicino a Gesù per chiedere la benedizione. Gli apostoli reagiscono e le allontanano. Gesù corregge gli adulti ed accoglie le madri con i bambini. Tocca i bambini e li abbraccia. “Lasciate che i piccoli vengano a me, non glielo impedite!” (Mc 10,13-16; Mt 19,13-15). Nelle norme dell’epoca, sia le mamme che i figli piccoli, vivevano, praticamente, in uno stato di impurità legale. Gesù non si lascia trascinare da questo.
g) Accogliere e curare. Sono molti i bambini ed i giovani che lui accoglie, cura e risuscita: la figlia di Giairo, di 12 anni (Mc 5,41-42), la figlia della donna Cananea (Mc 7,29-30), il figlio della vedova di Naim (Lc 7,14-15), il bambino epilettico (Mc 9,25-26), il figlio del Centurione (Lc 7,9-10), il figlio del funzionario pubblico (Gv. 4,50), il fanciullo con i cinque pani ed i due pesci (Gv. 6,9).
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale
• Bambini: cosa hai imparato dai bambini lungo gli anni della tua vita? E cosa imparano i bambini da te su Dio, su Gesù e sulla vita?
• Qual è l’immagine di Dio che irradio ai bambini? Dio severo, buono, distante o assente?
 

7) Preghiera finale: Salmo 50
Crea in me, o Dio, un cuore puro.
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. 
 
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. 
 
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.