Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 7 ottobre 2020

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  • mercoledì | 7 ottobre 2020

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Lectio mercoledì 7 ottobre 2020
 
Mercoledì della Ventisettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Beata Maria Vergine del Rosario

 
 
Lettera ai Galati 2, 1 - 2. 7 - 14
Luca 11, 1 - 4
 
 
1) Preghiera 
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre; tu, che nell’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce, con l’intercessione della beata Vergine Maria, guidaci alla gloria della risurrezione.
 
La memoria del Rosario conduce il pensiero alle prime parole dell'Ave Maria: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te", che ripetiamo tante volte quando preghiamo il Rosario. E un modo di metterci alla presenza di Maria e nello stesso tempo alla presenza del Signore, perché "il Signore è con lei", di rimanere in maniera semplice con la Madonna, rivivendo con lei tutti i misteri della vita di Gesù, tutti i misteri della nostra salvezza. 
Il racconto dell'annunciazione a prima vista ci presenta un solo mistero, ma se guardiamo bene vi si trovano tutti i misteri del Rosario: l'annunciazione, ma anche la visitazione, perché vi si nomina Elisabetta, e il Natale di Gesù: "Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù". Anche i misteri gloriosi sono annunciati: "Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre... e il suo regno non avrà fine". E nella risurrezione e ascensione che Gesù riceve la dignità di re messianico, la gloria eterna nel regno del Padre. Dunque, misteri gaudiosi e misteri gloriosi. Sembra che manchino quelli dolorosi, ma troviamo anche quelli, non descritti, ma nel loro principio. Pensiamo alla risposta di Maria all'annuncio dell'Angelo: non è un grido di trionfo, ma una parola di umiltà: "Eccomi, sono la serva del Signore", che la mette in profonda consonanza con il Servo del Signore annunciato da Isaia, il Servo che sarà glorificato, ma prima umiliato, condannato, ucciso, "trafitto per i nostri delitti". 
Maria sa, per ispirazione dello Spirito Santo, che i misteri gloriosi non possono avvenire senza passaggio attraverso l'obbedienza fiduciosa e dolorosa al disegno divino. 
I misteri del Rosario sono una sola unità, ed è importante sapere che in ogni mistero gaudioso ci sono in radice tutti i misteri gloriosi e anche i dolorosi, come via per giungere alla gloria. 
Chiediamo alla Madonna di aiutarci a capire profondamente l'unità del mistero di Cristo, perché esso si possa attuare nei suoi diversi aspetti in tutti gli eventi della nostra vita. 
Mi piace riportare, a proposito della preghiera del Rosario, un piccolo testo che trovai anni fa in una rivista benedettina: "Dì il tuo Rosario dice Dio e non fermarti ad ascoltare gli sciocchi che dicono che è una devozione sorpassata e destinata a morire. Io so che cos'è la pietà, nessuno può dire che non me ne intendo, e ti dico che il Rosario mi piace, quando è recitato bene. I Padre Nostro, le Avemarie, i misteri di mio Figlio che meditate, sono Io che ve li ho dati. Questa preghiera te lo dico io è come un raggio di Vangelo, nessuno me la cambierà. Il Rosario mi piace dice Dio semplice e umile, come furono mio Figlio e sua Madre...". 
Rinnoviamo, se è necessario, la nostra stima per il Rosario. Certo, bisogna pregarlo con rispetto, ed è meglio dirne due decine senza fretta che cinque di corsa. Ma detto con tranquillità è un modo di essere in compagnia di Maria alla presenza di Gesù.
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2) Lettura: Lettera ai Galati 2, 1 - 2. 7 - 14  
Fratelli, quattordici anni dopo [la mia prima visita], andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito a una rivelazione. Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano. Visto che a me era stato affidato il Vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi – poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per le genti –, e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perché noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi. Ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, ed è quello che mi sono preoccupato di fare.
Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. 
Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?».
 
3) Commento su  Lettera ai Galati  2, 1 - 2. 7 - 14  
- Barnaba andò a cercare Paolo a Tarso e lo trovò. I due ad Antiochia vennero incaricati di provvedere alle chiese della Giudea essendovi una carestia (At 11,29). È in questo tempo che Paolo va a Gerusalemme a presentare il suo vangelo ai pagani ai quali non chiedeva la circoncisione. Questa visita fatta in veste privata e circospetta, generò la reazione di farisei diventati cristiani (At 15,4) con la conseguenza di determinare la necessità del Concilio.
Il decreto del Concilio non fu di carattere dogmatico, se non nel fatto di dichiarare non necessaria la circoncisione per essere salvi. Con ciò venivano sconfessati coloro che dichiaravano necessaria la circoncisione. Della legge di Mosè rimasero alcune disposizioni, in particolare quella di non mangiare carni sacrificate agli idoli, di astenersi dal consumare sangue (cotto) e animali soffocati, cioè non dissanguati (Gn 9,4; Es 22,31; Lv 17,15). Inoltre venne esclusa la possibilità di contrarre matrimoni con consanguinei entro un certo grado (Lv 18,6-18). Ovviamente questa prescrizione era solo di tipo apprensivo, poiché il messaggio di Cristo non lasciava dubbi sulla santità del matrimonio, che escludeva poligamia, divorzio e concubinato e incesto (Mt 5,32; 19,9).
L'espressione “quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non guarda in faccia ad alcuno” non vuole essere irriverente verso gli Apostoli, ma solo rimarcare che Paolo non si lasciò intimidire dal loro prestigio cercando il favore umano.
 
- Molti giudeo-cristiani erano ancora legati alle pratiche giudaiche, quali la circoncisione. Giacomo, vescovo di Gerusalemme, aveva a che fare con questa situazione ed era frainteso quale paladino della difesa delle prescrizioni di Mosè, ma le cose erano altrimenti visto che non costrinse Tito a farsi circoncidere (2,3). Si è al tempo immediatamente precedente al Concilio di Gerusalemme.
Giacomo è uno dei dodici apostoli (Giacomo, figlio di Alfeo: Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,12), e non vi sono dubbi perché detto (Gal 2,9) una delle colonne della Chiesa ed è stato grande protagonista del Concilio di Gerusalemme (At 15,13). Egli non è l'apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo (Mt 4,21), poiché questi era stato martirizzato da Erode (42 d.C.) (At 12,2), che regnò sulla Giudea e sulla Samaria dal 41 al 44 d.C. È detto (Gal 1,19) “fratello del Signore”, cioè parente di Gesù; certamente non tra quelli che gli erano ostili (Mc 3,21.31; Gv 7,5). Una lunga tradizione identifica Giacomo con colui che Marco (Mc 6,3) presenta quale fratello del Signore, e poi come Giacomo il minore (Mc 15,40). L'apostolo Giacomo figlio di Zebedeo viene chiamato dalla tradizione Giacomo il maggiore.
 
- Visto che ad Antiochia le cose erano viste diversamente per la presenza di etnico-cristiani ai quali non si erano richieste la pratica delle prescrizioni di Mosè, un gruppo di giudeo-cristiani, abusivamente "da parte di Giacomo", andò a osservare il comportamento di Pietro. Pietro vide la situazione e si impaurì e cominciò a evitare di prendere cibo con i cristiani provenienti dal paganesimo.
Paolo non poteva che opporsi ad un comportamento che avallava in qualche modo la necessità della circoncisione e dell’osservanza delle norme della Legge come fatto necessario alla salvezza portata da Cristo. Si deve notare come Paolo ha piena consapevolezza dell'autorità di Pietro.
Pietro era in contraddizione, poiché neppure lui osservava le norme giudaiche riguardo alla distinzione tra cibi mondi e immondi, non i riti di purificazione delle abluzioni giudaiche, non riteneva impuro l'avvicinare un pagano, l'entrare nella sua casa, il toccare un morto. L'esempio di Pietro trascinò anche Barnaba e altri giudeo-cristiani, che prima prendevano cibo con gli etnico-cristiani senza problemi di sorta.
È ovvio che l'incidente di Antiochia avvenne poco prima del Concilio di Gerusalemme, perché altrimenti l'incidente non avrebbe senso.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 11, 1 - 4  
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 11, 1 - 4  
- L’amore è l’essenza, il centro della vita cristiana, e la preghiera ne è il respiro. Per questo, dopo aver parlato del comandamento dell’amore, Gesù parla della preghiera. 
La richiesta più importante della preghiera del Signore è costituita da queste parole: “Venga il tuo regno”. Esse costituiscono il filo conduttore della predicazione di Gesù e il fine della sua azione. Chi compie la volontà di Dio e si impegna a diffondere il suo regno sulla terra, può chiedere il pane quotidiano, simbolo del pane eucaristico e di quel nutrimento che tutti gli uomini salvati mangeranno alla mensa comune, nella casa del Padre. Ora, ciascuno di noi è debitore e peccatore nei confronti di Dio, completamente affidato alla sua misericordia. Dio ci perdona, ma esige che noi proviamo verso gli altri questa stessa misericordia che sa perdonare. Consapevoli dei rischi, preghiamo Dio di guidarci attraverso tutte le prove e tutte le tentazioni. Quando verrà il regno di Dio, tutte le nostre aspirazioni umane saranno soddisfatte, le nostre domande esaudite, e saremo liberi da tutti i pericoli. La preghiera del Signore è la sintesi del Vangelo, e riassume, sotto forma di domanda, tutta la Rivelazione. Ecco perché è diventata la preghiera ufficiale della Chiesa, il modello e la fonte di tutte le altre preghiere.
 
- Signore, insegnaci a pregare...
Ieri il Vangelo, esaltando l'atteggiamento di Maria, sorella di Marta, ci ha ben ricordato la saggezza del saper stare con Dio. Oggi lo stesso Vangelo ci insegna come dobbiamo pregare. Un giorno, narra Luca, Gesù si trovava in un luogo a pregare, e quand'ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare". Abbiamo in questo modo la preghiera del Signore, giunta a noi in duplice forma: l'una, più breve, tramandata da Luca, l'altra, più lunga, tramandata da Matteo e fatta propria dalla Chiesa. "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno e dacci oggi il nostro pane quotidiano". È una preghiera che si rivolge a un Dio, che in primo luogo lo incontriamo come Padre. Questa è la Parola che ci genera nella nostra verità di figli. Gesù è venuto a insegnarcela. Accogliamola con l'atteggiamento di Maria, seduta ai suoi piedi. Dopo di averci svelato il suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio: in essa desideriamo quanto ci occorre per vivere. È quanto lui stesso ci dona nell'Eucaristia, in cui offre se stesso come nostro cibo. Questa preghiera è un dialogo diretto tra un tu, che è il Padre e un tu, noi, che è il vero io, in quanto in comunione con il Figlio e con i fratelli. Ciò che chiediamo nel "Padre nostro" è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio: la santificazione del Nome, l'avvento del Regno, il dono del Pane, del perdono e della filiale fiducia. Chiedendo, apriamo la mano per ricevere. La preghiera del Signore è la sintesi di ogni preghiera. La rivolgiamo al Padre sempre in comunione con tutti e per tutti. "Quando pregate, dite". La preghiera cristiana è dire, in obbedienza a Gesù, ciò che lui ci insegna. Invochiamo il dono di conoscere e accettare la paternità e la conseguente fraternità. Chiedendo quei doni che il padre vuole fare a tutti nel Figlio.
 
- Luca 11,1: Gesù, esempio di preghiera. “Un giorno, Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. La domanda del discepolo è strana, poiché in quel tempo la gente imparava a pregare fin da piccoli. Tutti pregavano tre volte al giorno, la mattina, a mezzogiorno e la sera. Pregavano molto i salmi. Avevano le loro pratiche di devozione, avevano i salmi, avevano le riunioni settimanali nella sinagoga e gli incontri quotidiani a casa. Ma sembra che non bastasse. Il discepolo voleva di più: “Insegnaci a pregare!” Nell’atteggiamento di Gesù lui scoprì che poteva fare un passo in più, e che per questo aveva bisogno di un’iniziazione. Il desiderio di pregare è in tutti, ma il modo di pregare richiede un aiuto. Il modo di pregare matura lungo la vita e cambia lungo i secoli. Gesù fu un buon maestro. Insegnava a pregare con le parole e con la testimonianza.
 
- Luca 11,2-4: La preghiera del Padre Nostro.Gesù rispose: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione”. Nel vangelo di Matteo, in modo assai didattico, Gesù riassume tutto l’insegnamento in sette richieste indirizzate al Padre. Qui nel vangelo di Luca le richieste sono cinque. In queste cinque richieste, Gesù riprende le grandi promesse dell’Antico Testamento e chiede che il Padre ci aiuti a compierle. Le prime tre (o due) ci parlano della nostra relazione con Dio. Le altre quattro (o tre) ci parlano della relazione tra di noi…
 
- Padre (Nostro): Il titolo esprime la nuova relazione con Dio (Padre). È la base della fraternità
a) Santificare il Nome: Il nome di YAHVÉ. Sono con te! Dio con noi. Dio si fece conoscere con questo NOME (Es 3,11-15). Il Nome di Dio è santificato quando viene usato con fede e non con magia; quando è usato secondo il suo vero obiettivo, cioè: non per l’oppressione, ma per la liberazione della gente e per la costruzione del Regno.
b) Venga il tuo Regno: L’unico signore e re della vita umana è Dio (Is 45,21; 46,9). La venuta del Regno è la realizzazione di tutte le speranze e promesse. È la vita piena, il superamento delle frustrazioni sofferte a causa dei re ed i governi dell’uomo. Questo Regno si compirà, quando la volontà di Dio sarà fatta in pieno.
c) Pane di ogni giorno: Nell’esodo, ogni giorno, la gente riceveva la manna nel deserto (Es 16,35). La Provvidenza Divina passava per l’organizzazione fraterna, per la condivisione. Gesù ci invita a compiere un nuovo esodo, un nuovo modo di condividere in fraternità che garantisce il pane per tutti (Mt 6,34-44; Gv 6,48-51).
d) Perdono dei debiti: Ogni 50 anni, l’Anno Giubilare obbligava tutti a perdonare i debiti. Era un nuovo inizio (Lv 25,8-55). Gesù annuncia un nuovo Anno Giubilare, "un anno di grazie da parte del Signore" (Lc 4,19). Il Vangelo vuole ricominciare tutto di nuovo! Oggi, il debito esterno non è perdonato! Luca cambia “debiti” per “peccati”.
e) Non cadere in Tentazione: Nell’esodo, la gente fu tentata e cadde (Dt 9,6-12). Mormorò e volle tornare indietro (Es 16,3; 17,3). Nel nuovo esodo, la tentazione fu superata grazie alla forza che la gente ricevette da Dio (1Cor 10,12-13).
 
- La testimonianza della preghiera di Gesù nel Vangelo di Luca:
- A dodici anni di età, va al Tempio, nella Casa del Padre (Lc 2,46-50).
- Quando è battezzato ed assume la missione, prega (Lc 3,21).
- Quando inizia la missione, trascorre quaranta giorni nel deserto (Lc 4,1-2).
- Nell’ora della tentazione, affronta il diavolo con i testi della Scrittura (Lc 4,3-12).
- Il sabato Gesù partecipa alle celebrazioni nelle sinagoghe (Lc 4,16).
- Cerca la solitudine del deserto per pregare (Lc 5,16; 9,18).
- La vigilia della scelta dei dodici Apostoli, trascorre la notte in preghiera (Lc 6,12).
- Prega prima dei pasti (Lc 9,16; 24,30).
- Prima di esporre la realtà e di parlare della sua passione, prega (Lc 9,18).
- Nella crisi, sale sul monte per pregare ed è trasfigurato mentre prega (Lc 9,28).
- Quando il Vangelo è rivelato ai piccoli, dice: “Padre io ti rendo grazie!” (Lc 10,21)
- Pregando, risveglia negli apostoli la volontà di pregare (Lc 11,1).
- Prega per Pietro perché la sua fede non venga meno (Lc 22,32).
- Celebra la Cena Pasquale con i suoi discepoli (Lc 22,7-14).
- Nell’Orto degli Ulivi, prega, mentre suda sangue (Lc 22,41-42).
- Nell’angoscia chiede agli amici di pregare con lui (Lc 22,40.46).
- Nell’ora di essere inchiodato alla croce, chiede perdono per i briganti (Lc 23,34).
- Nell’ora della morte, dice: "Nelle tue mani, consegno il mio spirito!" (Lc 23,46; Sal 31,6)
- Gesù muore lanciando il grido del povero (Lc 23,46).
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6) Per un confronto personale
- Prego? Come prego? Cosa significa per me la preghiera?
- Padre Nostro: passo in rivista le cinque richieste e verifico come le vivo nella mia vita.
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 116
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
 
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.
 
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.