Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - lunedì 30 novembre 2020

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  • lunedì | 30 novembre 2020

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Lectio lunedì 30 novembre 2020
 
Lunedì della Prima Settimana di Avvento (Anno B)
Sant’Andrea
 
Lettera ai Romani 10, 9 - 18
Matteo 4,18 - 22
 
 
1) Orazione iniziale 
Dio onnipotente, esaudisci la nostra preghiera nella festa dell’apostolo sant’Andrea; egli che fu annunziatore del Vangelo e pastore della tua Chiesa, sia sempre nostro intercessore nel cielo.
 
Oggi celebriamo la festa dell'Apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro e amico di Giovanni e di Giacomo. Il Vangelo ci narra come Andrea ha ascoltato la parola di Dio che gli era rivolta: ""Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono". E questa adesione pronta che ha permesso agli Apostoli di diffondere la parola, la "buona notizia" della salvezza. La fede viene dall'ascolto e ciò che si ascolta è la parola di Cristo, che anche oggi la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra. 
Siamo dunque sollecitati ad ascoltare la parola, ad accoglierla nel cuore. Essa è un rimedio salutare. E una parola esigente, ed è questo il motivo per cui facilmente vorremmo chiudere le orecchie a Dio che ci parla: capiamo che l'ascolto avrà delle conseguenze. Dobbiamo pensare che la parola di Dio è davvero un rimedio, che se qualche volta ci fa soffrire è per il nostro bene, per prepararci a ricevere i doni del Signore. 
Ma la parola non è solo un rimedio, è un cibo, il cibo indispensabile per l'anima. E detto nei profeti che Dio metterà nel mondo una fame, non fame di pane, ma di ascoltare la sua parola. E di questa fame che abbiamo bisogno, perché ci fa continuamente cercare e accogliere la parola di Dio, sapendo che essa ci deve nutrire per tutta la vita. Niente nella vita può avere consistenza, niente può veramente soddisfarci se non è nutrito, penetrato, illuminato, guidato dalla parola del Signore. 
Nello stesso tempo la parola di Dio è una esigenza. Gesù ne parla come di seme che deve crescere e diffondersi Ovunque. Da questa parola viene la fecondità di Ogni apostolato. Se si dicono parole umane, non è il caso di considerarsi apostoli, ma se abbiamo accolto in noi la parola di Dio, essa ci spinge a proclamarla, a diffonderla dappertutto, per mettere gli uomini in comunicazione con Dio. 
Da san Giovanni sappiamo che non è facile ascoltare la parola di Dio, che non è opera umana. 
Gesù rimprovera ai farisei di non essere capaci di ascoltare la sua parola, perché non sono docili a Dio: "Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me" (Gv 6,45), dice il Signore: per ascoltare la parola di Dio bisogna essere stati intimamente docili al Padre. 
La parola di Dio fa la nostra felicità, perché è il mezzo della comunicazione con Dio. Se vogliamo essere in comunione con Dio dobbiamo accogliere in noi la sua Parola. 
D'altronde è lui che nella sua bontà e generosità ci dà la sua parola, ci mette in comunicazione, è lui che parla per primo, che ci apre le orecchie perché possiamo ascoltare, come dice un salmo, e ci dà la gioia di parlare con lui. La parola di Dio è anche il mezzo migliore per essere in comunione fra noi. Non facciamoci illusioni: la vera fraternità è possibile soltanto nella parola di Dio. Se noi la rifiutiamo, i più bei desideri, i più bei propositi di essere in comunione con gli altri sono destinati al fallimento, perché manca il vero fondamento, che è la comunione con Dio. 
Domandiamo a sant'Andrea di insegnarci ad ascoltare, ad accogliere la parola di Dio molto generosamente, molto semplicemente, molto fraternamente, per essere in comunione con Dio e gli uni con gli altri.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 10,9 - 18
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!». 
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro: «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole».
 
3) Commento su Lettera ai Romani  10, 9 - 18
? Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. (Rm 10, 9) - Come vivere questa Parola?
La festa di san Andrea ci porta immediatamente al tempo di Gesù, dove è stato apparentemente più facile accogliere l'arrivo del Figlio dell'Uomo e riconoscerlo come il Signore. Vedere e toccare con mano l'esistenza di Gesù non è stata infatti una garanzia per avere fede in lui. Solo alcuni sono passati alla fede e hanno avuto le stesse difficoltà che abbiamo ora noi, nell'accogliere e coltivare il dono della fede. Perché vedere non è immediatamente credere... magari aiuta a spiegarsi un COME, ma il PERCHÉ delle cose, il loro senso e significato li si conquista solo attraverso un'elaborazione interiore, a posteriori, dopo aver lasciato decantare emozioni e sensazioni, dando spazio alla ragione e all'amore provato.
San Paolo ci propone l'accoglienza del Kerigma come via alla salvezza: scoprire chi è davvero il Signore del mondo, della storia, riconoscerlo e vedere che la sua vita, fatta di energia, ma anche di svuotamento, si ripropone in ogni esperienza dell'uomo, della creazione, della storia. In quello che ci accade ritroviamo quella "legge" per cui morte e vita si intrecciano e generano nuova vita.
Signore, come nella presentazione dei doni nell'eucaristia, fa' che la nostra giornata sia un continuo restituirti i doni da te ricevuti e da noi trafficati, per riceverli nuovamente da te, ricchi di te per prolungare con te la salvezza nel mondo. 
Ecco la voce catechismo della liturgia (Antifona di comunione): Andrea disse a suo fratello Simone: "Abbiamo trovato il Messia, il Cristo". E lo condusse da Gesù. (Gv 1,41-42)
 
? "Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione per ottenere la salvezza" (Rm 10,10) - Come vivere questa Parola?
In questa festa dell'Apostolo Andrea è bello ricordare anzitutto che in greco il nome Andrea significa uomo. E la Parola di oggi dà delle indicazioni precise intorno a quella pienezza di vita e dunque d'umanità autentica che viene dal seguire Gesù: così come ci narra il vangelo odierno circa il pronto abbandono delle reti da pesca da parte di Andrea totalmente aperto all'invito di Gesù. 
Andrea ha risposto prontamente alla chiamata perché ha creduto con il suo cuore puro e docile alla divina chiamata. Credere col cuore è come dire che la fede o ha radice d'interiorità, dunque di personale adesione al Signore o è solo parvenza di una fede che il vento delle tentazioni e delle prove disperde. Chi crede veramente non può non operare la giustizia che, nel significato biblico del termine, significa tutto ciò che è secondo onestà, bontà, pazienza; un agire corretto non dettato dall'egoismo, né da interessi solo personali ma volti a una ricerca del bene di tutti. 
La vita del cristiano però non è solo interiorità, Paolo dice che: "per ottenere la salvezza occorre anche saper testimoniare Gesù Cristo e il suo vangelo". Il che a volte esige che si dica la propria identità cristiana anche manifestandola a parole. Con un sentire coraggioso ma non polemico, non in opposizione a quanti non condividono le convinzioni del cristiano, non ostile né presuntuoso, ma affabile, condiviso, empaticamente vicino ad ogni prossimo.
Grazie, Signore! In questa festa di Sant'Andrea, il cui nome significa "uomo", Tu ci indichi la strada per crescere in umanità vera e sempre più consona a quell'immagine e somiglianza a te con cui Tu, da sempre, ci hai pensato.
Ecco la voce di un monaco e vescovo santo Mariano Magrassi: Sappi rischiare abbandonandoti all'imprevisto di Dio sotto l'azione dello Spirito Santo senza esitazione. Questa è la fedeltà che si prova attraverso il crogiolo del tempo.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 4, 18 - 22
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo  4,  18 - 22
? “Camminava lungo il mare di Galilea”. Gesù è appena uscito dal deserto, dopo i 40 giorni di grande solitudine e lotta contro il demonio (Mt 4, 1-11). È uscito vittorioso, sicuro dell’amore del Padre suo ed è venuto in Galilea, terra lontana e disprezzata, terra di confine e di estraneità, portando la sua grande luce, la sua salvezza (Mt 4, 12-16). E qui ha iniziato a gridare il suo annuncio di gioia e liberazione: “Il regno dei cieli è vicino!” (Mt 4, 17). Non c’è più solitudine, né deserto incolmabile, non c’è assenza da quando il Signore Gesù è sceso sulla nostra terra, Galilea delle genti: Lui, infatti, è davvero vicino, è Dio-con-noi. Non sta lontano, non rimane fermo e nascosto, ma Egli “cammina”, passeggia lungo il mare, lungo le rive delle nostre povere vite. Anzi, ancora di più. Galilea significa “anello”: questo ci dice che Lui, l’Amore, viene a sposarci, a unirci per sempre con Sé. Allora non resta che accoglierLo, mentre cammina sulla riva del mare. Lui già ci vede, anche a distanza, già ci conosce…
 
? Vi farò pescatori di uomini.
È difficile per noi immaginare come una voce, un invito, un richiamo possa essere decisivo per la vita di una persona. Solo pensando al fascino che Gesù esercitava con tutta la sua persona, e con la sua divina autorità, riusciamo a comprendere come semplici e rozzi pescatori, abbiano potuto, senza esitazione, lasciate le reti, e con esse tutte le loro umane sicurezze, mettersi alla sua sequela. È evidente che l'eco di quanto il Maestro di Nazaret andava facendo e dicendo, fosse arrivato anche sulle spiagge del lago di Tiberiade, anche agli orecchi e al cuore dei due fratelli pescatori Pietro e Andrea. Resta comunque vero che per giungere alla determinazione di «lasciare tutto», cambiare completamente vita, occorre una grandissima fiducia in colui che chiama. A maggior ragione se si pensa che Gesù non fa promesse, non dà sicurezze, non offre compensi, anzi ad uno scriba che esprime il desiderio di volerlo seguire dice: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
A Pietro e ad Andrea ha da scandire solo una proposta, non di immediata comprensione: «Vi farò pescatori di uomini». «Ed essi subito, lasciate le reti lo seguirono». Gesù non si ferma! «Andando oltre vide altri due fratelli». Davvero è andata oltre quella voce suadente: quanti e quante hanno sentito lo stesso invito di Andrea e con la stessa sollecitudine, hanno lasciato tutto per seguirlo. Questo ricordo degli apostoli ci sprona a rendere grazie per la chiamata e per tutte le chiamate. Ringraziamo perché sul fondamento degli apostoli poggia la nostra fede. Ringraziamo tutti coloro che in modi e momenti diversi offrono la stessa loro preziosa testimonianza. Ringraziamo il buon Dio se ciascuno di noi si sente concretamente impegnato a vivere ed annunciare la stessa fede trasmessa da Andrea a da tutti gli apostoli.
 
? “Venite dietro a me”. Queste sono le sue parole, semplici, limpide: ci chiede di metterci in cammino, di muoverci, anche noi, come Lui. “Venite!”. È bello sentirci risvegliare da questa sua voce, che ci raggiunge ed è più forte, più dolce della voce delle acque del mare, del mondo, rumorose e confuse. Quando Lui parla al cuore, si fa grande bonaccia, ritorna la calma. E poi ci offre anche la rotta, segna il percorso da fare; non ci lascia smarrire: “Dietro a me”, dice il Signore. Basta accogliere l’invito, basta accettare che sia Lui a saperne di più; dobbiamo solo seguirlo, è Lui ad aprire la strada.
 
? “Lasciarono e seguirono”. I due fratelli, i primi chiamati, Pietro e Andrea, diventano, per noi, all’inizio di questo cammino, un esempio chiarissimo, forte, sicuro. Ci insegnano le mosse da fare, i movimenti, le scelte. “Lasciare” e “seguire” diventano i verbi chiave, le parole scritte nel cuore. Sì, perché forse accadrà più spesso di dover fare tali operazioni al di dentro, nel segreto dell’anima, dove solo noi possiamo vedere. Dove solo il Signore è testimone che anche per noi si compie questa meravigliosa parola del vangelo, tanto viva e forte che ti cambia la vita.
 
? “Subito”. Per due volte Matteo ci fa vedere la prontezza dei discepoli nell’accogliere il Signore che passa, il suo sguardo, la sua voce per loro. Non mettono ostacoli, non dubitano, non hanno paura, ma si fidano ciecamente di Lui, rispondono subito, dicendo sì a quell’Amore.
 
? In un crescendo, Matteo fa scorrere davanti ai nostri occhi tutti gli elementi che animavano quella scena, sulla riva del mare: le reti, le barche, il padre… tutto scivola via, passa in secondo piano, viene lasciato da parte. Rimane solo il Signore, che cammina davanti e, dietro a Lui, quei quattro chiamati, uomini nuovi, che portano in sé il nostro nome, la storia che Dio ha scritto anche per noi.
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6) Per un confronto personale
? L’orizzonte di questo racconto evangelico e quindi della grazia che il Signore ancora oggi compie per noi, è il mare, un mare preciso, che ha un nome, una sua geografia. Riesco, davanti alla Parola di Dio, in questo momento, a dare un volto preciso all’orizzonte della mia vita? Ho la serenità interiore per mettere a nudo, davanti agli occhi di Cristo, la mia vita, così com’è, la mia Galilea, il mio mare? Ho forse paura delle acque che porto nel cuore, quasi fosse un mare minaccioso, oscuro, nemico? Riesco a lasciare che il Signore cammini lungo le mie rive? Riesco a lasciarmi guardare anch’io, come Andrea, come Simone, Giacomo e Giovanni?
? E se faccio silenzio, in questo momento, se lascio davvero che i passi di Gesù si avvicinino a me, fino a lasciare sulla mia povera sabbia le sue impronte d’amore, d’amicizia, ho poi anche il coraggio di lasciarmi raggiungere dal suo sguardo pieno di luce? O continuo a nascondermi un po’, a sottrarmi, a mascherare qualche parte di parte, che io stesso non voglio vedere, o accettare?
E ancora: lascio che Lui mi parli, che mi dica, forse per la prima volta: “Vieni dietro a me”? O preferisco continuare ad ascoltare solo il rumore del mare, delle sue onde invadenti, scomposte?
? Questo Vangelo mi parla in maniera molto forte della compagnia dei fratelli, mi parla del mio essere figlio, mette a nudo la parte più profonda del cuore, entra nell’intimo della casa. Forse è proprio questo il luogo dove c’è più dolore per me, dove non mi sento capito, accolto e amato come vorrei? Perché il Signore mette il dito nella mia piaga? Fratelli, padre, madre, compagni… Gesù è tutto questo per me, ed è molto di più. Lo sento davvero così? C’è posto, per Lui, a casa mia? E com’è la mia relazione con Lui? Di fratello, di amico, di figlio? O lo conosco solo da lontano, alla superficie, di sfuggita?
* Mi sembra molto chiaro che questo passaggio del Signore opera grandi cose nella vita dei discepoli: “Vi farò pescatori di uomini”, dice a loro. Come reagisco davanti a questa scoperta? Voglio anch’io lasciarmi toccare da Lui in modo vero, reale? Voglio lasciarmi cambiare la vita? Insieme a Lui voglio partire per una nuova avventura, a cercare fratelli e sorelle che hanno bisogno di incontrarlo, di conoscerlo, di sentirsi amati dal suo Amore infinito? Pescatore di uomini posso essere anch’io, come Andrea e i suoi fratelli.
? Manca ormai solo una cosa: la decisione, la scelta di seguire il Signore, di camminare dietro di Lui. Provo a fermarmi ancora un istante… Cosa devo lasciare, oggi, per fare questo passo importante? Cos’è che mi frena, che mi insabbia, che non mi permette di muovermi? Quale peso ho nel cuore, nell’anima? Forse nasce dentro di me il bisogno di confessarmi, di aprire il mio cuore. Porto ormai scritto dentro lo sguardo che Lui ha posato su me, le sue parole, più forti del rumore del mare; non posso far finta di niente. Il Signore è passato a ha lasciato un segno. Io non son più quello di prima… voglio dire il mio sì, come Andrea. Amen.
 
  
7) Preghiera finale: Salmo 18
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
 
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
 
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.