Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 1° novembre 2020

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  • domenica | 1 novembre 2020

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Lectio domenica 1 novembre 2020
 
Domenica della Trentunesima settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Tutti i Santi
 
1 Lettera di Giovanni 3, 1 - 3
Matteo 5, 1 - 12
 
 
1) Orazione iniziale 
Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia.
 
Festeggiare tutti i Santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
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2) Lettura:  1 Lettera di Giovanni 3, 1 - 3
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.
 
3) Commento su 1 Lettera di Giovanni 3, 1 - 3
? Ma chi sono i Santi? Domanda più che legittima, soprattutto quando in diverse cerimonie religiose si invocano tutta una serie di Santi, più o meno emeriti sconosciuti, e che ci lasciano con il punto interrogativo: ma chi è?
A questa domanda spesso, nel tempo, si è voluto dare una risposta indicando persone che della loro vita cristiana ne hanno fatto una esperienza di sublimità spirituale quasi, anzi senza quasi, ancestrale ed irraggiungibile; niente di più sbagliato, perché santi, con o senza la S maiuscola, sono tutti coloro che semplicemente compiono il volere di Dio, e pertanto vivono costantemente nella "grazia" di Dio: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, ed esserlo realmente in pienezza." (1Gv 3,1).
 
? La redenzione, grazie alla quale possiamo vivere le beatitudini, mostra ‘quale immenso amore ci ha donato il Padre’. Sì, proprio il Padre, che ci ha concesso, tramite il Cristo, di essere chiamati figli di Dio. È per questo che le beatitudini sono uno scandalo. Il mondo non può riconoscerle, perché non ha riconosciuto il Salvatore. Per ora abbiamo la promessa di quello che saremo, ma crediamo che ‘saremo somiglianti a lui, poiché lo vedremo così com'è’. Dobbiamo purificarci, perché solo i puri vedranno Dio.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 5, 1 - 12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 5, 1 - 12
? I santi, di cui celebriamo oggi la solennità, sono tutti coloro che ci hanno preceduto nel cammino della vita e sono stati salvati: sono ora in Paradiso. Io penso che ciascuno di noi ha conosciuto dei santi e oggi li sentiamo particolarmente vicini: essi, dal Cielo, intercedono per noi.
La pagina del vangelo di oggi, il brano delle beatitudini, traccia l’identikit del santo; a dire il vero, Colui che ha vissuto pienamente le beatitudini è stato Gesù: tutti gli altri hanno incarnato solo una parte di questo ideale; non si tratta però di insegnamenti facoltativi o supplementari, bensì della “legge del Vangelo”.
La prima beatitudine dichiara felici i poveri in spirito, cioè coloro che non confidano in se stessi ma in Dio, coloro che sono veramente umili. Nelle altre beatitudini, tranne l’ottava, la felicità è promessa per il futuro, come dono di Dio; così gli afflitti non sono beati perché soffrono, ma perché saranno consolati; i miti perché avranno in eredità la terra; quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. Queste prime quattro beatitudini seguono lo schema del contrappasso: è donato ciò che manca; nelle altre si ha piuttosto una conferma: chi usa misericordia troverà misericordia, chi costruisce la pace si comporta da figlio di Dio e così via. Ciascuno è chiamato ad incarnare qualcuna di queste beatitudini, secondo il dono di grazia di Dio. 
Le beatitudini sono ciò che distingue i cristiani dal mondo: il confine però non è dato da una appartenenza esteriore, ma passa all’interno dei cuori e solo il Signore lo svelerà. Non sta a noi giudicare, ma piuttosto cercare di vivere questa straordinaria pagina evangelica: non consideriamola troppo alta e distante, ma impegniamoci con convinzione a mettere in pratica ciò che Gesù ci ha proposto.
I santi hanno fatto questo e stanno davanti a noi come modelli ai quali possiamo guardare, per raggiungerli, un giorno, nel Regno dei Cieli.
 
? “Beati… beati… beati”
Il Vangelo di oggi riporta la straordinaria pagina delle beatitudini. Questo seguito di annunci che cominciano tutti con la stessa parola: “beati” o meglio “felici” – ha avuto sempre il potere di toccare nel profondo il cuore dell’uomo, proprio perché la felicità rimane la nostra aspirazione più profonda e la nostra delusione più amara, non potendola completamente raggiungere la desidera ardentemente. Ma proprio con le beatitudini Gesù ci fa comprendere che questa felicità comincia quaggiù. Dio non attende lo stato celeste per donarsi all’uomo. Offre già il suo amore a coloro che vivono sulla terra. La prima verità che bisogna cogliere dalle beatitudini è che la felicità discende da Dio; non vi è altra sorgente di felicità. Noi non avremmo certo sottoscritto nessuna delle beatitudini così come ci sono state proposte. Semmai avremmo suggerito, con un po’ di presunzione, che, per essere felici, occorrono diverse cose e subito. Altro che povertà. Afflizioni, persecuzioni, misericordia, mitezza in un mondo di violenza! Eppure le beatitudini sono un’autobiografia di Gesù, l’uomo della pace. Chi lo segue su questa strada, pone i segni del mondo nuovo che egli è venuto a inaugurare. Ma non è una nuova legge. È il cuore nuovo, promesso dai profeti. Proclamando le vere beatitudini, egli attira l’attenzione sulla vanità delle false beatitudini e invita l’umanità a riflettere sul genere di felicità che persegue. La felicità che infonde Gesù non danneggia nessuno, tutt’altro. È una forza dall’alto che carica di significato e di luce la già angustiata vita umana. Nella misura in cui ci apriamo alla grazia, possiamo comprendere il senso delle beatitudini, enunciate da Gesù e viverle in unione con lui.
 
? Beatitudini: Dio regala vita a chi produce amore.
Le Beatitudini, che Gandhi chiamava «le parole più alte che l'umanità abbia ascoltato», fanno da collante tra le due feste dei santi e dei defunti. La liturgia propone il Vangelo delle Beatitudini come luce che non raggiunge solo i migliori tra noi, i santi, ma si posa su tutti i fratelli che sono andati avanti. Una luce in cui siamo dentro tutti: poveri, sognatori, ingenui, i piangenti e i feriti, i ricomincianti. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare.
Ma se accogli le Beatitudini la loro logica ci cambia il cuore. E possono cambiare il mondo. Ci cambiano sulla misura di Dio. Dio non è imparziale, ha un debole per i deboli, incomincia dagli ultimi, dalle periferie della Storia, per cambiare il mondo, perché non avanzi per le vittorie dei più forti, ma per semine di giustizia e per raccolti di pace. Chi è custode di speranza per il cammino della terra? Gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non invece gli affamati di giustizia per sé e per gli altri? I lottatori che hanno passione, ma senza violenza?
Chi regala sogni al cuore? Chi è più armato, più forte e scaltro? o non invece il tessitore segreto della pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore bambino e senza inganno?
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo e al cuore del vangelo c'è un Dio che si prende cura della gioia dell'uomo. Non un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Non solo, ma sono beati anche quelli che non hanno compiuto azioni speciali, i poveri, i poveri senza aggettivi, tutti quelli che l'ingiustizia del mondo condanna alla sofferenza.
Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell'altro mondo! Beati, perché c'è più Dio in voi. E quindi più speranza, ed è solo la speranza che crea storia. 
Beati quelli che piangono... e non vuol dire: felici quando state male! Ma: In piedi voi che piangete, coraggio, in cammino, Dio sta dalla vostra parte e cammina con voi, forza della vostra forza!
Beati i misericordiosi... Loro ci mostrano che i giorni sconfinano nell'eterno, loro che troveranno per sé ciò che hanno regalato alla vita d'altri: troveranno misericordia, bagaglio di terra per il viaggio di cielo, equipaggiamento per il lungo esodo verso il cuore di Dio. A ricordarci che «la nostra morte è la parte della vita che dà sull'altrove. Quell'altrove che sconfina in Dio» (Rilke).
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Io, come persona, applico più una santità d'immagine richiamata nel Calendario, o mi impegno a vivere cristianamente me stesso?
- Io, come famiglia o Comunità faccio esperienza di santità nella quotidianità agendo nella normalità della vita, come Cristo ci chiede nella semplicità e umiltà?
- Io, come comunità, mi limito a ripercorrere una santità di tradizione, di rito, di quasi superstizione, di idealità, o mi impegno a una concreta di santità prossimale attraverso veri gesti di amore mediante le organizzazioni di volontariato presenti nella realtà comunitaria?
 
 
7) Preghiera: Salmo 23
Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.
 
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.
 
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
 
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
 
 
8) Orazione Finale
O Padre, aiutaci a saper desiderare la vera felicità: la nostra santità, la salvezza che tu ci doni.