Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 21 febbraio 2021

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  • domenica | 21 febbraio 2021

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Lectio domenica 21 febbraio 2021

 
Domenica della Prima Settimana di Quaresima (Anno B)
 
1 Lettera di Pietro 3, 18 - 22
Marco 1, 12 - 15
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.
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2) Lettura: 1 Lettera di Pietro 3, 18 - 22
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
 
3) Commento su 1 Lettera di Pietro  3, 18 - 22
 Il nostro cammino quaresimale si apre con un brano della prima lettera a Pietro che ci porta alcuni riferimenti al significato del battesimo in ordine al perdono dei peccati. Il brano è stato scelto anche perché vi si trova un riferimento a Noè, di cui si parla nella prima lettura.
Il brano che leggiamo si trova all'interno delle esortazioni che Pietro rivolge alla comunità cristiana, in particolare nella situazione di persecuzione. I cristiani ricordino che attraverso la persecuzione e la morte è passato prima Cristo e proprio attraverso di esse ci ha ricondotto a Dio.
 
 Carissimi, 18anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Pietro dice ai cristiani perseguitati che è meglio soffrire operando il bene che facendo il male. Fonda questa affermazione forte su questo versetto 18. Tale sofferenza si può sopportare solo guardando a Cristo che ha scelto liberamente la sofferenza per ricondurre a Dio tutta l'umanità che si era perduta a causa del peccato. Egli era giusto, ma è stato messo a morte per gli ingiusti. È morto perché partecipe della condizione umana, ma è stato risuscitato in forza della sua natura divina. Il ritornare al sacrificio di Cristo apre all'apostolo nuove argomentazioni.
 
 Pietro vede nella salvezza attraverso l'arca una prefigurazione del battesimo. Anche i cristiani interlocutori di Pietro possono godere di questa salvezza attraverso il battesimo. Egli ci ricorda però di non fermarsi al semplice significato dell'acqua che lava il corpo. Chiedere il battesimo è chiedere a Dio la salvezza, con cuore sincero. Questa salvezza che si ottiene nel battesimo è stata conquistata da Cristo. Il battesimo è partecipare alla sua morte e risurrezione.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 1, 12 - 15
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
 
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 1, 12 - 15
 È iniziata la Quaresima, un tempo di conversione per riavvicinarci al Signore. Talvolta magari senza accorgerci ci allontaniamo da Lui e allora questo periodo è provvidenziale.
Abbiamo ascoltato come Gesù è stato sospinto dallo Spirito nel deserto e in Quaresima vi veniamo sospinti anche noi: non nel deserto della Palestina ma in un contesto di aridità e di ostilità alla Parola di Gesù: quest’ultima può trovare ostacoli o resistenze dentro di noi oltre che nella società in cui viviamo. Si tratta di affrontare le tentazioni cercando di fare in ogni circostanza la volontà di Dio. Il deserto è il luogo della prova, il luogo dove è difficile vivere ma anche quello in cui si può conoscere la verità delle cose, il loro vero valore, come pure quello delle persone.
Accettiamo di fare questo cammino, di abbandonare le cattive abitudini e i peccati per percorrere un itinerario di libertà! Ci è chiesto di cambiare per diventare migliori e così rendere migliore il mondo in cui viviamo; non possiamo cambiare gli altri ma, con la Grazia di Dio possiamo cambiare noi stessi, un po’ alla volta.
Il rito delle ceneri, che è stato celebrato mercoledì, ci rimanda all’importanza dell’umiltà, del riconoscersi così come si è con i propri limiti e chiedere il perdono del Signore. Chi si ritiene giusto non chiede perdono e non perdona: non sa piangere le lacrime, fugge l’umiliazione di scoprirsi come è e rimane triste. Il peccatore invece trova consolazione. Riconosciamoci allora come siamo: è il presupposto per metterci in cammino e per costruire un mondo diverso. la nostra conversione può contagiare altri e avviare un mondo migliore. Assumiamo degli impegni nella preghiera, nella rinuncia e nella carità e affidiamoci al Signore che ci guiderà. 

 Camminiamo con Gesù, il tempo è compiuto.
In questo mese si apre dinanzi a noi il grande mistero della Quaresima, alla quale ci ha introdotti la Liturgia delle Ceneri. È un invito ad inoltrarsi nel deserto insieme a Gesù, che in questo modo si dispone per la battaglia decisiva alla quale si è preparato nel corso di tutta la sua vita nascosta a Nazaret, in Galilea. L’evangelista Marco ci dà notizia dell’inizio della vita pubblica di Gesù e del suo ministero per le strade della Palestina, dopo aver trascorso quaranta giorni nel deserto. Il «Vangelo di Dio», che Gesù andava predicando, la «buona notizia» che andava diffondendo, è tutta concentrata in queste parole: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo». Per l’evangelista Marco «il tempo è compiuto», significa che si è concluso il tempo delle promesse divine e delle attese, ed è giunto il tempo della realtà dell’avverarsi delle profezie nella persona di Gesù; l’ora messianica è arrivata. «Il regno di Dio è vicino», cioè è giunto il momento in cui Dio, in Cristo, realizza il suo progetto di salvezza e vuole instaurare la sua sovranità e signoria sul mondo. La possibilità della salvezza è offerta a tutti, l’occasione è propizia, il momento è favorevole, bisogna prendere coscienza e decidersi a seguire Gesù. «Convertitevi e credete al Vangelo»: è la condizione indispensabile, la disposizione d’animo essenziale se si vuole cogliere il momento favorevole ed entrare nel regno di Dio che Gesù Cristo dichiara di essere venuto a inaugurare. È l’invito che con sollecitudine materna la Chiesa ci rivolge oggi all’inizio della quaresima. «Conversione» è una parola tanto ripetuta che si rischia di farne l’abitudine, e che pertanto non abbia eco nella nostra anima, non scuota più salutarmente la nostra coscienza. Eppure è una delle parole più necessarie, una di quelle che conservano validità e attualità perenne; una parola che dovremmo ripetere continuamente a noi stessi, perché siamo tutti peccatori, ricadiamo spesso nelle nostre mancanze. Convertitevi, dunque, ci ripete giustamente la Santa Chiesa oggi, all’inizio di un tempo sacro, che deve vederci tutti impegnati in una seria revisione della nostra vita. Questo invito della conversione ci apre alla nuova dimensione di spirito e di vita, di rinnovare i nostri impegni battesimali all’adesione del messaggio di Cristo. Il Vangelo è tutto ciò che Gesù è venuto a dirci e a rivelarci in nome del Padre. Allora credere al Vangelo significa fidarsi di Cristo, abbandonarsi a Lui, accogliere con piena disponibilità la sua azione di salvezza, soprattutto la sua Pasqua gloriosa, perché nell’evento pasquale Gesù diventa la buona novella di liberazione e nella pasqua il regno di Dio si fa presente in tutta la sua potenza salvifica. Credere al Vangelo comporta soprattutto l’impegno sempre rinnovato a seguire gli esempi di Gesù e a mettere in pratica il suo insegnamento. E questo significa porsi in un cammino di continua conversione o confessione, perché alla luce del Vangelo troveremo sempre tante cose nella nostra vita che non quadrano con il progetto di Dio.
 
 Dai sassi emerge la vita, crediamo nell'amore.
Nel giardino di pietre che è il deserto, nuovo spettrale giardino dell'Eden, Gesù vince il vecchio, spento sguardo sulle cose (le tentazioni) e ci aiuta a seminare occhi nuovi sulla vita.
Que sueno el de la vita: sobre aquel abiso petreo! Che sogno quello della vita e sopra quale abisso di pietre (Miguel de Unamuno).
Il deserto e il regno, la sterilità e la fioritura, la morte e la vita: i versetti di Marco dipingono nella prima pagina del suo vangelo i paesaggi del cuore dell'uomo.
Gesù inizia dal deserto: dalla sete, dalla solitudine, dall'angoscia delle interminabili notti. Sceglie di entrare da subito nel paesaggio della nostra fatica di vivere.
Ci sta quaranta giorni, un tempo lungo e simbolico. Si fa umanità lungo le piste aride delle mie faticose traversate.
In questo luogo di morte Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte. Il Messia è tentato di tradire la sua missione per l'uomo: preferire il suo successo personale alla mia guarigione.
Resiste, e in quei quaranta giorni la pietraia intorno a lui si popola. Dai sassi emerge la vita. Una fioritura di creature selvatiche, sbucate da chissà dove, e presenze lucenti di angeli a rischiarare le notti.
Da quando Gesù lo ha abitato, non c'è più deserto che non sia benedetto da Dio, dove non lampeggino frammenti scintillanti di regno.
Il regno di Dio è simile a un deserto che germoglia la vita, un rimettere al mondo persone disgregate e ferite. Un'energia trasformativi risanante cova tra le pietre di ogni nostra tristezza, come una buona notizia: Dio è vicino convertitevi e credete nel Vangelo. Credete nell'amore.
All'inizio di Quaresima, come ai tornanti della vita, queste parole non sono una ingiunzione, ma una promessa. Perché ciò che converte il cuore dell'uomo è sempre una promessa di più gioia, un sogno di più vita. Che Gesù racchiude dentro la primavera di una parola nuova, la parola generatrice di tutto il suo messaggio: il regno di Dio è vicino.
Il Regno di Dio è il mondo nuovo come Dio lo sogna, e si è fatto vicino da quando Dio è venuto ad abitare, con amore, il nostro deserto.
Gesù non viene per denunciare, ma per annunciare, viene come il messaggero di una novità straordinariamente promettente. Il suo annuncio è un 'sì', e non un 'no': è possibile per tutti vivere meglio, vivere una vita buona bella beata come la sua.
Per raggiungerla non basta lo sforzo, devi prima conoscere la bellezza di ciò che sta succedendo, la grandezza di un dono che viene da fuori di noi. E questo dono è Dio stesso, che è vicino, che è dentro di te, mite e possente energia, dentro il mondo come seme in grembo di donna. E il suo scopo è farti diventare il meglio di ciò che puoi diventare.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Mi ricordo qualche volta che Gesù mi ha liberato dai peccati grazie alla sua morte in croce?
- Come vivo il mio battesimo?
- Gesù è il Signore della mia vita?
 
 
7) Preghiera: Salmo 24
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.
 
Fammi conoscere, Signore, le tue vie, 
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
 
Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
 
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
 
 8) Orazione Finale
Ascolta, o Padre, la nostra preghiera ed esaudiscila secondo la tua volontà, perché nel nostro cuore non venga mai meno il coraggio per affrontare le prove che incontriamo nella vita.