Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 9 febbraio 2021

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  • martedì | 9 febbraio 2021

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Lectio martedì 9 febbraio 2021


Martedì della Quinta Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Genesi 1, 20 - 2, 4
Matteo 7, 1 - 13
 
 
1) Preghiera 
Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione.
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2) Lettura: Genesi 1, 20 - 2, 4
Dio disse: «Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.
Queste sono le origini del cielo e della terra quando vennero creati.
 
3) Commento su   Genesi  1, 20 - 2, 4
 Facciamo l'uomo a nostra immagine (Gen 1,26)  -  Come vivere questa Parola?
Una libera decisione di Dio è all'origine del nostro esistere come uomini e non il caso. Una decisione che ci iscrive in un orizzonte luminoso riscattandoci dalla fragilità di cui siamo impastati. Certo, siamo parte di questo pluriuniverso: un piccolo effimero frammento di esso, ma con una insopprimibile chiamata a trascenderci che reca l'impronta della Sorgente da cui siamo sgorgati.
Un Dio che chiama per nome, che apre il dialogo. E a fronte l'uomo che interroga l'universo con la sua insaziabile fame di conoscere di sapere... Immagine di un Dio-dialogo perché un Dio-Amore. 
Un Dio-Trinità che si direbbe alla ricerca di un "tu" che gli sia quasi alla pari, capace di rispondergli e di rispondere all'insegna della libertà, capace di stringere relazioni in cui trovare ed essere pienamente se stesso. Ed ecco disegnarsi il volto umano con il suo insopprimibile bisogno di rispecchiarsi, a sua volta, in un "tu" che sia "carne dalla sua carne", per spingersi poi oltre, fino a riallacciare il dialogo iniziale con la Parola fattasi appositamente carne. Qui l'uomo è e realizza pienamente se stesso.
 
 Ogni volta che la dimensione relazionale viene a incrinarsi o addirittura ad infrangersi, l'uomo sperimenta dentro di sé come una ferita insanabile, una dissociazione interiore. È come se gli fosse sottratta una parte di se stesso. E non si può vivere così, spaccati interiormente.
Tanta aggressività in noi stessi e nella società, tante vite che si spengono accartocciate su se stesse sono il frutto di questo attentato al nostro essere "immagine" di un Dio-dialogo.
Ed io, mi chiederò quest'oggi, come accolgo e gestisco questo mio essere "immagine"? Ci sono nella mia vita persone che ho in qualche modo emarginate, cancellate dai miei interessi, avviando così per loro, ma anche per me, un processo di morte?
Signore, tu ci inviti ad essere fecondi, cioè a comunicare vita. Aiutami a pronunciare il nome del fratello, come tu pronunci il mio e così mi fai esistere. Aiutami a lasciare all'altro lo spazio e il diritto di essere se stesso, pienamente.
Ecco la voce di un teologo Yves Congar: È nel dialogo che ciascuno trova la verità del suo essere.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 7, 1 - 13
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Matteo 7, 1 - 13
 La misura con cui misurare.
Sembrerebbe che Dio abbia fallito nei suoi calcoli nello scegliere il popolo ebreo, come popolo di elezione. La sua infedeltà è tale che si vede costretto a rifiutare undici tribù per confermare la sua preferenza alla tribù di Giuda, da cui deve uscire il Salvatore del mondo. Ma è triste vedere con quanta superficialità questo popolo, tanto beneficato, volti le spalle al suo Dio per darsi al culto di altre divinità, create dalla fantasia e dalle mani dell'uomo. Noi sappiamo che la storia del popolo ebreo è anche la mia, la nostra storia. Forse non dovremmo allora riflettere e dare uno sguardo alle nostre scelte, noi, popolo di redenti, che siamo così proclivi a consentire al male, a lasciare la fonte di acqua, viva per cercar un briciolo di felicità in pozzi sgretolati e fangosi? Quanti vivono nella piena indifferenza la loro fede, dopo aver ricevuto il battesimo, quanti si lasciano attrarre da sette pseudoreligiose o addirittura da altre religioni... La storia delle infedeltà di Israele si perpetua nelle nostre infedeltà. Perdonaci, Signore! Una delle tante infedeltà alla legge di amore del Signore è quella di non amare il fratello... anzi, tentare di distruggerlo con la critica e con il giudizio. La Parola del Signore suona severa: Sarai giudicato con la stessa misura con cui tu giudichi gli altri. Tante volte siamo così pronti a puntare il dito contro l'altro, mettendo al nudo in modo impietoso i suoi difetti, le sue manchevolezze... mentre pretendiamo comprensione per le nostre...Il vangelo ci vuole far toccare con mano la nostra stoltezza quando pretendiamo di giudicare gli altri: Perché non togli la trave che è nel tuo occhio prima di voler togliere la pagliuzza nell'occhio del fratello? Non è vero che passiamo da ridicoli quando ci atteggiamo a persone impeccabili, ci diamo arie con la pretesa di correggere gli altri, senza accorgerci dei nostri numerosi difetti che destano risa e commiserazione? Dovremmo ringraziare la benevolenza dei fratelli che non smascherano, per delicatezza, la nostra stoltezza. Ci pensa il vangelo però. Riusciremo a capire e praticare?
 
 Il vangelo di oggi parla delle tradizioni religiose di quel tempo e dei farisei che insegnavano queste tradizioni alla gente. Per esempio, mangiare senza lavarsi le mani, come loro dicevano, mangiare con mani impure. Molte di queste tradizioni erano staccate dalla vita ed avevano perso il suo significato. Ma pur stando così le cose, erano tradizioni conservate e insegnate, o per paura o per superstizione. Il Vangelo presenta alcune istruzioni di Gesù rispetto a queste tradizioni.
 
 Marco 7,1-2: Controllo dei farisei e libertà dei discepoli. I farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, osservavano come i discepoli di Gesù mangiavano il pane con mani impure. Qui ci sono tre punti che meritano di essere segnalati: 
a) Gli scribi erano di Gerusalemme, della capitale! Significa che erano venuti per osservare e controllare i passi di Gesù. 
b) I discepoli non si lavavano le mani prima di mangiare! Significa che il loro stare con Gesù li spinse ad avere il coraggio per trasgredire le norme che la tradizione imponeva alla gente, ma che non avevano più senso nella vita. 
c) Il fatto di lavarsi le mani, che ancora oggi continua ad essere una norma d’igiene importante, aveva assunto per loro un significato religioso che serviva per controllare e discriminare le persone.
 
 Marco 7,3-4: La Tradizione degli Antichi. “La Tradizione degli Antichi” trasmetteva le norme che dovevano essere osservate dalla gente per avere la purezza voluta dalla legge. L’osservanza della legge era un aspetto molto serio per la gente di quel tempo. Loro pensavano che una persona impura non potesse ricevere la benedizione promessa da Dio ad Abramo. Le norme sulla purezza erano insegnate per aprire il cammino fino a Dio, fonte di pace. In realtà, invece di essere fonte di pace, le norme costituivano una prigione, una schiavitù. Per i poveri, era praticamente impossibile osservare le centinaia di norme, di tradizioni e di leggi. Per questo erano considerati persone ignoranti e maledette che non conoscevano la legge (Gv 7,49).
 
 Marco 7,5: Scribi e farisei criticano il comportamento dei discepoli di Gesù. Gli scribi e i farisei chiedono a Gesù: Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi e mangiano il pane con mani impure? Loro pensano di aver interesse nel conoscere il perché del comportamento dei discepoli. In realtà, criticano Gesù perché permette ai discepoli di trasgredire le norme di purezza. I farisei formavano una specie di confraternita, la cui principale preoccupazione era osservare tutte le leggi della purezza. Gli scribi erano responsabili della dottrina. Insegnavano le leggi relative all’osservanza della purezza.
 
 Marco 7,6-13 Gesù critica l’incoerenza dei farisei. Gesù risponde citando Isaia: Questo popolo si avvicina a me solo a parole, mentre il suo cuore è lontano da me (cf. Is 29,13). Insistendo nelle norme di purezza, i farisei svuotavano del contenuto i comandamenti della legge di Dio. Gesù cita un esempio concreto. Dicevano: la persona che offre al Tempio i suoi beni, non può usare questi beni per aiutare i più bisognosi. Così, in nome della tradizione svuotavano del contenuto il quarto comandamento che dice di amare il padre e la madre. Queste persone sembrano molto osservanti, ma lo sono solamente all’esterno. Nel loro cuore, rimangono lontani da Dio! Come dice il canto: “Il suo nome è Gesù Cristo ed ha fame, e vive sui marciapiedi. E la gente quando passa davanti, a volte, non si ferma, perché teme di arrivare tardi in Chiesa!” Al tempo di Gesù, la gente, nella sua saggezza, non era d’accordo con tutto ciò che si insegnava. Sperava che, un giorno, il Messia venisse ad indicare un altro cammino per raggiungere la purezza. In Gesù questa speranza diventa realtà.
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6) Per un confronto personale
• Conosci qualche tradizione religiosa di oggi che non ha molto senso, ma che continua ad essere insegnata?
• I farisei erano giudei praticanti, ma la loro fede era lontana dalla vita della gente. Per questo Gesù li critica. Ed oggi, Gesù ci criticherebbe? In cosa?
 
7) Preghiera finale: Salmo 8
O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
 
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
 
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.        
 
Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.