Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 17 marzo 2021

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  • mercoledì | 17 marzo 2021

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Lectio mercoledì 17 marzo 2021

 
Mercoledì della Quarta Settimana di Quaresima (Anno B)

 
Libro di Isaia 49, 8 - 15
Giovanni 5, 17 - 30 
 
 
1) Preghiera 
O Padre, che dai la ricompensa ai giusti e non rifiuti il perdono ai peccatori pentiti, ascolta la nostra supplica: l’umile confessione delle nostre colpe ci ottenga la tua misericordia.
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2) Lettura: Libro di Isaia 49, 8 - 15  
Così dice il Signore: «Al tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l’eredità devastata, per dire ai prigionieri: “Uscite”, e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli.
Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l’arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d’acqua. Io trasformerò i miei monti in strade
e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm». Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri.
Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.
 
3) Commento su  Libro di Isaia 49, 8 - 15
 Al tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l'eredità devastata, per dire ai prigionieri: "Uscite", e a quelli che sono nelle tenebre: "Venite fuori". (Is 49,8-9) -  Come vivere questa Parola?
Di chi parla il profeta: del "servo di YHWH" o di Israele? Al di là dei problemi esegetici che lasciamo agli specialisti, possiamo, senza forzature, leggervi un appello rivolto a noi, oggi.
Innanzitutto una consolante costatazione: Dio non è sordo alle nostre invocazioni ed è sempre disposto a sostenerci con il suo aiuto. Ne abbiamo fatto l'esperienza più volte, sia personalmente che come Chiesa. Basta riandare al nostro vissuto o alla storia che in ogni epoca ha conosciuto la presenza dei santi: provvidenziale aiuto divino per superare ore di oscurità, che non hanno risparmiato la stessa Chiesa.
" Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra" è l'appello da cui essi si sono sentiti raggiungere e a cui hanno corrisposto generosamente permettendo a Dio di operare il prodigio della ricostruzione attraverso la loro piccola persona. E quanti, smarriti e confusi si aggiravano cercando chi additasse una via di uscita, un brandello di luce a cui aggrapparsi, hanno sperimentato, grazie a loro, il Dio che salva! 
Non sono belle parole: è storia di ieri che urge alle porte per diventare anche storia di oggi. 
Le ombre sono sempre esistite: non sono una novità, anche se quelle attuali sembrano più spesse perché vi siamo immersi, mentre quelle che hanno segnato altre epoche le vediamo dopo che si sono dissolte. 
Però, per l'azione misericordiosa di Dio, che mai abbandona i suoi figli neppure quelli ribelli, le ombre finiscono con l'assolvere il compito di mettere in evidenza la luce. 
Ma questo non avviene automaticamente: c'è bisogno di chi, dopo aver accolto in sé la corrente divina, se ne faccia propagatore. Un compito che non è riservato solo ai santi canonizzati, ma ad ogni cristiano e quindi, oggi, a me, a te, a noi che come Chiesa siamo chiamati ad essere segni di speranza che additano la via della ricostruzione, che gridano con la vita: è possibile risorgere da qualunque situazione, purché non ci si lasci travolgere dal pessimismo dilagante, e ci si impegni a portare il proprio mattone, confidando in quel Dio che ci è Padre e quindi non può abbandonare.
Voglio prendere sul serio questo appello di Dio, cominciando col dare il mio piccolo apporto là dove vivo e opero.
Ecco le mie mani, Signore, ecco la mia voce, i miei piedi, la mia mente, il mio cuore, tutto il mio essere: serviti di esso come vuoi per portare luce dove sembrano trionfare le tenebre, per ridare speranza là dove sembra essersi assisa da regina la disperazione.
Ecco la voce di un testimone Raoul Follereau: Bisogna aiutare il giorno a spuntare
 
«Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato". Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai». (Is 49, 14-15) - Come vivere questa Parola?
Questo breve testo profetico è tratto dall'insieme dei cc. 40-55 di Isaia, che gli studiosi moderni hanno chiamato "Secondo Isaia". Si tratta di un profeta anonimo, vissuto all'epoca della deportazione in Babilonia, che ha composto testi importanti e originali. Egli è un fine teologo e un grande poeta, che ha saputo tenere viva la speranza degli esuli ebrei. Il testo presente è uno dei più belli di tutto l'Antico Testamento e mette in luce un aspetto insolito dell'Amore di Dio: quello dell'amore di una madre. Sullo sfondo del lamento di Sion, che si ritiene dimenticato da Dio, il profeta intesse una riflessione appassionata sulla tenerezza dell'Amore divino paragonandolo all'amore materno. La parola profetica parte dalla considerazione di un caso-limite che l'esperienza umana conosce - e purtroppo confermata anche dalla cronaca recente dei nostri giorni. Sebbene l'amore materno spinga una madre ad aver cura della propria creatura fino a dare la propria vita, tuttavia esiste qualche rarissimo caso in cui una donna arriva ad abbandonare il proprio figlio. Ebbene, l'Amore di Dio è più tenero e sicuro di quello di una madre, perché è senza alcuna eccezione: "Io invece non ti dimenticherò mai". 
Oggi, in un momento di raccoglimento e di preghiera più intensa, cercherò di ascoltare dentro il mio cuore, come il sussurro di una carezza materna, quella Parola stupenda: "Io invece non ti dimenticherò mai".
Ecco la voce di un grande Padre della Chiesa Clemente Alessandrino (Quale ricco si salverà 37, 1-2): «Scruta i misteri dell'amore e allora contemplerai "il seno del Padre, che solo l'Unigenito Figlio di Dio ha rivelato (Gv 1,18). E "Dio stesso è amore" (1Gv 4,8.16) e attraverso l'amore per noi fu catturato... Il Padre per aver amato, si è fatto donna, e di questo è grande segno colui che egli generò da se stesso, poiché il frutto generato da amore è amore"
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 5, 17 - 30  
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 5, 17 - 30  
 Come il Padre risuscita i morti, così il Figlio da' la vita a chi vuole.
Con la pagina del Vangelo di oggi ci immergiamo nella natura divina di Gesù. Dice Giovanni che i giudei cercavano di uccidere Gesù, perché violava il sabato; ma aggiunge: "Ancor più, cercavano di ucciderlo perché chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a lui". Fino alla fine del mondo ci saranno coloro che con gioia crederanno in Gesù, Signore dell'universo e coloro che lo cacceranno lontano dalla loro vita. "In verità vi dico che il Padre ama il Figlio e gli manifesta tutto quello che fa". Con queste parole semplici e sublimi, tanto comuni quanto misteriose, Gesù svela l'identità di Dio, che è anche identità dell'uomo, sua immagine e somiglianza. Naturalmente questa somiglianza in primo luogo è impressa in Gesù stesso, ma non se la tiene gelosamente, ce la dona. Chi si affida al Figlio, entra nel suo stesso rapporto con il Padre, accetta la propria realtà di figlio, e "amando i fratelli, passa dalla morte alla vita". Ecco la guarigione che Gesù ha compiuto in noi ai bordi della piscina. E ciò è segno di quanto queste parole, ascoltate e contemplate, operano in noi. Sapere che il Padre e il Figlio vivono nella stessa comunione di Vita, alla quale sappiamo di essere chiamati anche noi, consolida il nostro vivere nella fede. "Padre, tu sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola". L'amore del Padre si è reso visibile in quello del Figlio per tutti gli uomini e si manifesta in coloro che credono. L'amore per sé non si dimostra, si può solo mostrare. Gesù disse ancora: "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. Gesù ha operato la guarigione sull'infermo insieme al Padre, facendolo passare dalla morte, perché separato dal Padre, alla vita. Infatti si "desta, prende il suo lettuccio e cammina". Come il Padre "vuole", ossia ama (si ama quello che si vuole, e in Dio c'è solo amore), ama tutti e ciascuno, così il Figlio ama tutti e ciascuno dei suoi fratelli. Vuole far risorgere, oltre l'uomo infermo, incontrato alla piscina, ogni uomo che ascolta la sua parola, anche i suoi accusatori e li invita e prega perfino sulla croce.
 
 Il vangelo di Giovanni è diverso dagli altri tre. Rivela una dimensione più profonda che solo la fede riesce a percepire nelle parole e nei gesti di Gesù. I Padri della Chiesa dicevano che il vangelo di Giovanni è “spirituale”, rivela ciò che lo Spirito fa scoprire nelle parole di Gesù (cf. Gv 16,12-13). Un esempio bello di questa dimensione spirituale del vangelo di Giovanni è il passaggio che meditiamo oggi.
 
 Giovanni 5,17-18: Gesù spiega il significato profondo della guarigione del paralitico. Criticato dai giudei per aver curato nel giorno di sabato, Gesù risponde: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero!” I giudei insegnavano che il sabato non si poteva lavorare, poiché perfino Dio si è riposato e non ha lavorato il settimo giorno della creazione (Es 20,8-11). Gesù afferma il contrario. Lui dice che il Padre ha sempre lavorato fino ad ora. Per questo, anche Gesù lavora, e perfino il sabato. Imita suo Padre! Per Gesù, l’opera creatrice non è terminata. Dio continua a lavorare, incessantemente, giorno e notte, sostenendo l’universo e tutti noi. Gesù collabora con il Padre continuando l’opera della creazione in modo che un giorno tutti possano entrare nel riposo promesso. La reazione dei giudei fu violenta. Volevano ucciderlo per due motivi; per negare il senso del sabato e per dirsi uguali a Dio.
 
 Giovanni 5,19-21: È l’amore che lascia trasparire l’azione creatrice di Dio. Questi versi rivelano qualcosa della relazione tra Gesù ed il Padre. Gesù, il figlio, vive in attenzione permanente dinanzi al Padre. Quello che vede fare al Padre, anche lui lo fa. Gesù è il riflesso del Padre. È il volto del Padre! Questa attenzione totale del Figlio al Padre, fa sì che l’amore del Padre possa entrare totalmente nel Figlio ed attraverso il Figlio possa svolgere la sua azione nel mondo. La grande preoccupazione del Padre è quella di vincere la morte e di far vivere. La guarigione del paralitico fu un modo per tirar fuori le persone dalla morte e per farle vivere. È un modo per dare continuità all’opera creatrice del Padre.
 
 Giovanni 5,22-23: Il Padre non giudica, ma affida il giudizio al figlio. Determinante, nella vita, è il modo in cui ci collochiamo dinanzi al Creatore, poiché dipende radicalmente da lui. Ora, il Creatore si rende presente per noi in Gesù. In Gesù abita la pienezza della divinità (cf Col 1,19). Per questo, nel modo in cui ci definiamo dinanzi a Gesù, esprimiamo la nostra posizione dinanzi a Dio Creatore. Ciò che il Padre vuole è che lo conosciamo e gli rendiamo onore nella rivelazione che lui fa di se stesso in Gesù.
 
 Giovanni 5,24: La vita di Dio in noi mediante Gesù. Dio è vita, è forza creatrice. Lì dove lui si fa presente, la vita rinasce. Lui si fa presente nella Parola di Gesù. Chi ascolta la parola di Gesù come parola che viene da Dio è già risorto. Ha già ricevuto il tocco vivificante che lo conduce oltre la morte. Gesù passò dalla morte alla vita. Ne è la prova la guarigione del paralitico.
 
 Giovanni 5,25-29: La risurrezione sta avvenendo già. I morti siamo tutti noi che ancora non ci apriamo alla voce di Gesù che viene dal Padre. Però “viene l’ora” ed è adesso, "in cui i morti udiranno la voce del Figlio di Dio e coloro che ascoltano vivranno”. Con la parola di Gesù, venuta dal Padre, si inizia una nuova creazione, già in cammino. La parola creatrice di Gesù raggiungerà tutti, anche coloro che sono già morti. Loro udiranno e vivranno.
 
 Giovanni 5,30: Gesù è il riflesso del Padre. “Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. Questa frase finale è il riassunto di tutto ciò che è stato detto precedentemente. Era questa l’idea che le comunità del tempo di Giovanni avevano ed irradiavano riguardo a Gesù.
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6) Per un confronto personale
• Come ti immagini il rapporto tra Gesù ed il Padre?
• Come vivi la fede nella risurrezione?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 144
Misericordioso e pietoso è il Signore.
 
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
 
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. 
 
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.