Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - venerdì 20 novembre 2020

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  • venerdì | 20 novembre 2020

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Lectio venerdì 20 novembre 2020
 
 
Venerdì della Trentatreesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Apocalisse 10, 8 - 11
Luca 19, 45 - 48
 
 
1) Preghiera 
O Dio di infinita bontà, che ha inviato la sua parola nel mondo perché rimanga con noi fino alla fine dei tempi, rivolgiamo le nostre suppliche, perché la nostra comunità si costruisca e cresca sempre più attorno all'ascolto della parola e alla celebrazione dei sacramenti, per diventare segno della presenza del Signore.
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2) Lettura: Apocalisse 10, 8 - 11
Io, Giovanni, udii una voce dal cielo che diceva: «Va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo che sta in piedi sul mare e sulla terra». Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: «Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele». Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza. Allora mi fu detto: «Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni, lingue e re».
 
3) Riflessione su Apocalisse 10, 8 - 11
Va', prendi il libro aperto dalla mano dell'angelo... Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele... Devi profetizzare ancora su molti popoli... (Ap 10,8-9.11) - Come vivere questa Parola?
Dopo il sesto sigillo e la sesta tromba la sequenza delle descrizioni viene interrotta per raccontare delle visioni intermedie che preparano alla settima serie. Innanzitutto, il veggente è riportato a Patmos, reinserito nella realtà terrena: risuona la voce dal cielo, per bocca di un angelo descritto negli ornamenti di Dio, del Gesù trasfigurato, della visione iniziale del figlio dell'uomo all'inizio delle visioni (cf Ap 1). 
L'angelo misterioso, potente e immenso, che abbraccia la terra e il mare, scende dal cielo con un piccolo rotolo. Il rotolo che il veggente dovrà mangiare! Che in bocca gli sarà dolce come il miele, ma nello stomaco ne sentirà tutta l'amarezza. Perché il rotolo contiene sì delle notizie piacevoli della vittoria dei fedeli, ma anche delle notizie amare del disastro che incombe sul mondo. E questo il veggente, il missionario deve annunciare ai popoli, alle nazioni, ai re... a tutti: ... non c'è più tempo! Quando infatti suonerà la settima tromba, allora il mistero di Dio, tutto il mistero di Dio annunciato dai profeti, sarà compiuto (cf 10,6-7)! 
 
È il mistero di Dio quindi che sta entrando nella nostra vita. Per non sentire l'amarezza viscerale perché non abbiamo riconosciuto il suo passaggio, bisogna dunque sgombrare ogni angolo del nostro essere: la bocca, il cuore, la mente. Siamo infatti il tempio di Dio, che deve essere casa di preghiera e non un covo di malviventi (cf Lc 19,45-48). Gesù che dal tempio di Gerusalemme scaccio i venditori ipocriti della grazia, in quello stesso luogo insegnò come vivere e come pregare. Vi annunciava il Vangelo: il tempo è compiuto e il Signore è in mezzo a noi. Il popolo "pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo": quelle parole docili alle orecchie e dolci in bocca, smuoveranno anche le viscere alla felicità, alla lode, all'impegno che solo da una casa purificata può diffondersi tra i popoli e le nazioni.
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca... Apro anelante la mia bocca, perché ho sete dei tuoi comandi. (dal Salmo responsoriale 119[118],103.131)
Ecco le parole di un proverbio: «Una buona parola è come il miele: dolce per l'anima, medicina per il corpo».
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 19, 45 - 48
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 19, 45 - 48
Luca dopo aver descritto la salita di Gesù a Gerusalemme (17,11-19,28) lo presenta ora mentre svolge la sua azione nel contesto del tempio. Dopo l’ingresso in Gerusalemme dell’inviato del Signore passando per la porta d’oriente (19,45), il tempio diventa il primo luogo dove Gesù svolge la sua azione: le controversie che vengono narrate avvengono all’interno di questo luogo e ad esso si riferiscono. L’andata di Gesù al tempio non è solo un fatto personale ma riguarda anche la «moltitudine dei discepoli» (v.37) sul loro rapporto con Dio (vv.31-34). Luca, riporta, innanzitutto, un primo episodio in cui vengono presentati i preparativi per l’ingresso di Gesù nel tempio (vv.29-36) e la loro realizzazione (vv.37-40); segue poi una scena in cui viene mostrato Gesù che piange sulla città (vv.41-44); mentre nella scena che segue troviamo il brano della nostra liturgia odierna: il suo insediamento nel tempio e la cacciata dei venditori (vv. 45-48).
 
Avete trasformato la casa del Padre in una spelonca di ladri...
Nell'area sacra del tempio di Gerusalemme era invalso l'uso di un vergognoso commercio. Si facevano compre e vendite circa la materia delle offerte e dei sacrifici. È da supporre che si verificassero scandalosi abusi. Dopo il lamento sulla città, Gesù entra in Gerusalemme, sale al tempio e "comincia a scacciare i venditori, dicendo: sta scritto: la mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!" È bene che non ci facciamo illusione: il tempio deve essere conservato puro. La vicenda di Dio nel mondo rimane santa; e poiché il tempio non è soltanto il tempio di pietre – noi stessi siamo il tempio di Dio – il gesto di Gesù ci riguarda personalmente circa la santità con cui dobbiamo circondarlo e custodirlo. Pur non togliendo nulla a quanto Gesù ha compiuto, è doveroso fare un'altra considerazione. Il gesto di scacciare i venditori dal tempio non è giustificato da nessuna disposizione della legge che sarebbe stata violata, essendo pienamente legittime le attività commerciali e finanziarie che si svolgevano nel cortile esterno. Per questo diventa un segno profetico che annuncia la fine del luogo prestigioso dell'antica alleanza. Il velo del tempio si squarcerà da cima a fondo nel momento in cui Gesù muore sul Golgota. Gesù stesso sarà il tempio della nuova alleanza, consacrata nel suo sangue. La casa di Dio può e deve avere un'altra destinazione. È ciò che il Maestro comincia a fare: "Ogni giorno insegnava nel tempio". Vi troviamo in ciò un richiamo di una antecedente profezia: "Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate". Il brano evangelico si chiude con questa annotazione: "I sommi sacerdoti cercavano di ucciderlo. Tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo". L'inimicizia che sta suscitando, costruirà il tempio, dove il Padre ci attende. Sono le meraviglie del Signore, che cambia in bene il male che l'uomo si procura con le sue stesse mani.
 
Il gesto di Gesù. Non ha un valore politico ma un significato profetico. Al lettore sembra che la meta del grande viaggio di Gesù a Gerusalemme il suo ingresso nel tempio. È evidente il richiamo alla profezia di Malachia e il compimento nell’ingresso di Gesù nel tempio: «E subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate…» (3,1). Il gesto di cacciare dal tempio i venditori viene accompagnato da Gesù da due riferimenti alla Scrittura.  Innanzitutto Is 56,7: «La mia casa sarà casa di preghiera». Il tempio è il luogo in cui Gesù si rivolge al Padre. L’attività commerciale e affaristica ha reso il tempio un covo di ladri e lo ha privato della sua unica ed esclusiva funzione: l’incontro con la presenza di Dio. Il secondo riferimento scritturistico: è attinto da Ger 7,11: «Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome?». 
 
L’immagine del covo dei ladri serve a Gesù per condannare il traffico materiale in senso lato e non solo disonesti traffici del commercio che in modo nascosto e illegale si compivano nel tempio. Gesù esige un cambiamento di rotta: purificare il tempio da tutte quelle negatività umane e riportarlo alla sua funzione originaria: rendere un autentico servizio a Dio.  E cacciandoli tali impostori del commercio si realizza la profezia di Zaccaria: «In quel giorno non vi sarà neppure un mercante nella casa del Signore degli eserciti» (14,21). Questo pronunciamento di Gesù sul tempio non è orientato a una restaurazione della purezza del culto, come era nell’intenzione dei zeloti. L’intenzione di Gesù và al di là della purità del culto, è più radica, intransigente: il tempio non un’opera realizzata dallo sforzo umano; la presenza di Dio non è legata al suo aspetto materiale; l’autentico servizio a Dio lo realizza Gesù nel suo insegnamento. A motivo di questa predicazione «i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di prenderlo, e anche i notabili del popolo» (v.47). 
 
All’interno di questo spazio temporale del tempio Gesù svolge un insegnamento altamente significativo, anzi è proprio in questo luogo così fondamentale per i giudei che il suo insegnamento raggiunge il vertice e sarà da qui che partirà la parola degli apostoli (Atti 5,12.20.25.42). La diffusione della Parola di grazia di cui Gesù è l’unico portatore si distende come un arco che inizia con la sua opposizione, ancora dodicenne nel tempio fra i Dottori della legge; si prolunga con il suo insegnamento nell’attraversare la Galilea e durane il cammino verso Gerusalemme; fino all’entrata nel tempio dove prende possesso della casa di DioIn questo luogo vengono poste le basi per la futura missione della chiesa: la diffusione della parola di Dio. I capi del popolo non intendono sopprimere Gesù per aver rovinato l’andamento degli affari economici del tempio ma i motivi risalgono a tutta la sua precedente attività di insegnamento e che ora si agiscono nel suo discorso contro il tempio.  Gesù rivendica qualcosa e questo scatena la reazione dei sommi sacerdoti e degli scribi. In contrasto con questo atteggiamento ostile si profila quello positivo del popolo che «pende dalle sue labbra». Gesù è visto come il messia che raduna intorno a sé con la sua Parola di grazia il popolo di Dio.
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6) Per un confronto personale
• La tua preghiera al Signore consiste in un rapporto semplice da padre a figlio in cui trovare tutta la forza per comunicare con Dio oppure è accompagnata da usanze e pratiche per propiziarti la sua benevolenza?
• Quando ascolti la parola di Gesù ti senti rapito dal suo insegnamento come le folle che pendevano dalle sue labbra? Ovvero presti la dovuta attenzione all’ascolto del Vangelo e aderisci a Cristo?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 118
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse!
 
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
più che in tutte le ricchezze.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri. 
 
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca.
 
Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
perché sono essi la gioia del mio cuore.
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.