Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - lunedì 14 dicembre 2020

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  • lunedì | 14 dicembre 2020

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Lectio lunedì 14 dicembre 2020
 
Lunedì della Terza Settimana di Avvento (Anno B)
San Giovanni della Croce
 
Libro dei Numeri 24, 2 - 7. 15 - 17
Matteo 21, 23 - 27
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che hai guidato san Giovanni della Croce alla santa montagna che è Cristo, attraverso la notte oscura della rinuncia e l’amore ardente della croce, concedi a noi di seguirlo come maestro di vita spirituale, per giungere alla contemplazione della tua gloria.
 
Giovanni (Fontiveros, Spagna, c. 1542 – Ubeda, 14 dicembre 1591) è fra i grandi maestri e testimoni dell’esperienza mistica. Entrato nel Carmelo ebbe un’accurata formazione umanistica e teologica. Condivise con santa Teresa d’Avila il progetto di riforma dell’Ordine Carmelitano che attuò e visse con esemplare coerenza. Il Signore permise che subisse dolorose incomprensioni da parte dei confratelli di Ordine e di Riforma. In questo cammino di croce, abbracciato per puro amore, ebbe le più alte illuminazioni mistiche di cui è cantore e dottore nelle sue opere: «La salita al monte Carmelo», «La notte oscura dell’anima», «Il cantico spirituale» e «La fiamma viva di amore». Fra le più alte voci della lirica spagnola, è il mistico «del nulla e del tutto», guida sapiente di generazioni di anime alla contemplazione e all’unione con Dio.
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2) Lettura: Libro dei Numeri 24, 2 - 7. 15 - 17
In quei giorni, Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. Egli pronunciò il suo poema e disse: «Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Si estendono come vallate, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantato, come cedri lungo le acque. Fluiranno acque dalle sue secchie e il suo seme come acque copiose. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà esaltato». 
Egli pronunciò il suo poema e disse: «Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele».
 
3) Commento  su  Libro dei Numeri  24, 2 - 7. 15 - 17
? "Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. …… Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Sono come torrenti che si diramano, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantati, come cedri lungo le acque".  (Numeri 24,2-6) - Come vivere questa Parola?
Balaam non è un israelita. È un indovino pagano assoldato da Balak, re di Moab nemico acerrimo di Israele. Egli, non essendo riuscito a vincere il popolo di Dio con le armi, pensa di cavarsela pagando il mago, che con la forza di un potere tenebroso potrebbe vincere Israele. Escogita dunque di far maledire da lui gli Israeliti.
Ma anche queste forze non sono così docili e facilmente manovrabili. L'episodio tratto dal libro dei Numeri merita di essere letto per intero.
Ritrovi, oltre all'andamento del racconto all'insegna della sorpresa ma anche di intelligente umorismo, una verità sacrosanta: a giostrare le sorti dell'umanità non è chi ha soldi e potere, ma Dio. 
Egli lascia libero l'uomo di fare le sue scelte: giuste o sbagliate che siano. Ma quando crede bene si serve anche dell'imponderabile, dell'imprevedibile per dare una svolta alla storia.
Qui anche le bizze della mula cavalcata dall'indovino Balaam rientrano in un piano luminoso: quello di costringere l'indovino a benedire anziché maledire la tende degli Israeliti.
Signore, tu ci hai creato per la benedizione. Avremo gioia se vivremo nel nostro cuore sempre questo aspetto importante del nostro appartenere a Te. 
Benedicici: oggi e sempre perché, a nostra volta, noi viviamo la gioia del benedire: oggi e sempre, senza discriminazione di sorta.
Ecco la voce di un grande mistico S. Giovanni della Croce: "Se vuoi veramente raggiungere il tutto, devi abbandonare l'avidità del possesso"
 
? «Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! [...] Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe uno scettro sorge da Israele». (Nm 24, 2-5; 15-17) - Come vivere questa Parola?
L'oracolo di Balaam riportato brevemente nella prima lettura di oggi, accende la nostra gioia e la nostra speranza nell'attesa trepida del santo Natale che si avvicina, perché ci fa intravvedere all'orizzonte una stella che spunta luminosa da Giacobbe. I nostri occhi sono dunque rivolti costantemente verso la luce di quella stella che viene a illuminarci!
Balaam era un indovino pagano che viene chiamato da Balak, re di Moab, per maledire a nome suo il popolo d'Israele prima della battaglia. Il re temeva che quel popolo fosse una minaccia per il suo regno. Ma interviene Dio e Balaam è messo nell'impossibilità di pronunciare parole di maledizione, non lo può in alcun modo. Anche se volesse maledire, le parole che escono dalla sua bocca sono soltanto benedizione. «Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! (v.5). 
Ecco un primo grande insegnamento che ci viene in questo tempo di Avvento da un indovino pagano: far sì che dalla nostra bocca non esca mai nessuna parola di maledizione per nessuno, ma imparare a pronunciare sempre parole di benedizione per i nostri fratelli e sorelle che incontriamo.
Ma lo Spirito compie attraverso Balaam una cosa ancora più grande: egli, infatti, predice l'avvento di un personaggio misterioso, il quale spunta da Giacobbe come stella luminosa. È questo uno dei primi oracoli che la tradizione biblica ha poi riletto in chiave messianica, fino all' affermazione del Cristo stesso nell'ultimo libro della Bibbia: «Io sono la stella radiosa del mattino»
Preghiamo con la Liturgia (Ap 22,16): «O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell'ombra di morte» (Antifona O, dai vespri del 21 dicembre: Liturgia delle ore vol I, p. 352). 
Anche Ignazio di Antiochia è un autorevole testimone di questa antica tradizione. Infatti, nel suo celebre "Inno della stella" riportato sotto, in uno squarcio poetico di grande effetto, vede brillare nel cielo un astro più luminoso di tutti gli altri: l'Uomo Nuovo, il Cristo Signore, Figlio di Dio e della Vergine Maria.
Ecco le sue parole, quale grande Vescovo e Martire (Ignazio di Antiochia, agli Efesini 19, 1-2): «Un astro nel cielo brillò più di tutti gli astri. E la sua luce era indicibile, e la sua novità destò stupore. Tutte le altre stelle insieme col sole e la luna facevano coro intorno all'astro. Ma esso era superiore a tutte con la sua luce» 
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 21, 23 - 27
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
 
  
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 21, 23 - 27
? Ancora una volta i dottori della legge trascinano Gesù su un terreno scivoloso domandandogli da dove viene il suo potere. Ma egli tiene loro testa con abilità e, come risposta, li riduce al silenzio con un’altra domanda. Poiché, qualunque fosse il loro modo di rispondere, essi si metterebbero in una situazione delicata. Riconoscere che è il cielo che ha mandato Giovanni Battista sarebbe riconoscere che essi hanno commesso un grave peccato non credendo in lui. Ma scegliere l’altra alternativa è attirarsi la collera del popolo, del quale essi hanno ancora bisogno nella loro campagna contro il Nazareno. Essi se ne escono dunque: “Non lo sappiamo”. Ciò fa sì che Gesù stesso non debba rispondere. Gli uomini che si sono rifiutati di capire l’importanza della missione e del messaggio di Giovanni Battista, come di trarne le conseguenze, non avrebbero affatto potuto cogliere quella di Gesù Nazareno.
 
? Con quale autorità…
La gente umile, dal cuore semplice, si accorge immediatamente che il parlare di Cristo è diverso da quello degli scribi e dei farisei: «Rimanevano colpiti - dice l'evangelista - dal suo insegnamento, perché parlava con autorità e non come i loro scribi». Non era perciò necessario interrogare Cristo come fanno i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo, sarebbe stato sufficiente aprire mente e cuore per comprendere l'autenticità e la novità del suo messaggio. L'evangelista Marco ci riferisce ad ulteriore conferma che «il Signore operava insieme con loro (con gli apostoli) e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano». Tutta la vita di Cristo è una splendida ed inequivocabile conferma della divina autorità che egli esercita per illuminare i cuori e redimere l'uomo dal peccato. È una autorità umano divina, che menava dalla sua persona, dalle sue parole e dalle sue opere. Un saggio proverbio popolare afferma però che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ci si turano le orecchie quando in chi parla vediamo un avversario o una persona che apertamente svela i nostri cattivi comportamenti e ci mette in crisi. Si turano orecchie, cuore e mente a chi vede insidiata la propria egemonia o compromesso il proprio potere; anche a chi, pur ammettendo la verità, non ha il coraggio di conformare la propria vita agli insegnamenti che gli vengono proposti si turano i sensi dell'anima. Ciò accade anche ai nostri giorni: esistono ancora i contestatori di mestiere, esistono ancora i sordi cronici ed inguaribili, che hanno sempre una verità diversa da proporre purché sia contraria a quella che viene proclamata. Se ciò è grave nei confronti degli uomini diventa peccaminoso nei confronti di Cristo. Egli incarna la verità, è la Verità. È la luce del mondo che illumina ogni uomo. Non dovrebbe più accadere che gli uomini, noi, preferiamo le tenebre alla Luce. Potremmo far trascorrere invano un altro Natale!
 
? Il vangelo di oggi descrive il conflitto che Gesù ebbe con le autorità religiose dell’epoca, dopo che scacciò i venditori dal Tempio. I sacerdoti e gli anziani del popolo volevano sapere con quale autorità Gesù facesse queste cose: entrare nel Tempio e scacciarne i venditori (cf. Mt 21,12-13). Le autorità si consideravano i padroni di tutto e pensavano che nessuno potesse fare nulla senza il loro permesso. Per questo, perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo. Qualcosa di simile stava accadendo anche nelle comunità cristiane degli anni settanta-ottanta, epoca in cui è stato scritto il vangelo di Gesù. Coloro che resistevano alle autorità dell’impero erano perseguitati. C’erano altri che, per non essere perseguitati, cercavano di conciliare il progetto di Gesù con il progetto dell’impero romano (cf. Gal 6,12). 
 
? La descrizione del conflitto di Gesù con le autorità del suo tempo era un aiuto per i cristiani, affinché continuassero impavidi nelle persecuzioni e non si lasciassero manipolare dall’ideologia dell’impero. Anche oggi, alcuni che esercitano il potere, sia nella società come nella chiesa e nella famiglia, vogliono controllare tutto come se fossero loro i padroni di tutti gli aspetti della vita della gente. A volte giungono perfino a perseguitare coloro che pensano in modo diverso. Con questi pensieri e problemi in mente, leggiamo e meditiamo il vangelo di oggi.
 
? Matteo 21,23: La domanda delle autorità religiose a Gesù: “Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?” Gesù rispose: “Vi farò anch’io una domanda e se voi mi risponderete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Gesù ritorna al Tempio. Quando insegnava i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si avvicinavano e chiedevano: Con quale autorità fai queste cose? Chi ti ha dato questa autorità?" Gesù circola, di nuovo, nella grande piazza del Tempio. Poi appaiono alcuni sacerdoti ed anziani ad interrogarlo. Dopo tutto ciò che Gesù aveva fatto il giorno prima, loro vogliono sapere con quale autorità fa queste cose. Loro non si chiedono quale fosse il vero motivo che spinse Gesù a scacciare i venditori (cf. Mt 21,12-13). Chiedono solo con quale autorità fa quello che fa. Pensano di avere il diritto di controllare tutto. Non vogliono perdere il controllo delle cose.
 
? Matteo 21,24-25ª: La domanda di Gesù alle autorità. Gesù non si nega a rispondere, ma mostra la sua indipendenza e libertà e dice: “Vi farò anch’io una domanda e se voi mi risponderete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?” Domanda intelligente, semplice come una colomba e astuta come il serpente! (cf. Mt 10,16). La domanda rivela la mancanza di onestà degli avversari. Per Gesù, il battesimo di Giovanni veniva dal cielo, veniva da Dio. Lui stesso era stato battezzato da Giovanni (Mt 3,13-17). Gli uomini del potere, al contrario, avevano tramato la morte di Giovanni (Mt14,3-12). E mostrarono, così, che non accettavano il messaggio di Giovanni e che consideravano il suo battesimo come una cosa degli uomini e non di Dio.
 
? Matteo 21,25b-26: Ragionamento delle autorità. I sacerdoti e gli anziani si resero conto della portata della domanda e razionalizzavano nel modo seguente: "Se rispondiamo che veniva dal cielo, lui dirà: Allora, perché non avete creduto a Giovanni? Se rispondiamo che veniva dagli uomini, temiamo la moltitudine, poiché tutti pensano che Giovanni sia un profeta”. Per questo, per non esporsi, rispondono: “Non sappiamo!” Risposta opportunista, falsa e interessata. L’unico loro interesse era non perdere il loro potere sulla gente. Dentro di loro, avevano già deciso tutto: Gesù doveva essere condannato a morte (Mt 12,14).
 
? Matteo 21,27: Conclusione finale di Gesù. E Gesù disse loro: Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose". La loro totale mancanza di onestà, fa sì che non meritino la risposta di Gesù.
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6) Per un confronto personale
• Ti sei sentito/a qualche volta controllato/a, in modo non dovuto, dalle autorità in casa, nel lavoro, nella Chiesa? Qual’ è stata la tua reazione?
• Tutti e tutte abbiamo qualche autorità. Anche in una semplice conversazione tra due persone, ognuna di loro ha un certo potere, una certa autorità. Come uso il potere, come esercito l’autorità: per servire e liberare o per dominare e controllare?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 24
Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
 
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
 
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore.
 
Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.