Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 2 giugno 2021

Dettagli evento

  • mercoledì | 2 giugno 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio mercoledì 2 giugno 2021

 
Mercoledì della Nona Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)

 
Libro di Tobia 3, 1 - 11. 16 - 17
Marco 12, 18 - 27
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Libro di Tobia 3, 1 - 11. 16 - 17
In quei giorni, con l’animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi iniziai questa preghiera di lamento: «Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. Ora, Signore, ricòrdati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. Violando i tuoi comandamenti, abbiamo peccato davanti a te. Ci hai consegnato al saccheggio; ci hai abbandonato alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. Ora, quando mi tratti secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi comandamenti, camminando davanti a te nella verità. Agisci pure ora come meglio ti piace; da’ ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. Gli insulti bugiardi che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia liberato da questa prova; fa’ che io parta verso la dimora eterna. Signore, non distogliere da me il tuo volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia, e così non sentirmi più insultare!».
Nello stesso giorno a Sara, figlia di Raguèle, abitante di Ecbàtana, nella Media, capitò di sentirsi insultare da parte di una serva di suo padre, poiché lei era stata data in moglie a sette uomini, ma Asmodèo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto portare il nome. Perché vorresti colpire noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non dobbiamo mai vedere né figlio né figlia». In quel giorno dunque ella soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l’intenzione di impiccarsi. Ma, tornando a riflettere, pensava: «Che non insultino mio padre e non gli dicano: “La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure”. Così farei precipitare con angoscia la vecchiaia di mio padre negli inferi. Meglio per me che non mi impicchi, ma supplichi il Signore di farmi morire per non sentire più insulti nella mia vita». In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli». In quel medesimo momento la preghiera di ambedue fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire tutti e due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio, e a dare Sara, figlia di Raguèle, in sposa a Tobìa, figlio di Tobi, e così scacciare da lei il cattivo demonio Asmodèo.
 
3) Commento su Libro di Tobia  3, 1 - 11. 16 - 17  
? Signore ricordati di me!  (Tb 3,3) - Come vivere questa Parola?
Nel momento più cupo del dolore, sale al labbro di Tobi e di Sara questo grido carico di fiducia. Oppressi dalle disgrazie che li hanno colpiti e dall'incomprensione umana, i due, pur senza conoscersi, ricorrono con invocazioni equivalenti all'Unico che può veramente soccorrerli e sollevarli. Sulle loro labbra né lamento, né tanto meno bestemmia per la sventura immeritata che li ha colpiti: "Ricordati di me!" è la sola espressione che affiora. Un'espressione carica di fiducioso abbandono. 
Al ricordo di Dio, infatti, non è sotteso il semplice richiamo alla mente di una persona o di una situazione, ma l'impegno da lui assunto con l'Alleanza. Si tratta di un ricordo attivo, operativo: Dio si ricorda intervenendo a favore dei suoi eletti, prescindendo anche dal fatto che essi possano essersi resi indegni del suo favore, come lascia trapelare l'umile preghiera di Tobi: " Non trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri".
 
 L'amore di Dio, la sua fedeltà non sono condizionati dalla nostra corrispondenza: una certezza da incrementare quotidianamente. Il tarlo più corrosivo della fede si insinua proprio qui, quasi che l'amore di Dio sia un premio alla nostra bontà, mentre è vero esattamente il contrario: Dio non ci ama perché noi siamo amabili, ma è il suo stesso amore a renderci tali! È questa certezza a dare ali alla nostra fede, a spingerci a gettarci tra le braccia dell'Amante più fedele, l'Unico che preceda sempre e in modo sovrabbondante.
Crediamo, Signore, nel tuo amore e ad esso ci abbandoniamo con immensa fiducia.
Ecco la voce della fondatrice dei focolarini Chiara Lubich: Dobbiamo aprire gli occhi e scoprire quale fortuna possediamo spesso senza saperlo. Non siamo soli su questa terra. C'è l'amore; abbiamo un Dio Amore che non ci abbandona al nostro destino, ma ci vuole accompagnare, custodire, aiutare, che non lascia alla sola iniziativa degli uomini il rinnovamento della società, il raggiungimento della pace, ma è il primo che se ne prende cura.
 
 Tobi resta talmente mortificato dalla risposta alquanto indispettita della moglie Anna, che, in un momento di sconforto, si rivolge al Signore chiedendo che lo faccia morire. La sua pena è al colmo: alla cecità già così pesante si aggiungono i rimproveri e le incomprensioni..."Per me infatti è meglio morire che vedermi avanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare". Nello stesso tempo un'altra preghiera si rivolge a Dio, con accenti altrettanto sconfortanti per le sue vicende coniugali, tragiche, e per gli insulti ricevuti perfino da una schiava... È la preghiera di Sara. È tentata di por fine alla propria vita in modo tragico... ma per risparmiare questa vergogna al padre, chiede che essa abbia fine in modo naturale," in modo da non sentire gli insulti nella mia vita". La preghiera di entrambi viene esaudita dal Signore che manderà il giovane Azaria (Raffaele) che accompagnerà Tobia nel suo viaggio per riprendere danaro depositato dal padre presso Gabael, a Rage di Media, gli suggerirà di riporre il fiele del pesce che diventerà medicina per gli occhi del padre e mezzo per mettere in fuga lo spirito demoniaco che è causa della infelicità a Sara, figlia di Raguele. La relazione di parentela tra le due famiglie dà a Tobia il diritto di diventare marito di Sara. La fiducia nel Signore non lascia mai nella delusione!
_____________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 12, 18 - 27  
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 12, 18 - 27
 Oltre le dimensioni del tempo.
Quando noi esseri umani cerchiamo, sia pure con le migliori intenzioni, di immergerci nel soprannaturale o nel mondo di Dio, se non ci lasciamo guidare dalle verità divine, rischiamo sempre di dare spazio più alla nostra fantasia che a quanto ci è stato rivelato. È un mondo che ci appartiene perché è la nostra meta finale ed eterna a cui aneliamo con tutte le nostre forze. È il paradiso, luogo di beatitudine e di pace, ma ben diverso dalle dimensioni che sperimentiamo durante la nostra esistenza terrena. Diverse anche sotto alcuni aspetti che a noi sembrano così ovvi come il ricongiungimento di quegli affetti cosi sacri ed importanti come il matrimonio. È su questa scia che, ancora una volta i nemici di Cristo, questa volta i sadducei che non credono nella risurrezione, intervengono a porre un quesito, che secondo loro, avrebbe dovuto metterlo in serio imbarazzo. Si tratta di una donna che durante la sua vita aveva avuto ben sette mariti e il problema e la domanda faziosa viene così posta: "Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie". La risposta inequivocabile di Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli". Si apre così alla nostra conoscenza una dimensione diversa di vita dove i legami umani, per quanto importanti e sacri, vengono sostituiti e compensati da una vita nuova dello spirito. Il mistero dell'aldilà non ci viene ancora completamente svelato, ma una garanzia già ci viene data ed è la continuazione della vita oltre la vita della nostra anima; questa fede verrà ulteriormente confermata nel mistero pasquale della risurrezione di Cristo quando egli affermerà al mondo di aver vinto la morte e di averci meritato una vita nuova, la cui pienezza si realizza in Dio nell'eternità. Siamo così proiettai oltre il tempo e oltre le dimensioni della vita nel tempo; possiamo dire che il cielo già si apre su di noi e la dimora che ci attende e più vicina di quanto osassimo sperare. Senza pretendere di comprendere quanto non è accessibile alla mente umana, possiamo e dobbiamo però, elevare costantemente il nostro spirito alle dimensioni ultraterrene. Dobbiamo abituarci a volare oltre i confini del tempo e oltre le umane esperienze della vita di ogni giorno. Dobbiamo allenarci a salire!
 
 Nel vangelo di oggi continua il confronto tra Gesù e le autorità. Dopo i sacerdoti, gli anziani e gli scribi (Mc 12,1-12) e i farisei e gli erodiani (Mc 12,13-17), ora appaiono i sadducei che fanno una domanda sulla risurrezione. Tema polemico, che causava litigi tra sadducei e farisei (Mc 12,18-27; cf. At 23,6-1).
 
 Nelle comunità cristiane degli anni settanta, epoca in cui Marco scrive il suo vangelo, c’erano alcuni cristiani che, per non essere perseguitati, cercavano di conciliare il progetto di Gesù con il progetto dell’impero romano. Gli altri che resistevano all’impero erano perseguitati, accusati ed interrogati dalle autorità o dai vicini che si sentivano infastiditi dalla loro testimonianza. La descrizione dei conflitti di Gesù con le autorità era un aiuto molto grande per i cristiani, per non lasciarsi manipolare dall’ideologia dell’impero. Nel leggere questi episodi di conflitto di Gesù con le autorità, i cristiani perseguitati si animavano e prendevano coraggio per continuare il cammino.
 
 Marco 12,18-23. I sadducei. I sadducei erano un’élite aristocratica di latifondisti e commercianti. Erano conservatori. Non accettavano la fede nella risurrezione. In quel tempo, questa fede cominciava ad essere considerata dai farisei e dalla pietà popolare. Spingeva alla resistenza della gente contro il dominio sia dei romani che dei sacerdoti, degli anziani e dei sadducei stessi. Per i sadducei, il regno messianico era già presente nella situazione di benessere che stavano vivendo. Loro seguivano la cosiddetta “Teologia della Retribuzione” che distorceva la realtà. Secondo questa teologia, Dio retribuisce con ricchezza e benessere coloro che osservano la legge di Dio, e castiga con sofferenza e povertà coloro che praticano il male. Questo fa capire perché i sadducei non volevano cambiamenti. Volevano che la religione permanesse tale e quale era, immutabile come Dio stesso. Per questo non accettavano la fede nella risurrezione e nell’aiuto degli angeli, che sostenevano la lotta di coloro che cercavano mutamenti e liberazione.
 
 Marco 12,19-23. La domanda dei sadducei. Giungono da Gesù per criticare e ridicolizzare la fede nella risurrezione, raccontano il caso fittizio della donna che si sposò sette volte ed alla fine morì senza avere figli. La cosiddetta legge del levirato obbligava la vedova senza figli a sposarsi con il fratello del defunto marito. Il figlio che sarebbe nato da questo nuovo matrimonio era considerato figlio del defunto marito. E così costui avrebbe avuto una discendenza. Ma nel caso proposto dai sadducei, la donna, malgrado il fatto di aver avuto sette mariti, rimase senza marito. Loro chiedevano a Gesù: “Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie!" Era per dire che credere nella risurrezione portava la persona ad accettare l’assurdo.
 
 Marco 12,24-27: La risposta di Gesù. Gesù risponde duramente: “Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?” Gesù spiega che la condizione delle persone dopo la morte sarà totalmente diversa dalla condizione attuale. Dopo la morte non ci sarà matrimonio, ma tutti saranno come angeli in cielo. I sadducei immaginavano la vita in cielo come la vita qui sulla terra. E Gesù alla fine conclude: “Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore”. I discepoli e le discepole sono avvertiti: chi sta dal lato di questi sadducei starà dal lato opposto di Dio!
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale
• Qual è oggi il senso della frase: “Dio non è un Dio dei morti, ma dei viventi!”?
• Credo anch’io la stessa cosa nella risurrezione? Cosa significa per me “credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna”?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 24
A te, Signore, elevo l'anima mia.
 
Mio Dio, in te confido:
che io non resti deluso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
Chiunque in te spera non resti deluso. 
 
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza. 
 
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
 
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.