Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - venerdì 5 febbraio 2021

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  • venerdì | 5 febbraio 2021

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Lectio venerdì 5 febbraio 2021



Venerdì della Quarta Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Sant’Agata
 
Lettera agli Ebrei 13, 1 - 8
Marco 6, 14 - 29
 
 
1) Preghiera 
Donaci, Signore, la tua misericordia, per intercessione di sant’Agata, che risplende nella Chiesa per la gloria della verginità e del martirio.
 
La preghiera di colletta chiede la misericordia del Signore "per intercessione di sant'Agata che risplende nella Chiesa per la gloria della verginità e del martirio". Il martire si dona a Cristo per giungere a Dio mediante il sacrificio della vita; la verginità non ha senso se non nel dono. 
La verginità cristiana è donarsi al Signore, rinunciare a se stessi per vivere unicamente per lui. 
Ci gloriamo della nostra unione al mistero della passione e risurrezione di Gesù: è una gloria spoglia di ogni orgoglio perché fondata sulla unione a Cristo nella sua umiliazione per essergli uniti nella sua gloria. Così sono vissute sant'Agata e le altre martiri vergini, in una verginità donata a Cristo nell'amore per lui, nella fiducia in lui, nella sua forza. 
Domandiamo al Signore di aver il coraggio di gloriarci solo di lui e di accettare tutti gli avvenimenti in questa luce, cioè di vederli non dalla prospettiva del nostro interesse, ma per la possibilità che ci offrono di essere più profondamente uniti alla passione e alla vittoria di Cristo.
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2) Lettura: Lettera agli Ebrei 13, 1 - 8
Fratelli, l’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.
La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò». Così possiamo dire con fiducia: «Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?». Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!
 
3) Riflessione su Lettera agli Ebrei 13, 1 - 8
 Fratelli, perseverate nell'amore fraterno. (Eb 13,1) - Come vivere questa parola?
È importante notare che la pericope della lettera agli Ebrei che oggi ci è proposta, inizia con un invito fondamentale. In definitiva è sull'amore fraterno che saremo giudicati. Ecco perché la raccomandazione è sostenuta da un verbo importante: bisogna perseverare. Viene in mente una parola di Gesù: "È con la perseveranza che salverete la vostra anima". È però anche interessante osservare come l'invito ad essere anzitutto caritatevoli si articola dentro esemplificazioni importanti: ricordarsi dei carcerati "come se si fosse loro compagni di carcere, prendersi cura di quelli che soffrono o che vivono in gravi difficoltà". C'è poi un richiamo tanto importante oggi: accontentarsi di quello che si ha, senza avarizia, senza cioè attaccamenti, possessività, avidità dei beni che passano. L'amore fraterno poi spinge all'impegno di condividere quello che si ha con chi ha meno di noi.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo a Gesù di "rivestirmi di Lui". È questa la strada da percorrere. Tu però, Signore, tieni conto della mia debolezza, e poiché tutto muove e prende vigore dall'amore, fa' che mi percepisca amato da te e dunque mi decida ad amare, vivendone tutte le conseguenze.
Ecco la voce di uno scrittore saggista francese Luc de Clapiers de Vauvenargues: La pazienza è l'arte di sperare.
 «Fratelli, l'amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l'ospitalità... Ricordatevi dei carcerati e di quelli che sono maltrattati... Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia... La vostra condotta sia senza malizia; accontentatevi di quello che avete perché Dio stesso ha detto: "Non ti lascerò e non ti abbandonerò...". Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio». (Eb 13, 1-8) - Come vivere questa Parola?
Siamo all'ultimo capitolo della lettera agli Ebrei, che ci ha accompagnato lungo queste prime quattro settimane del Tempo Ordinario. Si tratta delle ultime raccomandazioni che questo grande Autore (rimasto ancora anonimo nella ricerca degli studiosi) lascia ai cristiani di tutti i tempi, e quindi anche a noi del terzo millennio. Egli condensa in poche battute quella che potremmo chiamare una breve ‘summa' dell'ideale cristiano: vivere in carità, castità, povertà, obbedienza. Ma, si badi bene, è un ideale destinato non solo ai monaci e ai consacrati. Gesù chiama tutti i suoi discepoli a realizzare questo ideale nei diversi stati della loro vita. Vedi nel testo più sotto come gli antichi cristiani vivevano con coerenza il loro ideale di vita (è consigliabile leggere i due capitoli: V e VI).
- Il primato va all'amore ai fratelli, che si manifesta concretamente nell'ospitalità e nell'assistenza a chi soffre, soprattutto ai carcerati. Quindi, un amore espressione di quello divino, ricevuto e comunicato: un amore generoso, partecipe e costante.
- La castità. È chiaro che l'Autore parla a degli sposati: «Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia». Pensiamo come questo richiamo sia di bruciante attualità in questo nostro tempo di crisi del matrimonio, della famiglia e dell'educazione all'amore.
- La povertà. «La vostra condotta sia senza malizia; accontentatevi di quello che avete». Uno spirito di povertà che scava nel profondo del cuore e che esprime il distacco dai beni terreni e la piena fiducia in Dio.
- Infine l'obbedienza. «Ricordatevi dei vostri capi». E un po' più avanti, al v. 17: «Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi perché essi vegliano su di voi». Attuale anche questo richiamo, in una società come la nostra, in cui l'obbedienza non è di certo una virtù tra le più apprezzate.
Chiediamo al Signore la grazia di vivere pienamente questo ideale di vita cristiana e di comunicarlo agli altri soprattutto con l'esempio della nostra vita.
Ecco la voce di un antico scrittore cristiano (dallo Scritto a Diogneto cap. V, 4-10): «I cristiani... danno esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa, che, a confessione di tutti, ha del paradossale... Ogni terra straniera è patria per loro, e ogni patria è terra straniera. Si sposano come tutti gli altri e generano figli, ma non espongono i neonati. Hanno comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi, ma con il loro tenore di vita superano le leggi...»
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4) Lettura: Vangelo secondo Marco 6, 14 - 29
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 6, 14 - 29
 Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello!
San Giovanni Battista è stato eletto da Dio a preparare la venuta sulla terra a Gesù come una Voce che gridava forte nel deserto, chiamando tutti a conversione: a lavarsi nel fiume Giordano per purificarsi dai loro peccati, e per farsi trovare belli puliti, e ben profumati dentro l'anima, dal Signore che viene. E San Marco ci parla dell'estrema testimonianza del Battista, quella del sangue versato per il Messia d'Israele, per il Signore Gesù. Egli venne imprigionato dal re Erode, che non dormiva in pace e tremava, sentendo parlare la gente dell'immenso potere che aveva Gesù, che ormai compiva meraviglie in mezzo al popolo e per tutta la Palestina. San Giovanni Battista venne imprigionato perché aveva richiamato Erode al suo dovere morale: "Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello!". Si trattava di Erodìade, che per questo motivo lo odiava a morte e voleva farlo uccidere... Per questo il Santo Precursore del Signore venne imprigionato. E dopo una danza della figlia, il re perse proprio la testa e fece decapitare il Santo Profeta di Dio... La sua amante Erodìade ebbe la testa gloriosa di San Giovanni Battista su di un vassoio. Vennero i discepoli, presero il cadavere del Santo Battezzatore e lo posero in un sepolcro. Si risvegli dentro di noi lo Spirito profetico di Giovanni il Battezzatore! E per questo preghiamo.
 
 Il vangelo di oggi descrive come Giovanni Battista fu vittima della corruzione e della prepotenza del Governo di Erode. Morì senza essere giudicato da un tribunale, nel corso di un banchetto di Erode con i grandi del regno. Il testo presenta molte informazioni sulla vita di Gesù e sul modo in cui i potenti dell’epoca esercitavano il potere. Fin dall’inizio del Vangelo di Marco scorgiamo una situazione in sospeso. Lui aveva detto: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio!” (Mc 1,14). Nel vangelo di oggi, quasi improvvisamente, sappiamo che Erode aveva già ucciso Giovanni Battista. Quindi il lettore si pone la domanda: “Cosa fará allora con Gesù? Patirà lo stesso destino?” Oltre a fare un bilancio delle opinioni della gente e di Erode su Gesù, Marco pone un’altra domanda: “Chi è Gesù?” Questa ultima domanda cresce nel vangelo fino a ricevere la risposta definitiva dalla bocca del centurione ai piedi della Croce: "Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!" (Mc 15,39)
 
 Marco 6,14-16. Chi è Gesù? Il testo comincia con un bilancio sulle opinioni della gente e di Erode su Gesù. Alcuni associavano Gesù a Giovanni Battista e ad Elia. Altri lo identificavano con un Profeta, cioè con qualcuno che parlava a nome di Dio, che aveva il coraggio di denunciare le ingiustizie dei potenti e che sapeva animare la speranza dei piccoli. Le persone cercavano di capire Gesù partendo dalle cose che loro stesse sapevano, credevano e speravano. Cercavano di inquadrarlo secondo i criteri familiari dell’Antico Testamento con le sue profezie e le sue speranze, e della Tradizione degli Antichi, con le loro leggi. Ma erano criteri insufficienti. Gesù non entrava in questi criteri. Lui era più grande!
 
 Marco 6,17-20. La causa dell’uccisione di Giovanni. Galilea, terra di Gesù, fu governata da Erode Antipa, figlio del re Erode, il Grande, dal 4 avanti Cristo fino al 39 dopo Cristo. In tutto, 43 anni! Durante tutto il tempo in cui Gesù visse, c’erano stati cambiamenti nel governo della Galilea! Erode Antipa era il signore assoluto di tutto, non ascoltava nessuno e faceva ciò che gli pareva! Ma chi veramente comandò in Palestina, fin dal 63 prima di Cristo, fu l’Impero Romano. Erode, per non essere deposto, cercava di accontentare Roma in tutto. Insisteva soprattutto in un’amministrazione efficiente che producesse entrate all’Impero Romano. L’unica cosa che lo preoccupava era la sua sicurezza e la sua promozione. Per questo, reprimeva qualsiasi tipo di sovversione. Flavio Giuseppe, uno scrittore di quell’epoca, informa che il motivo della prigionia di Giovanni Battista era la paura che aveva Erode di una sommossa popolare. A Erode piaceva essere chiamato benefattore della gente, ma in realtà era un tiranno (cf. Lc 22,25). La denuncia di Giovanni contro di lui (Mc 6,18), fu la goccia che riempì il bicchiere, e Giovanni fu fatto prigioniero.
 
 Marco 6,21-29: La trama dell’assassinato. L’anniversario e il banchetto di festa, con danze e orge! Era l’ambiente in cui si tramavano le alleanze. La festa prevedeva la presenza “dei grandi della corte, degli ufficiali e delle persone importanti della Galilea”. In questo ambiente si trama l’assassinio di Giovanni Battista. Giovanni, il profeta, era una denuncia viva in questo sistema corrotto. Per questo fu eliminato con il pretesto di un problema di vendetta personale. Tutto ciò rivela la debolezza morale di Erode. Tanto potere accumulato nelle mani di un uomo che non si controlla! Sotto l’entusiasmo della festa e del vino, Erode giurò con leggerezza qualcosa a una giovane ballerina. E superstizioso com’era, pensava di dover mantenere questo giuramento. Per Erode, la vita dei sudditi non contava nulla. Disponeva di loro come se fossero degli oggetti. Marco racconta il fatto così come avvenne e lascia alle comunità il compito di trarre le conclusioni.
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6) Per un confronto personale
• Conosci casi di persone morte vittima della corruzione e del dominio dei potenti? E conosci nella nostra comunità e nella nostra chiesa persone vittima dell’autoritarismo e di un eccesso di potere?
• Superstizione, vigliaccheria e corruzione distinguevano l’esercizio del potere da parte di Erode. Come si comportano quelli che oggi esercitano il loro potere su gli altri?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 26
Il Signore è mia luce e mia salvezza.
 
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? 
 
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia. 
 
Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia m’innalza. 
 
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi.