Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - sabato 24 aprile 2021

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  • sabato | 24 aprile 2021

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Lectio sabato 24 aprile 2021

 
Sabato della Prima Settimana di Quaresima (Anno A)

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Atti degli Apostoli 9, 31 - 42
Giovanni 6, 60 - 69  
 
 
1) Preghiera 
Dio di infinita sapienza, che hai suscitato nella tua Chiesa i Santi ed i Martiri, intrepidi assertori della divinità del tuo Figlio, fa’ che per la tua intercessione e il tuo insegnamento cresciamo sempre nella tua conoscenza e nel tuo amore.
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2) Lettura: Atti degli Apostoli 9, 31 - 42
In quei giorni, la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
E avvenne che Pietro, mentre andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che abitavano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enèa, che da otto anni giaceva su una barella perché era paralitico. Pietro gli disse: «Enèa, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto». E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa Gazzella – la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: «Non indugiare, vieni da noi!». Pietro allora si alzò e andò con loro. Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto alla salma, disse: «Tabità, àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva.
La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.
 
3) Riflessione su Atti degli Apostoli 9, 31 - 42
 Una Chiesa fatta da cristiani liberi dalla tentazione di mormorare contro Gesù «troppo esigente», ma soprattutto liberi «dalla tentazione dello scandalo», è una Chiesa che si consolida, cammina e cresce sulla strada indicata da Gesù. È per questa Chiesa che, sabato mattina, 20 aprile 2013, Papa Francesco ha chiesto di pregare durante la messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Erano presenti una ventina di volontari che lavorano nel dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano e numerose famiglie. Tra i concelebranti monsignor Antonius Lambertus Maria Hurkmans, vescovo di ’s-Hertogenbosch, e il suo ausiliare e vicario generale monsignor Robertus Gerardus Leonia Maria Mutsaerts.
 
 L’esortazione del Pontefice è stata la conclusione della riflessione sulle letture della liturgia del giorno proposta all’omelia. «Il brano del libro degli Atti degli apostoli [9, 31-42] — ha esordito — ci racconta una scena della Chiesa, che era in pace. Era in pace in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria. Un momento di pace. E dice anche questo: “Si consolidava, camminava e cresceva”». Si trattava di una Chiesa che aveva subito la persecuzione ma che in quel periodo si rafforzava, andava avanti e cresceva. Papa Francesco ha puntualizzato che è proprio questa la vita della Chiesa, che «deve andare così: consolidarsi, camminare e crescere». E perché ciò sia possibile, «dobbiamo fare patti, dobbiamo fare negoziati, dobbiamo fare tante cose, no?».
 
 Ma — si è chiesto il Pontefice — come si consolida, cammina e cresce? «Nel timore del Signore e con il conforto dello Spirito Santo» è stata la sua risposta. Questo è l’ambito in cui si muove la Chiesa, l’aria che respira «camminando nel timore del Signore e con il conforto dello Spirito Santo». E questo è proprio ciò che «Dio all’inizio aveva chiesto al nostro padre Abramo: “Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile”. È uno stile della Chiesa. Camminare nel timore del Signore. È un po’ il senso dell’adorazione, la presenza di Dio, no? La Chiesa cammina così e quando siamo in presenza di Dio non facciamo cose brutte né prendiamo decisioni brutte. Siamo davanti a Dio. Anche con la gioia e la felicità. Questo è il conforto dello Spirito Santo, cioè il dono che il Signore ci ha dato. Questo conforto ci fa andare avanti».
 
 Il Papa ha poi fatto riferimento al vangelo di Giovanni (6, 60-69) nel quale si leggono espressioni particolari sorrette da due verbi: mormorare e scandalizzare. «Molti dei discepoli di Gesù — ha notato — cominciarono a mormorare e a scandalizzarsi. Mormorare e scandalizzare». Alcuni si sono allontanati dicendo: «“Quest’uomo è un po’ speciale; dice delle cose che sono dure e noi non possiamo... È un rischio troppo grande andare su questa strada. Abbiamo buon senso, eh? Andiamo un po’ indietro e non tanto vicino a lui”. Costoro, forse, avevano una certa ammirazione per Gesù, ma un po’ da lontano: non immischiarsi troppo con questo uomo, perché dice delle cose un po’ strane. Costoro non si consolidano nella Chiesa, non camminano alla presenza di Dio, non hanno il conforto dello Spirito Santo, non fanno crescere la Chiesa. Sono cristiani soltanto di buon senso: prendono le distanze. Cristiani, per così dire, satelliti, che hanno una piccola Chiesa, a propria misura. Per dirlo con le parole proprie di Gesù nell’Apocalisse, cristiani tiepidi».
 
 La tiepidezza che viene nella Chiesa è quella di chi cammina soltanto seguendo il proprio buon senso, che spesso coincide con il senso comune. Sono coloro che camminano con una prudenza che il Papa non ha esitato a definire «prudenza mondana», una tentazione per molti. «Penso — ha aggiunto il Pontefice — a tanti dei nostri fratelli e sorelle che in questo momento, proprio in questo momento, danno testimonianza del nome di Gesù, anche fino al martirio. Questi non sono cristiani satelliti: questi vanno con Gesù, sulla strada di Gesù. Questi sanno perfettamente quello che Pietro dice al Signore, quando il Signore gli fa la domanda: “Anche voi volete andare, essere cristiani satelliti?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Così da un gruppo grande, diventa un gruppo un po’ più piccolo, ma di quelli che sanno perfettamente che non possono andare da un’altra parte, perché soltanto Lui, il Signore, ha parole di vita eterna».
 
 Andare con Gesù, dunque, senza timore sulla strada da lui indicata. È l’invito di Papa Francesco che al termine dell’omelia ha chiesto di pregare durante la messa «per la Chiesa, perché continui a crescere, a consolidarsi, a camminare nel timore di Dio e con il conforto dello Spirito Santo. Che il Signore ci liberi dalla tentazione di quel “buon senso”; dalla tentazione di mormorare contro Gesù, perché è troppo esigente; e dalla tentazione dello scandalo».
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4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 6, 60 - 69  
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 6, 60 - 69
 Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
A conclusione del discorso sul pane della vita, contestato dai giudei, troviamo anche "molti fra i discepoli di Gesù" che mormorano, si scandalizzano e si allontanano. Considerare la contestazione solo per il rifiuto di mangiare la carne e bere il sangue, cosa abominevole per sé, sarebbe stata troppo riduttiva, perché il rifiuto riguardava tutto il discorso. Gesù si presenta come nutrimento indispensabile per ogni suo discepolo. Questi deve avere Gesù come principio ispiratore della sua esistenza: da lui ricevere senso, motivo, modo di pensare, capacità di amare e di vivere sempre più in comunione con lui. È qui il vero ostacolo per chi non è disposto a fare il salto della fede, e fede significa dare il cuore, lasciarsi plasmare. E ciò non è neppure un plagio. Il Signore ci lascia liberi, ma liberi per essere la vera immagine di quel Figlio dell'uomo, in cui il Padre ha voluto darci il prototipo. Fu una grande prova per Gesù: proporre il suo mistero, il progetto del Padre, e vederlo così rifiutato. Si volse infatti ai suoi e disse: "Forse anche voi volete andarvene?". E subito Simon Pietro gli rispose: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". L'apostolo, in quel momento sotto la forza dello Spirito, attestava che Gesù era venuto a dire tutte le cose che noi non sappiamo e che abbiamo assolutamente bisogno di sapere. Noi, quindi facciamo nostra la professione di fede dell'apostolo Pietro, pregando il Padre che ci mantenga sempre uniti al Figlio suo. Siamo posti non più davanti ai miracoli, alle tante meraviglie di Dio, ma posti davanti al mistero di Cristo, pane necessario e unico per la nostra vita. Ma se non si è profondamente persuasi che solo Cristo ha parole di vita eterna, è evidente che le ascolteremo da altre parti, ma non saranno mai parole di vita eterna.
 
 Il vangelo di oggi presenta la parte finale del Discorso del Pane di Vita. Si tratta della discussione dei discepoli tra di loro e con Gesù (Gv 6,60-66) e della conversazione di Gesù con Simon Pietro (Gv 6,67-69). L’obiettivo è quello di mostrare le esigenze della fede e la necessità di un impegno serio con Gesù e con la sua proposta. Fino a qui tutto succedeva nella sinagoga di Cafarnao. Non si indica il luogo di questa parte finale.
 
 Giovanni 6,60-63: Senza la luce dello Spirito queste parole non si capiscono. Molti discepoli pensavano che Gesù stesse andando troppo oltre! Stava terminando la celebrazione della Pasqua e si stava lui stesso ponendo nel posto più centrale della Pasqua. Per questo, molta gente si separò dalla comunità e non andava più con Gesù. Gesù reagisce dicendo: "È lo spirito che dà vita, la carne non giova a nulla". Non devono prendersi letteralmente queste cose che lui dice. Solo con la luce dello Spirito Santo è possibile cogliere il senso pieno di tutto ciò che Gesù disse (Gv 14,25-26; 16,12-13). Paolo nella lettera ai Corinzi dirà: “La lettera uccide, lo Spirito dà vita!” (2Cor 3,6).
 
 Giovanni 6,64-66: Alcuni di voi non credono. Nel suo discorso Gesù si era presentato come il cibo che sazia la fame e la sete di tutti coloro che cercano Dio. Nel primo Esodo, avvenne la prova di Meriba. Dinanzi alla fame ed alla sete nel deserto, molti dubitarono della presenza di Dio in mezzo a loro: “Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?” (Es 17,7) e mormoravano contro Mosè (cf Es 17,2-3; 16,7-8). Volevano rompere con lui e ritornare in Egitto. In questa stessa tentazione cadono i discepoli, dubitando della presenza di Gesù nello spezzare il pane. Dinanzi alle parole di Gesù su “mangiare la mia carne e bere il mio sangue”, molti mormoravano come la moltitudine nel deserto (Gv 6,60) e prendono la decisione di rompere con Gesù e con la comunità: “si tirarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66).
 
 Giovanni 6,67-71: Confessione di Pietro. Alla fine rimangono solo i dodici. Dinanzi alla crisi prodotta dalle sue parole e dai suoi gesti, Gesù si gira verso i suoi amici più intimi, qui rappresentati dai Dodici e dice: "Forse anche voi volete andarvene?" Per Gesù non è questione di avere tanta gente dietro a lui. Né cambia il discorso quando il messaggio non piace. Parla per rivelare il Padre e non per far piacere a chi che sia. Preferisce rimanere da solo, e non essere accompagnato da persone che non si impegnano con il progetto del Padre. La risposta di Pietro è bella: "Da chi andremo! Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio!” Pur senza capire tutto, Pietro accetta Gesù Messia e crede in lui. Nel nome del gruppo professa la sua fede nel pane spezzato e nella parola. Gesù è la parola ed il pane che saziano il nuovo popolo di Dio (Dt 8,3). Malgrado tutti i suoi limiti, Pietro non è come Nicodemo che voleva vedere tutto ben chiaro secondo le proprie idee. Ma tra i dodici c’era qualcuno che non accettava la proposta di Gesù. In questo circolo più intimo c’era un avversario (Gv 6,70-71) “colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno” (Sal 41,10; Gv 13,18).
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6) Per un confronto personale
• Mi pongo al posto di Pietro dinanzi a Gesù. Che risposta do a Gesù che mi chiede: “Forse anche tu vuoi andartene?”
• Mi metto al posto di Gesù. Oggi, molte persone non seguono più Gesù. Colpa di chi?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 115
Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai salvato.
 
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
 
Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
 
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.