Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - giovedì 15 aprile 2021

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  • giovedì | 15 aprile 2021

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Lectio giovedì 15 aprile 2021


 
Giovedì della Seconda Settimana di Pasqua (Anno B)
 
Atti degli Apostoli 5, 27 - 33
Giovanni 3, 31 – 36
 
 
1) Orazione iniziale
Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri.
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2) Lettura: Atti degli Apostoli 5, 27 - 33
In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
All’udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.
 
3) Commento su  Atti degli Apostoli  5, 27 - 33
 «Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. … E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo...". All'udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte». (At 5, 29-33) - Come vivere questa Parola?
«Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (v. 29). Questa parola, che troviamo nella prima lettura di oggi tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, è mai stata così attuale come oggi. Al sommo sacerdote, presidente del tribunale del Sinedrio, un Pietro tutto nuovo dopo la Risurrezione, proclama coraggiosamente, a nome anche degli altri gli Apostoli, il principio fondamentale della libertà della fede e della coerenza di vita dei cristiani. Bisogna obbedire a Dio, anche a costo di apparire impopolari di fronte alla mentalità corrente. Purtroppo oggi molti cristiani, o per rispetto umano, o per non correre il rischio di vedersi disprezzati e emarginati, preferiscono adattarsi al mondo circostante e, come si dice, al “così fan tutti', e assumere il colore dell'ambiente in cui vivono. Uno scrittore orientale cristiano antico già bollava tali cristiani del suo tempo con parole mordaci. 
Obbedire a Dio vuol dire anzitutto saper fare scelte coraggiose che costano, e non soltanto nelle grandi occasioni, ma anche nella ferialità di tutti i giorni, nei piccoli gesti del vivere quotidiano. Oggi il nostro mondo, più che di maestri, ha bisogno di veri testimoni, che sappiano annunciare il Vangelo nella testimonianza coerente di una vita conforme al Vangelo, andando anche contro corrente, quando è necessario.
Signore, rendici umili e coraggiosi testimoni del tuo Vangelo, anche quando ciò richiede di vincere la nostra timidezza e la nostra paura, che ci portano a nascondere la nostra chiara identità cristiana.
Ecco la voce di un grande scrittore orientale antico Clemente Alessandrino (Il Pedagogo III 11, 80, 1-4): «Gli iniziati a Cristo dovrebbero mostrarsi e comportarsi in tutta la loro vita come nelle chiese, ove prendono una figura più veneranda... Invece, io non so come, essi mutano figura e costumi come i polipi, i quali, come dicono, diventano simili agli scogli in cui abitano, mentre la loro pelle ne prende il colore. Pertanto, usciti di chiesa, depongono la loro religione e si fanno simili ai molti con i quali trattano; e ancor più, deposta la loro finta e ipocrita gravità, mostrano la loro personalità, prima nascosta. Dopo aver ascoltato con venerazione la parola di Dio, la lasciano dove l'hanno ascoltata e se ne vanno fuori con gli atei» 
 
 Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono. (At 5,30-32) - Come vivere questa Parola?
Pietro, il pauroso Pietro dell'ora della passione, lo ritroviamo, qualche tempo dopo in tutt'altre vesti: ha già fatto l'esperienza della prigione, ora si trova davanti a un tribunale che gli ingiunge di non parlare più di Gesù né, tanto meno, di attribuirne la condanna a morte a chi ora lo sta giudicando, ed egli risponde coraggiosamente di voler restare fedele al mandato ricevuto continuando a predicare. Di più: ribadisce che Gesù è stato ucciso proprio da loro e che ora regna glorioso presso il Padre. L'attribuzione di un omicidio e l'affermazione, blasfema per i suoi giudici, della divina regalità di Cristo.
Da dove Pietro sta attingendo tanto ardire, che cosa ha provocato un così radicale cambiamento?
Il Pietro che sta imperturbabile dinanzi ai suoi accusatori non è più lo stesso di prima: rigenerato proprio dall'amara esperienza di quella tragica notte che gli ha fatto toccare con mano la propria umana fragilità e sperimentare l'indicibile e immutabile amore di Cristo, non conta più su se stesso, ma sullo Spirito effuso dal Risorto. In Lui ha trovato la consistenza della roccia che prima ricercava spavaldamente in se stesso. Un'umile consapevolezza e la consegna incondizionata allo Spirito Santo lo ha reso idoneo a svolgere l'arduo compito affidatogli da Cristo, trasformandolo in autentico e coraggioso testimone.
Altri tribunali sono stati levati lungo la storia per mettere a tacere la scomoda e sconcertante voce di Cristo. Tribunali, magari informali come il sorrisetto ironico, dinanzi ai quali i cristiani anche di oggi vengono a trovarsi.
Altri "Pietro", umili e sconosciuti discepoli del Risorto sostenuti dallo Spirito, hanno trovato e trovano il coraggio di una testimonianza scomoda ma indispensabile perché il mondo possa riemergere dalle persistenti, ma comunque già sconfitte, tenebre del male.
Signore, Pietro oggi siamo noi, fragili come lui, ma come lui investiti della forza dello Spirito Santo. Rendicene sempre più consapevoli e convinti, perché non ci ritraiamo dinanzi alla missione di una testimonianza contestata ma necessaria, anzi inconsciamente attesa proprio da chi sembra rifiutarla.
Ecco la voce di un testimone, Luigi Giussani: Il cristiano ha innanzitutto come dovere fondamentale della vita quello di portare la testimonianza suprema a Cristo dentro la vita di tutti
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4) Lettura: dal Vangelo di   Giovanni 3, 31 - 36
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
 
5) Riflessione sul Vangelo di  Giovanni 3, 31 - 36  
  Chi crede nel Figlio avrà la vita eterna.
Oggi il Vangelo ci fa ascoltare una testimonianza di Gesù, il quale si lamenta che molti non l’accettano. “Egli attesta ciò che ha veduto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza”. Chi ne accetta la testimonianza si pone in rapporto diretto con il Padre, in quanto ne riconosce la verità nelle parole dell’Inviato e ne vive anche la comunione. “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”, ossia gli ha comunicato l’autorità e il potere. Ciò è vero, ma l’evangelista vuole sottolineare che il Figlio di cui si parla è Gesù storico, il Messia Salvatore che ha subito la morte di croce per la salvezza dell’umanità. E questo Gesù, vero Dio e vero uomo, che rivela la sua profonda esperienza di intima comunione con il Padre e con lo Spirito Santo, afferma il suo diritto a essere ascoltato e creduto. “Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non crede al Figlio non vedrà la vita”. Il Vangelo parla chiaro: per Dio i credenti e i non credenti in Gesù non sono affatto la stessa cosa. Dio pone una profonda differenza tra coloro che accettano e seguono il suo Figlio, che egli ci ha mandato, perché lo accettassimo e lo seguissimo. È in lui e per mezzo di lui che ci dona la sua stessa vita. “L’ira di Dio rimane su di lui”, ossia su coloro che pur avendo conosciuto questo Figlio, continuano a vivere e a comportarsi come se non lo avessero conosciuto mai. L’ira di Dio non è per se stessa una minaccia irrimediabile, è il rifiuto di Gesù come salvatore, rischio in parte che possiamo correre tutti. Che cosa faremo allora di fronte a questo richiamo così perentorio? Non dovremmo puntare certo il dito contro l’uno o contro l’altro dicendo: “L’ira di Dio si scatena sul mondo per colpa tua”. Dovremmo credere profondamente a quanto ci viene detto dal Signore. È lui che dà la vita e la morte. Tu che credi, cerca di rendere credibile la tua fede, perché altri si accostino alla vita.
 
 I versi del vangelo di oggi sono un commento dell’evangelista per aiutare le comunità a capire meglio tutta la portata delle cose che Gesù fece ed insegnò. Abbiamo qui un’altra indicazione di quei tre fili di cui abbiamo parlato prima.
 
 Giovanni 3,31-33: Un argomento che si ripete sempre. Lungo il vangelo di Giovanni, molte volte appare il conflitto tra Gesù ed i giudei che contestano le parole di Gesù. Gesù parla a partire da ciò che ode dal Padre. Lui è trasparenza totale. I suoi avversari, non aprendosi a Dio e perché si afferrano alle proprie idee qui sulla terra, non sono capaci di capire il significato profondo delle cose che Gesù vive, fa e dice. In definitiva, è questo il malinteso che spinge i giudei a prendere e condannare Gesù.
 
 Giovanni 3,34: Gesù ci dà lo Spirito senza misura. Il vangelo di Giovanni usa molte immagini e simboli per significare l’azione dello Spirito. Come nella creazione (Gen 1,1), così lo Spirito scende su Gesù "come una colomba, venuta dal cielo" (Gv 1,32). È l’inizio della nuova creazione! Gesù ripete le parole di Dio e ci comunica lo Spirito senza misura (Gv 3,34). Le sue parole sono Spirito e vita (Gv 6,63). Quando Gesù sta per lasciare questa terra, dice che manderà un altro consolatore, un altro difensore, perché rimanga con noi (Gv 14,16-17). Per la sua passione, morte e risurrezione Gesù conquista il dono dello Spirito per noi. Attraverso il battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv 1,33). Quando appare agli apostoli, soffia su di loro e dice: "Ricevete lo Spirito Santo!" (Gv 20,22). Lo Spirito è come l’acqua che scaturisce dalle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14). Il primo effetto dell’azione dello Spirito in noi è la riconciliazione: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,23). Lo Spirito ci viene dato per ricordare e capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24). Qui si compie la libertà dello Spirito di cui parla San Paolo: "Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà" (2Cor 3,17).
 
 Giovanni 3,35-36: Il Padre ama il figlio. Riafferma l’identità tra il Padre e Gesù. Il Padre ama il figlio e pone tutto nella sua mano. San Paolo dirà che in Gesù abita la pienezza della divinità (Col 1,19; 2,9). Per questo, chi accetta Gesù e crede in Gesù ha la vita eterna, poiché Dio è vita. Chi non accetta di credere in Gesù lui stesso si colloca fuori.  
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Gesù ci comunica lo Spirito, senza misura. Hai fatto qualche esperienza di questa azione dello Spirito nella tua vita?
• Chi crede in Gesù, ha la vita eterna. Come avviene questo oggi nella vita delle famiglie e delle comunità?
 
 
7) Preghiera: Salmo 33
Ascolta, Signore, il grido del povero.
 
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
 
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
 
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.