Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 4 maggio 2021

Dettagli evento

  • martedì | 4 maggio 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio martedì 4 maggio 2021

 
Martedì della Quinta Settimana di Pasqua (Anno B)
 
Atti degli Apostoli 14, 19 - 28
Giovanni 14, 27 - 31
 
 
1) Preghiera 
O Padre, che nella risurrezione del tuo Figlio ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, rafforza in noi la fede e la speranza, perché non dubitiamo mai di raggiungere quei beni che tu ci hai rivelato e promesso.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Atti degli Apostoli 14, 19 - 28
In quei giorni, giunsero [a Listra] da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla. Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò ed entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe. Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. 
Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.
 
3) Commento su Atti degli Apostoli 14, 19 - 28
 Barnaba e Paolo (... ) ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché - dicevano - dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». (Atti 14,21b-22) - Come vivere questa Parola?
Barnaba e Paolo, come fiaccole ardenti, percorrono evangelizzando diverse città non certo dietro l'angolo di casa loro... 
La loro opera si caratterizza in ordine a scelte e modalità che dicono l'impegno del discernimento in cui si rivela una saggezza umana e un coraggio soprannaturale.
Infatti non si accontentano, da buoni seminatori, di spargere il seme della Parola. Anche se i loro percorsi non erano, a quell'epoca, facili e gradevoli come belle passeggiate, Paolo e Barnaba ritornano sui loro passi. Tornano non solo a vedere se il seme della Parola accestisce e cresce, ma lo irrorano con nuovo ardore sia di predicazione che di attente strategie di comunione e tengono duro, senza scoraggiamenti e lagnanze.
Ecco: evangelizzare, oggi soprattutto, richiede che riviva in noi il loro coraggio e il loro ardimento nel perseverare.
Semmai, come purtroppo avviene, quando fa capolino l'erba amara della stanchezza e della delusione, lo strumento per estirparla è questo: credere con cuore sereno che la vita passa presto e con lei anche le tribolazioni passano, ma soprattutto quelle affrontate per Dio e per il suo Regno ci spalancheranno un futuro di gloria e di gioia senz'ombra.
Signore, rendici lieti in un esercizio di perseveranza sorretti dalla virtù teologale della speranza.
Ecco la voce di una poetessa statunitense Emily Elizabeth Dickinson: La speranza è qualcosa con le ali, che dimora nell'anima e canta la melodia senza parole, e non si ferma mai.
 
 
 
 Paolo e Barnaba rianimavano i discepoli esortandoli a restare saldi nella fede, (Atti 14,22) - Come vivere questa Parola?
Quello che gli Atti degli Apostoli narrano, ci rende consapevoli che questa nostra fede cristiana è una fiaccola continuamente ravvivata dai credenti. sì, è un fuoco vivo, non un insieme di verità da passare continuamente al vaglio della ragione, ma piuttosto una verità - luce - che si fa vita.
Anche il fuoco, se non lo alimenti, si spegne; sia quello che accendi per ripulire le siepi dagli sterpi, sia quello che hai acceso per cucinare o per altre necessità.
Così è della fede! Troppa gente oggi, dopo aver ricevuto la cresima, si congeda da ogni impegno di continuità nella pratica dei sacramenti. In tal modo a poco a poco diventa indifferente e miscredente.
Restare saldi nella fede è possibile, anzi è vitale.
Signore, aiutaci a ‘restare saldi nella fede’ accostandoci spesso ai sacramenti della riconciliazione e dell'eucaristia. 
È così che la nostra vita fiorirà di pensieri sentimenti e decisioni davvero degni dell'uomo e del cristiano. È così che non ci verrà a mancare la gioia del cuore.
Ecco la voce di un Santo Dottore della Chiesa S. Francesco di Sales: La fede è la grande amica del nostro spirito e, a buon diritto, può parlare alle scienze umane.
______________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 14, 27 - 31
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Giovanni 14, 27 - 31
 Vi lascio la pace.
La pace è il dono di Cristo redentore del mondo. Dopo la sua gloriosa risurrezione, egli ripetutamente, apparendo ai suoi, li saluta dicendo: «Pace a voi». Poi mostra loro le mani forate dai chiodi e il costato aperto dalla lancia. Vuole così ricordare loro e annunciare a tutti noi che quel dono è scaturito dalla sua passione, dalla sua morte e dalla sua gloriosa risurrezione. Vuole così tracciare il percorso sicuro e indicare il prezzo della pace vera, affermando che è dono di Dio, che non la si raggiunge se non attraverso la sofferenza e l'umiliazione, che sempre costa sangue, che sgorga dalla croce e infine che è dono di una illuminazione dello Spirito Santo. Non può quindi realizzarsi soltanto con le astuzie e gli artifici umani, non può essere frutto di momentanei accomodamenti o di instabili equilibri. È frutto di un amore, che giunge fino alla passione, fino alla croce di Cristo, che comporta sempre anche sofferenze e passioni per gli uomini. Comprendiamo così come e quanto sia difficile per gli uomini diventare costruttori e testimoni di pace se non affidano a Cristo il compito di realizzarla definitivamente. Ecco perché Gesù oggi ci ripete: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». La pace di Cristo è riconciliazione piena con Dio, è la ritrovata fraternità tra gli uomini, è il suo amore riversato nei nostri cuori, è la visione sapiente del valore dei beni terreni e la predilezione per quelli del cielo. Egli ci fa intravedere l'intima ed indissolubile connessione tra la sua passione, la sua morte, la sua risurrezione, la sua ascensione al cielo e la discesa dello Spirito Santo e il dono della pace. Gesù vuole dirci che tutta la sua opera è orientata alla definitiva costruzione della pace tra gli uomini, è un dono messianico. Purtroppo costatiamo, non senza rammarico, che ancora non siamo capaci di stabilirci nella pace, nell'ordine e nella concordia perché manca la nostra libera adesione al progetto che Dio ha già realizzato per noi. Il mondo si sta condannando ad una riprovevole solitudine da Dio e ne sta sperimentando tutte le più funeste conseguenze. È ancora attuale il lamento di un salmista che dice: «Parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore». Dobbiamo rimuovere la malizia e lasciarci irrorare dalla grazia.
 
 Giovanni 14,27: Il dono della Pace. Gesù comunica la sua pace ai discepoli. La stessa pace sarà data dopo la risurrezione (Gv 20,19). Questa pace è un’espressione della manifestazione del Padre, come aveva detto Gesù prima (Gv 14,21). La pace di Gesù è la fonte di gioia che lui ci comunica (Gv 15,11; 16,20.22.24; 17,13). È una pace diversa dalla pace che il mondo ci dà, diversa dalla Pax Romana. Alla fine del primo secolo la Pax Romana era mantenuta con la forza e con la repressione violenta contro i movimenti ribelli. La Pax Romana garantiva la disuguaglianza istituzionalizzata tra cittadini romani e schiavi. Questa non è la pace del Regno di Dio. La Pace che Gesù comunica è ciò che nell’AT si chiama Shalom. È l’organizzazione completa di tutta la vita attorno ai valori della giustizia, della fraternità e dell’uguaglianza.
 
 Giovanni 14,28-29: Il motivo per cui Gesù ritorna al Padre. Gesù ritorna al Padre per poter ritornare subito. Dirà alla Maddalena: “Non mi trattenere perché non sono ancora salito al Padre “(Gv 20,17). Salendo verso il Padre, lui tornerà mediante lo Spirito che ci manderà (cf Gv 20,22). Senza il ritorno verso il Padre non potrà stare con noi mediante lo Spirito.
 
 Giovanni 14,30-31a: Che il mondo sappia che io amo il Padre. Gesù aveva terminato l’ultima conversazione con i discepoli. Il principe di questo mondo vorrà imporsi sul destino di Gesù. Gesù morirà. In realtà, il Principe, il tentatore, il diavolo, non può nulla contro Gesù. Il mondo saprà che Gesù ama il Padre. Questa è la grande testimonianza di Gesù che può spingere il mondo a credere in lui. Nell’annuncio della Buona Novella non si tratta di divulgare una dottrina, né di imporre un diritto canonico, né di unire tutti in una organizzazione. Si tratta, anzi tutto, di vivere e di irradiare ciò che l’essere umano desidera e che ha di più profondo nel suo cuore: l’amore
 
 Giovanni 14,31b: Alzatevi, andiamo via di qui. Sono le parole di Gesù, espressione della sua decisione di obbedire al Padre e di rivelare il suo amore. In una delle preghiere eucaristiche, nell’ora della consacrazione si dice: “Alla vigilia della sua passione, volontariamente accettata”. In un altro luogo Gesù dice: “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro liberamente, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio” (Gv 10,17-18).
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale 
• Gesù dice: “Vi do la mia pace”. Come contribuisco alla costruzione della pace nella mia famiglia e nella mia comunità?
• Guardando nello specchio dell’obbedienza di Gesù verso il Padre, in quale punto potrei migliorare la mia obbedienza al Padre?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 144
I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno.
 
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza.
 
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
 
Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome, in eterno e per sempre.