Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 6 aprile 2021

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  • martedì | 6 aprile 2021

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Lectio martedì 6 aprile 2021


Martedì fra l’Ottava di Pasqua (Anno B)
 
Atti degli Apostoli 2, 36 - 41
Giovanni 20, 11 - 18
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che nei sacramenti pasquali hai dato al tuo popolo la salvezza, effondi su di noi l’abbondanza dei tuoi doni, perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà e abbiamo in cielo quella gioia che ora pregustiamo sulla terra.
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2) Lettura: Atti degli Apostoli 2, 36 - 41
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro diceva ai Giudei: «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.
 
3) Commento su Atti degli Apostoli  2, 36 - 41
 Questo brano degli Atti degli Apostoli fa parte dell'omelia che Pietro pronunciò il giorno di Pentecoste dopo che lo Spirito Santo si posò sugli Apostoli, riuniti nel cenacolo, sotto forma di fiammelle. Il discorso di Pietro è molto chiaro e l'invito pressante. Egli si rivolge hai presenti invitando, quanti ascoltano la sua parola alla conversione, a farsi battezzare per essere innestati in Cristo e ricevere il perdono dei peccati, a rompere in maniera decisa e definitiva col male. Questa è la predicazione di Pietro che la Chiesa ripete, sotto varie forme, da due millenni, invitandoci a diventare nuove creature con l'accoglienza della Parola.
 
 «All'udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».» (At 2, 37) - Come vivere questa Parola?
Trafiggere il cuore: ma cosa significa? Che reazione è? Un dispiacere profondo viene metaforicamente descritto così. Ma a volte, senza metafora, ci si sente proprio male nel vivere o vedere certe cose! Il cuore sembra non riuscire più a dilatarsi, non dà più ossigeno al sangue, la testa si fa incerta, un malessere pervade tutta la nostra persona. 
Sensazioni morali e stati fisici che accaddero probabilmente anche a chi ascoltava le parole ispirate e coraggiose di Pietro. Lui, che fino a pochi giorni prima era come loro e nella sua semplice vigliaccheria aveva persino disconosciuto Gesù. Ridicolo oltre che infame. Il profetizzato canto del gallo e lo sguardo di Gesù carico della croce e innalzato su di essa, risvegliò la sua coscienza e trafisse il cuore di Pietro. Solo in quel momento riesce a fare la sua professione di fede, autentica, definitiva. Quella domanda che ora sentiamo dalla folla che dopo la Pentecoste lo ascolta, se la sarà fatta anche lui. Cosa devo fare? Che cosa dobbiamo fare? Il rimorso, lo strazio di sentirsi traditori e di aver concorso alla morte di Gesù non esordisce in lui in depressione suicida come per Giuda, ma evolve in desiderio di azioni diverse, coerenti con quanto ora creduto ed accolto. Evolve soprattutto in una nuova dimensione che va dall'io al noi, per cui l'atto del singolo è completato, corretto, sostenuto, integrato dalle relazioni reciproche. 
Gli atti degli apostoli riportano il coraggio entusiasta di singoli ma soprattutto di una comunità che cambia direzione, scopre una modalità nuova di organizzare la sua vita, di essere responsabile e presente nel proprio territorio, di lavorare con altri, di scegliere e anche di valutare insieme.
Signore, lascia che anche i nostri cuori siano trafitti, feriti, aperti dalla tua morte dolorosa e permetti che la tua resurrezione sostenga la nostra fede, la trasformi in azione e nell'agire scopra come ulteriormente crescere e maturare.
Ecco la voce di un testimone Phillips Brooks: O sepolcro, tu non tenerlo più a lungo; la morte è forte, ma la vita è più forte; più forte del buio, è la luce; più forte del male, è la giustizia...
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4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 20, 11 - 18
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
 
5) Commento sul Vangelo secondo Giovanni  20, 11 - 18
 Donna, perché piangi? Chi cerchi?
Il Vangelo ci intrattiene nel clima festoso della Pasqua. Maria di Magdala stava presso il sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide all’interno, dove era stato posto il corpo di Gesù, due angeli in bianche vesti. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore”. La risposta non c’è, ma lei vede dietro a sé un altro uomo, a cui fa la stessa domanda. Ma l’incontro fra i due ancora non avviene. Lei cerca appassionatamente il cadavere del suo amato Maestro, lui cerca una persona, Maria. Agostino avrebbe detto: “Signore, io ti cerco, perché, tu, mi cerchi!” Ma non appena Gesù la chiama per nome, Maria lo riconosce: cade come un velo dai suoi occhi, il cuore intuisce e lo chiama con tutto il trasporto della sua anima: Maestro! Nella sua qualità di buon pastore, Gesù conosce le sue pecore, una ad una nel profondo del loro essere e le chiama per nome, perché gli appartengono, e le vuole incontrare così come sono. Prima che fosse chiamata per nome Maria lo vedeva come si vede un giardiniere, appena si è sentita chiamare, lo ha visto come Signore della sua vita. Dal primo al secondo momento Gesù non era cambiato, si era illuminata la sua fede per la parola rivoltale, per cui vide. La risurrezione da un fatto fisico ora, per lei, era diventata un avvenimento dell’anima. Si pensa molto al primo miracolo, poco al secondo, cioè all’evento di fede, che è invece quello che direttamente ci riguarda, e ci tocca spesso. “Va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. È il primo annuncio pasquale che Maria deve portare ai fratelli. E nell’annuncio vi è anche espressa la nuova condizione dei credenti: il Padre di Gesù diventa Padre loro, il Dio che ha strappato Gesù dal regno dei morti diventa il Dio della loro salvezza.
 
 Il vangelo di oggi descrive l’apparizione di Gesù a Maria Maddalena. La morte del suo grande amico spinge Maria a perdere il senso della vita. Ma non si arrende nella ricerca. Si reca al sepolcro per incontrare di nuovo colui che la morte le ha rapito. Ci sono momenti nella vita in cui tutto si sgretola. Sembra che sia finito tutto. Morte, disastri, dolori, delusioni, tradimenti! Tante cose che possono farci mancare la terra sotto i piedi e che possono spingerci verso una crisi profonda. Ma avvengono anche altre cose. Per esempio che, improvvisamente, incontriamo di nuovo un amico, un’amica e ciò può ridarci speranza e può farci scoprire che l’amore è più forte della morte e della sconfitta.
 
 Il Capitolo 20 di Giovanni, oltre all’apparizione di Gesù alla Maddalena, parla di diversi episodi che rivelano la ricchezza, indicano la ricchezza dell’esperienza della risurrezione: 
(a) del discepolo amato e di Pietro (Gv 20,1-10); 
(b) di Maria Maddalena (Gv 20,11-18); 
(c) della comunità dei discepoli (Gv 20,19-23) e 
(d) dell’apostolo Tommaso (Gv 20,24-29). 
Lo scopo della redazione del Vangelo è quello di condurre le persone a credere in Gesù, e credendo in lui, ad avere vita (Gv 20,30-31).
 
 Nel modo di descrivere l’apparizione di Gesù a Maria Maddalena si scorgono le tappe del cammino che lei dovette fare, dalla ricerca dolorosa fino al nuovo incontro di Pasqua. Queste sono anche le tappe per cui dobbiamo passare tutti noi, lungo la vita, alla ricerca di Dio e vivendo il Vangelo.
 
 Giovanni 20,11-13: Maria Maddalena piange, ma cerca. C’era un amore molto forte tra Gesù e Maria Maddalena. Lei era una delle poche persone che ebbero il coraggio di restare con Gesù fino al momento della sua morte in croce. Dopo il riposo obbligatorio del sabato, lei ritorna al sepolcro per stare nel luogo dove aveva incontrato l’Amato per l’ultima volta. Ma, sorprendentemente, il sepolcro è vuoto! Gli angeli le chiedono: "Donna, perché piangi?" e la sua risposta è: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto!” Maria Maddalena cercava Gesù, quel Gesù che lei aveva conosciuto durante tre anni.
 
 Giovanni 20,14-15: Maria Maddalena parla con Gesù senza riconoscerlo. I discepoli di Emmaus videro Gesù ma non lo riconobbero. Lo stesso succede a Maria Maddalena. Lei vede Gesù, ma non lo riconosce. Pensa che sia l’ortolano. E come hanno fatto gli angeli, anche Gesù chiede: "Perché piangi?" Ed aggiunge: "Chi cerchi?" Risposta: “Se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai messo e io andrò a prenderlo.” Lei cerca ancora il Gesù del passato, lo stesso di tre giorni prima. Ed è proprio l’immagine del Gesù del passato ciò che le impedisce di riconoscere il Gesù vivo, presente dinanzi a lei.
 
 Giovanni 20,16: Maria Maddalena riconosce Gesù. Gesù pronuncia il nome: "Maria!" È stato il segnale di riconoscimento: la stessa voce, lo stesso modo di pronunciare il nome. Lei risponde: "Maestro!" Gesù era tornato, lo stesso che era morto in croce. La prima impressione è che la morte fu appena un incidente doloroso del percorso, ma ora tutto è tornato ad essere come prima. Maria abbraccia con forza Gesù. Era lo stesso Gesù che lei aveva conosciuto ed amato. E così si compie ciò che diceva la parabola del Buon Pastore: "Lui le chiama per nome e loro riconoscono la sua voce". - "Io conosco le mie pecore e le mie pecore mi conoscono” (Gv 10,3.4.14).
 
 Giovanni 20,17-18: Maria Maddalena riceve la missione di annunciare la risurrezione agli apostoli. Infatti è Gesù stesso, ma il suo modo di stare insieme a lei non è lo stesso di prima. Gesù le dice: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre!" Lui va verso il Padre. Maria Maddalena deve lasciare andare Gesù ed assumere la sua missione: annunciare ai fratelli che lui, Gesù, è salito al Padre. Gesù ci ha aperto il cammino e così Dio è di nuovo vicino a noi.
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6) Per un confronto personale
• Hai avuto un’esperienza che ti ha dato la sensazione di perdita e di morte? Come è stata? Cos’è che ti ha ridato nuova vita e che ti ha ridato la speranza e la gioia di vivere?
• Qual è il cambiamento che si è operato in Maria Maddalena lungo il dialogo? Maria Maddalena cercava Gesù in un certo modo e lo ha incontrato in un altro modo. Come avviene questo nella nostra vita?
 

7) Preghiera finale: Salmo 32
Dell’amore del Signore è piena la terra.
 
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
 
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
 
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.