Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - sabato 14 novembre 2020

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  • sabato | 14 novembre 2020

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Lectio sabato 14 novembre 2020
 
 
Sabato della Trentaduesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 

3 Lettera di Giovanni 1, 5 - 8
Luca 18, 1 - 8  
 
 
1) Preghiera 
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
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2) Lettura: 3 Lettera di Giovanni 1, 5 - 8
Carissimo [Gaio], tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri.
Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro il necessario per il viaggio in modo degno di Dio. Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani. Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità.
 
3) Riflessione su 3 Lettera di Giovanni 1, 5 - 8
La situazione presentata dalla lettera.
La lettera presenta quattro persone: Il Presbiterio, Gaio, Diòtrefe, Demetrio. Il Presbitero è lo scrivente e possiede una grande autorità ecclesiale potendo inviare missionari in aree lontane.
Gaio è il destinatario della lettera e viene apprezzato dal Presbitero per la sua ospitalità data ai missionari. Si può pensare che Gaio fosse una persona facoltosa. Diòtrefe è con ogni probabilità un presbitero, che ha ostacolato e ostacola la presenza dei missionari, mosso dall’ambizione di avere il primo posto “tra di loro”, cioè nella Chiesa locale alla quale appartiene: in specifico nel collegio dei presbiteri alla guida di quella Chiesa. Non l’episcopato perché, al contrario di quanto stava facendo, avrebbe dovuto ingraziarsi l’apostolo dal quale dipendeva la sua ordinazione episcopale. Assolutamente non si può pensare che Diòtrefe fosse un vescovo, perché non avrebbe aspirato ad avere “il primo posto tra loro”, avendolo già.
Demetrio gode invece di tutta la considerazione del Presbitero unitamente a quella del popolo, e dello Spirito, che è la verità.
Con ciò si delinea la situazione che in una Chiesa locale un presbitero, Diòtrefe, vuole primeggiare e per questo cerca di accattivarsi il popolo affinché elegga lui, e rifiuta i missionari che fanno capo al Presbitero, sapendo che il Presbitero ha un alto nome da porre a capo del collegio dei presbiteri: Demetrio. Il capo del collegio dei presbiteri poteva venire eletto dal popolo, ma doveva trovare anche l’approvazione del primate territoriale, che era l’apostolo Giovanni. Diòtrefe cominciò a non ospitare più i missionari inviati da Giovanni nel timore che comunicassero tra il popolo il nome gradito al Presbitero. Giovanni aveva scritto una lettera circa la mancata accoglienza dei missionari, che però era stata ignorata.
Il Presbitero scrisse allora a Gaio, presentandogli la situazione e avanzando il nome di Demetrio, stimato da lui e dal popolo e indicato dallo Spirito. Demetrio non va visto come il semplice latore della lettera, se lo fu. La triplice testimonianza del Presbitero, del popolo e dello Spirito sono una serie di credenziali che sorpassano enormemente il ruolo di un latore di lettera. 
 Con questa lettera, l’azione pastorale di Giovanni si manifestava prudente ed efficace. Non chiese a Gaio di riprendere Diòtrefe, questo lo farà lui, che ne ha l’autorità, ma di comunicare ai tanti amici i suoi saluti, e con ciò poi il contenuto del la lettera, e quindi il nome di Demetrio.
 
  
• “Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri”. Il senso della Chiesa universale vuole che le Chiese particolari siano mutuamente concordi nel promuovere l’evangelizzazione.
Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro
il necessario per il viaggio in modo degno di Dio”. La Chiesa presieduta dal Presbitero è secondo la tradizione quella di Efeso. Il Presbitero invita Gaio a continuare la sua opera di ospitalità e di aiuto ai missionari, nonostante l’azione negativa di Diòtrefe.
Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani”. C’erano dei pagani che offrivano appoggio ai missionari, ma con spirito sincretista creando con ciò confusione. Purtroppo, c’erano casi dove si favoriva il sincretismo.
“Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità”. L’accoglienza
dei missionari autentici rende “collaboratori della verità”. Con ciò l’accoglienza non deve essere fatta in nome dell’uomo, ma nel nome della Verità e quindi volentieri e con disinteresse.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 18, 1 - 8  
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 18, 1 - 8
• Dio sarebbe a immagine di questo giudice duro, ingiusto, intrattabile, arbitrario? E la nostra preghiera dovrebbe assomigliare alla richiesta della povera vedova, talmente lancinante che finirà con “l’avere” Dio per stanchezza? 
Che idea raccontarci storie simili! È che bisogna capire la storia esattamente nel significato che le dà Gesù: un fatto diverso, che non è proposto ad esempio ma che, al contrario, serve da contrasto: se un tale giudice finisce con lo stancarsi e col lasciarsi piegare, a maggior ragione Dio esaudisce le preghiere che gli sono rivolte. No, Dio non li fa attendere, farà giustizia senza tardare. Ne dedurremo che è inutile insistere? Ora, la parabola intende mostrare che bisogna sempre pregare, senza scoraggiarsi, gridare verso Dio giorno e notte. Ne dedurremo che Dio vuole “farsi pregare”, come si dice? No, due cose sono da tenere a mente: la prontezza di Dio nell’esaudire e la perseveranza necessaria nella preghiera. È ciò contraddittorio? Sì, fino al momento in cui si coglie che preghiera ed esaudimento sono due forme di un amore che non saprebbe arrestarsi. Tale è la fede di cui Gesù parla in chiusura: non un mezzo per fare pressioni, ma la fiducia nell’amore.
 
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui.
Deve essere chiaro che la similitudine, su cui si basa l'interpretazione della parabola odierna, non è sulla disonestà del giudice, ma sul suo comportamento di fronte all'insistenza petulante della vedova. Gesù desidera che i suoi discepoli colgano l'imminenza della sua venuta. Allora questa "vedova volutamente ostinata" diventa l'esempio di una donna povera, che invoca con forza l'aiuto dall'alto, stretta dal bisogno della prova. Il cambiamento della sua situazione avviene quando il giudice ritiene insopportabile questo continuo lamento, giungendo perfino a pensare tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho rispetto per nessuno, perché questa vedova è così molesta le farò giustizia". Finalmente interviene non per amore della giustizia, né per la compassione, ma per la disperazione. E su quella stizzosa decisione interviene Gesù: "Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Gli eletti sono coloro che "gridano giorno e notte", cioè quelli che pregano sempre, senza stancarsi. La venuta del Signore e del suo regno è frutto della preghiera. Dio non può essere insensibile al grido accorato del povero. Il Vangelo termina con un provocante interrogativo: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà le fede sulla terra?" Il Signore, per il suo ritorno, esige una fede come quella della vedova. Tale fede, che si fa preghiera incessante, è il nostro sì alla sua venuta. Attraverso la fede, la storia intera si può trasformare, con Gesù, in grido che invoca la giustizia per tutti.
 
• Luca 18,1: L’introduzione. Luca presenta la parabola con la frase seguente: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi ". La raccomandazione di “pregare senza stancarsi” appare molte volte nel Nuovo Testamento (1 Tes 5,17; Rom 12,12; Ef 6,18; ecc). Ed è una caratteristica della spiritualità delle prime comunità cristiane.
 
• Luca 18,2-5: La parabola. Poi Gesù presenta due personaggi della vita reale: un giudice senza considerazione per Dio e senza considerazione per gli altri, ed una vedova che lotta per i suoi diritti presso il giudice. Il semplice fatto di indicare questi due personaggi rivela la coscienza critica che aveva della società del suo tempo. La parabola presenta la gente povera che lotta nel tribunale per ottenere i suoi diritti. Il giudice decide di prestare attenzione alla vedova e di farle giustizia. Il motivo è questo: per liberarsi dalla vedova molesta e non essere più importunato da lei. Motivo di interesse personale. Ma la vedova ottiene ciò che vuole! Ecco un fatto di vita quotidiana, di cui Gesù si serve per insegnare a pregare.
 
• Luca 18,6-8: L’applicazione. Gesù applica la parabola: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente”. Se non fosse Gesù, noi non avremmo avuto il coraggio di paragonare Gesù ad un giudice disonesto! Ed alla fine Gesù esprime un dubbio: "Ma il Figlio dell’Uomo quando viene, troverà fede sulla terra?" Ossia, avremo il coraggio di sperare, di avere pazienza, anche se Dio tarda nel fare ciò che gli chiediamo?
 
Gesù in preghiera. I primi cristiani avevano un’immagine di Gesù in preghiera, in contatto permanente con il Padre. Infatti, la respirazione della vita di Gesù era fare la volontà del Padre (Gv 5,19). Gesù pregava molto ed insisteva, affinché la gente e i suoi discepoli pregassero. Poiché è confrontandosi con Dio che emerge la verità e che la persona ritrova se stessa in tutta la sua realtà ed umiltà. Luca è l’evangelista che più ci informa sulla vita di preghiera di Gesù. Presenta Gesù in costante preghiera. Ecco alcuni momenti in cui Gesù appare in preghiera. Voi potete completare l’elenco:
- A dodici anni va al Tempio, alla Casa del Padre (Lc 2,46-50).
- Prega quando è battezzato e nell’assumere la missione (Lc 3,21).
- All’inizio della missione, trascorre quaranta giorni nel deserto (Lc 4,1-2).
- Nell’ora della tentazione, affronta il diavolo con testi della Scrittura (Lc 4,3-12).
- Gesù ha l’abitudine di partecipare il sabato a celebrazioni nelle sinagoghe (Lc 4,16)
- Cerca la solitudine del deserto per pregare (Lc 5,16; 9,18).
- Prima di scegliere i dodici Apostoli, trascorre la notte in preghiera (Lc 6,12).
- Prega prima dei pasti (Lc 9,16; 24,30).
- Prega prima della sua passione e nell’affrontare la realtà (Lc 9,18).
- Nella crisi, sale sulla Montagna ed è trasfigurato quando prega (Lc 9,28).
- Dinanzi alla rivelazione del vangelo ai piccoli, dice: “Padre io ti ringrazio!” (Lc 10,21)
- Pregando, suscita negli apostoli la volontà di pregare (Lc 11,1).
- Prega per Pietro affinché non perda la fede (Lc 22,32).
- Celebra la Cena Pasquale con i suoi discepoli (Lc 22,7-14).
- Nell’Orto degli Ulivi, prega, anche sudando sangue (Lc 22,41-42).
- Nell’angoscia dell’agonia, chiede ai suoi amici di pregare con lui (Lc 22,40.46).
- Nell’ora di essere inchiodato sulla croce, chiede perdono per i malfattori (Lc 23,34).
- Nell’ora della morte dice: "Nelle tue mani consegno il mio spirito!" (Lc 23,46; Sal 31,6)
- Gesù muore emettendo il grido del povero (Lc 23,46).
 
 
• Questa lunga lista indica quanto segue. Per Gesù la preghiera è intimamente legata alla vita, ai fatti concreti, alle decisioni che doveva prendere. Per poter essere fedeli al progetto del Padre, cercava di rimanere da solo con Lui. Lo ascoltava. Nei momenti difficili e decisivi della sua vita, Gesù recitava i Salmi. Come qualsiasi giudeo pio, li conosceva a memoria. La recita dei Salmi non spense in lui la creatività. Anzi. Gesù creò lui stesso un Salmo che ci trasmise: il Padre Nostro. La sua vita è una preghiera permanente: "Cerco sempre la volontà di colui che mi ha mandato!" (Gv 5,19.30) A lui si applica ciò che dice il Salmo: "Io sono preghiera!" (Sal 109,4)
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6) Per un confronto personale
• C’è gente che dice di non saper pregare, ma parla con Dio tutto il giorno? Tu conosci persone così? Racconta. Ci sono molti modi in cui oggi la gente esprime la sua devozione e prega. Quali sono?
• Cosa ci insegnano queste due parabole sulla preghiera? Cosa mi insegnano sul mio modo di vedere la vita e le persone?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 111
Beato l’uomo che teme il Signore.
 
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta. 
 
Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto. 
 
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.