Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - lunedì 3 maggio 2021

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  • lunedì | 3 maggio 2021

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Lectio lunedì 3 maggio 2021

 
Lunedì della Quinta Settimana di Pasqua (Anno B)
Santi Giacomo e Filippo Lectio:
 
 
1 Lettera ai Corinzi 15,1-8
Giovanni 14, 6 - 14
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, nostro Padre, che rallegri la Chiesa con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi al tuo popolo di comunicare al mistero della morte e risurrezione del tuo unico Figlio, per contemplare in eterno la gloria del tuo volto.
 
Al di là dei dati storici, l'apostolo Filippo si è reso famoso per una audace richiesta rivolta a Gesù, mentre parlava della sua identità con il Padre: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Una richiesta audace, ma anche emblematica perché l'apostolo esprimeva in quella sua domanda l'ansia di Dio, racchiusa da sempre nel cuore dell'uomo. Il figlio senza padre, si sente orfano e stenta a comprendere la sua vera identità; l'uomo senza Dio si sente smarrito, disorientato e solo. Dobbiamo perciò gratitudine a questo apostolo perché ha offerto a Gesù l'occasione sia di ribadire la sua divinità, sia di indicarci la sua persona come icona perfetta del Padre: "Chi ha visto me ha visto il Padre". Non ci sfugga poi che dentro la sua curiosità si nasconde un bisogno autentico di spirituale ascensione verso le verità ultime: un bell'esempio per tutti noi, forse più superficiali nelle nostre ricerche e meno autentici nei nostri desideri. In quest'ansia di bene e nel comune desiderio di comprendere e testimoniare le "cose" di Dio, vediamo accomunato l'altro apostolo, Giacomo detto il minore, per distinguerlo dall'altro apostolo dallo stesso nome. Anch'egli è stato un seguace di Cristo, anch'egli nel volto del salvatore ha saputo rimirare il volto stesso di Dio, anch'egli è stato un eroico testimone del vangelo. Ha scritto una lettera, che ce lo fa riconoscere come profondo conoscitore della scrittura e dei detti del Signore. Egli mostra una predilezione per i poveri e per gli umili, che ritiene favoriti da Dio. Pare egli voglia commentare le beatitudini pronunciate dal Signore. Altro tema caro a Giacomo è la concretezza della fede, che non può esaurirsi in un credo sterile, ma esige espressioni da attuare nella vita d'ogni giorno. Davvero i santi si assomigliano e si integrano vicendevolmente: Filippo ci sollecita a rimirare nel volto di Cristo l'immagine stessa del Padre; Giacomo ci fa intendere che anche una vita semplice ed umile, se alimentata dalla fede operosa, è accetta a Dio. Abbiamo molti motivi per invocarli entrambi.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 15, 1 - 8
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me.
 
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi 15, 1 - 8
 Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo si preoccupa di rendere testimonianza, il più possibile, sulla resurrezione. Nel mondo giudaico dell'epoca, i Sadducei, legati particolarmente alla classe alta sacerdotale, escludevano la risurrezione così come nella tradizione greca i filosofi raffiguravano l'anima umana come una scintilla racchiusa nella prigione del corpo. Paolo, che aveva già trovato derisione ad Atene quando aveva sostenuto la vita nuova di Gesù, si preoccupa di ribadire la verità e la testimonianza della risurrezione, riportando un frammento di catechesi di altissimo valore che circolava nella Comunità cristiana: "Vi ho trasmesso dunque quello che ho ricevuto". L'elenco delle apparizioni segue una linea che a volte non coincide con i Vangeli. Tace alcune apparizioni (quelle delle donne) e ne aggiunge altre. Paolo rivendica in modo chiaro documentazione e testimonianza da parte di molti e vi aggiunge la sua, ricordando la propria conversione. Egli, infatti, si sente colpevole di aver incrociato l'apparizione di Gesù risorto, che lo ha reso apostolo e lo ha arricchito di grazia. Ma la sua risurrezione è come l'inizio e l'avvio di una speranza e di un annuncio che dissolve la disperazione e apre finalmente il cammino verso il Padre attraverso Gesù.
 
 "A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati …. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta…Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me ….io non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. (1 Cor 15,3.9) - Come vivere questa Parola?
Questa pericope è molto importante. Sintetizza, infatti, il contenuto della nostra Fede. C'è il Mistero Pasquale: nucleo di quella storia di Salvezza per la quale il nostro cuore può quietarsi in una certezza che dà pace vera.
È a causa di tanta ignoranza che noi cristiani siamo accusati di creduloneria. La realtà è che il nostro cuore, supportato da motivi storici e di Fede, può andare oltre il raziocinio, mai contro la sana ragione. 
La scommessa è Gesù morente in croce per un amore superiore a quello che - anche profondo e generoso - ha segnato certe storie del ‘donarsi' umano. La scommessa della Fede, però, è soprattutto quella del "terzo giorno". S. Paolo lo ha detto: "Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra Fede". (1Cor 15,14)
È proprio qui che si squarciano le tenebre. Se crediamo al testo sacro che ha raccolto le parole dei testimoni, siamo ben vivi, in un cammino di luce.
O Padre, la nostra sete di verità si acquieta. Alle soglie del Mistero, la Parola ci consegna la certezza che conta: Gesù è risorto vincendo la morte. E a questa verità noi ci consegniamo, per renderci oggi testimoni.
Ecco la voce di un Pontefice santo S. Giovanni XXIII: "Far bene quel che faccio, dinanzi allo sguardo di Dio che mi ha amato e mi ama. Praticare questo fin dalle prime azioni del mattino".
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 14, 6 - 14
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 14, 6 - 14
 Così predichiamo, e così avete creduto.
Cristo morto per i peccatori, risorto ed apparso ai discepoli. Egli, vincitore della morte è il cuore della predicazione apostolica e quindi della fede cristiana. Giacomo fu uno dei testimoni della risurrezione. Filippo desidera vedere il volto del Padre; nelle sue parole e nelle sue opere si rivela e s'incontra il Padre. Un'intima, indissolubile, eterna comunione lega il Padre e il Figlio che rende infallibile la nostra preghiera. Noi siamo in comunione con la testimonianza apostolica. In Cristo noi siamo riportati al Padre, e diventiamo partecipi della sua divina figliolanza. Gesù è trasparenza del Padre. Coloro che hanno visto Gesù risorto possono affermarlo con una penetrazione, che nasce in loro da un'esperienza unica. L'affermazione di Cristo: "chi vede me, vede anche il Padre", assume quindi nel tempo pasquale la forza della testimonianza dei discepoli stessi. Non è forse la potenza e l'amore del Padre che irradia dal volto del Cristo, non più momentaneamente trasfigurato, ma raggiante di risurrezione per sempre?
 
 Il vangelo di oggi, festa degli apostoli Filippo e Giacomo, narra la richiesta dell’apostolo Filippo a Gesù: “Mostraci il Padre, e questo ci basta”.
 
 Giovanni 14,6: Io sono la via, la verità e la vita. Tommaso aveva rivolto una domanda: "Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere il cammino?" (Gv 14,5). Gesù risponde: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Tre parole importanti. Senza la via, non si va. Senza la verità non si fa una buona scelta. Senza vita, c’è solo morte! Gesù spiega il senso. Lui è la via, perché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". E lui è la porta da dove entrano ed escono le pecore (Gv 10,9). Gesù è la verità, perché guardando lui, stiamo vedendo l’immagine del Padre. "Chi conosce me conosce il Padre!" Gesù è la vita, perché camminando come Gesù staremo uniti al Padre ed avremo vita in noi!
 
 Giovanni 14,7: Conoscere Gesù è conoscere il Padre. Tommaso aveva chiesto: "Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere la via?" Gesù risponde: "Io sono la via, la verità e la vita! Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Ed aggiunse: “Se conoscete me, conoscete anche il Padre. Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Questa è la prima frase del vangelo di oggi. Gesù parla sempre del Padre, perché era la vita del Padre che appariva in tutto ciò che diceva e faceva. Questo riferimento costante al Padre provoca la domanda di Filippo.
 
 Giovanni 14,8-11: Filippo chiede: "Mostraci il Padre e ci basta!" Era il desiderio dei discepoli, il desiderio di molte persone delle comunità del Discepolo Amato ed è il desiderio di molta gente oggi. Come fa la gente per vedere il Padre di cui tanto parla Gesù? La risposta di Gesù è molto bella ed è valida fino ad oggi: "Filippo, da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto! Chi ha visto me ha visto il Padre!" La gente non deve pensare che Dio è lontano da noi, distante e sconosciuto. Chi vuole sapere come e chi è Dio Padre, basta che guardi Gesù. Lui lo ha rivelato nelle parole e nei gesti della sua vita! "Il Padre è in me ed io sono nel Padre!" Attraverso la sua obbedienza, Gesù si è identificato totalmente con il Padre. Lui faceva ogni momento ciò che il Padre gli mostrava di fare (Gv 5,30; 8,28-29.38). Per questo, in Gesù tutto è rivelazione del Padre! Ed i segni o le opere sono le opere del Padre! Come dice la gente: "Il figlio è il volto del padre!" Per questo in Gesù e per Gesù, Dio sta in mezzo a noi.
 
 Giovanni 14,12-14: Promessa di Gesù. Gesù fa una promessa per dire che la sua intimità con il Padre non è un privilegio solo suo, ma è possibile per tutti coloro che credono in lui. Anche noi, mediante Gesù, possiamo giungere a fare cose belle per gli altri come faceva Gesù per la gente del suo tempo. Lui intercede per noi. Tutto ciò che la gente chiede a lui, lui lo chiede al Padre e lo ottiene, sempre che sia per servire. Gesù è il nostro difensore. Se ne va ma non ci lascia senza difesa. Promette che chiederà al Padre e il Padre manderà un altro difensore o consolatore, lo Spirito Santo. Gesù giunse a dire che era necessario che lui andasse via, perché altrimenti lo Spirito Santo non avrebbe potuto venire (Gv 16,7). E lo Spirito Santo compirà le cose di Gesù in noi, se agiamo nel nome di Gesù ed osserviamo il grande comandamento della pratica dell’amore. 
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6) Per un confronto personale
• Gesù è la via, la verità e la vita. Senza la via, senza la verità e senza la vita non si vive. Cerca di far entrare questo nella tua coscienza.
• Due domande importanti: Chi è Gesù per me? Chi sono io per Gesù?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 18
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
 
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia. 
 
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.