Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 4 agosto 2020

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  • martedì | 4 agosto 2020


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Lectio martedì 4 agosto 2020
 
Martedì della Diciottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
San Giovanni Maria Vianney
 
Geremia 30, 1-2.12-15.18-22
Matteo 15, 1-2.10-14
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente e misericordioso, che in san Giovanni Maria Vianney ci hai offerto un mirabile pastore, pienamente consacrato al servizio del tuo popolo, per la sua intercessione e il suo esempio fa’ che dedichiamo la nostra vita per guadagnare a Cristo i fratelli e godere insieme con loro la gioia senza fine.
 
Giovanni (Lione, Francia, 1786 – Ars 4 agosto 1859), «curato» di Ars per un quarantennio, attirò moltitudini di persone di ogni estrazione sociale con le sue catechesi e con il ministero della riconciliazione. Uomo di austera penitenza, unì alla profonda vita interiore, incentrata nell’Eucaristia, un generoso impulso caritativo. È modello della cura d’anime nella dimensione parrocchiale attraverso l'esempio della sua bontà e carità anche se lui fu sempre tormentato dal pensiero di non essere degno del suo compito. Trascorreva le giornate dedicandosi a celebrare la Messa e a confessare, senza risparmiarsi. Morì nel 1859. 
Papa Pio XI lo proclamerà santo nel 1925. Verrà indicato patrono del clero parrocchiale.
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2) Lettura: Geremia 30, 1-2.12-15.18-22
Parola rivolta a Geremìa da parte del Signore: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Scriviti in un libro tutte le cose che ti ho detto. Così dice il Signore: La tua ferita è incurabile, la tua piaga è molto grave. Nessuno ti fa giustizia; per un’ulcera vi sono rimedi, ma non c’è guarigione per te.
Ti hanno dimenticato tutti i tuoi amanti, non ti cercano più; poiché ti ho colpito come colpisce un nemico, con un castigo spietato, per la tua grande iniquità, perché sono cresciuti i tuoi peccati.
Perché gridi per la tua ferita? Incurabile è la tua piaga.
Ti ho trattato così per la tua grande iniquità, perché sono cresciuti i tuoi peccati.
Così dice il Signore: Ecco, cambierò la sorte delle tende di Giacobbe e avrò compassione delle sue dimore. Sulle sue rovine sarà ricostruita la città e il palazzo sorgerà al suo giusto posto.
Vi risuoneranno inni di lode, voci di gente in festa. Li farò crescere e non diminuiranno, li onorerò e non saranno disprezzati; i loro figli saranno come un tempo, la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me, mentre punirò tutti i loro oppressori.
Avranno come capo uno di loro, un sovrano uscito dal loro popolo; io lo farò avvicinare a me ed egli si accosterà. Altrimenti chi rischierebbe la vita per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore.
Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio».
 
3) Commento su  Geremia  30, 1-2.12-15.18-22
La parte centrale del Libro di Geremia, il cuore dell’opera, è un insieme di “oracoli di consolazione”, che annunciano la salvezza operata da Yhwh, nonostante il peccato e la lontananza di Israele. Questi brani, che annunciano un futuro migliore, sono un piccolo numero nel corpo del Libro, per es, 3,6-13; 24; 29,4-14; 32-33, ma la parte più conosciuta è il cosiddetto “Libro della Consolazione” nei capp. 30-31. Qui si trova il brano della “nuova berît”, abitualmente tradotta “alleanza”.
Gli studiosi sono concordi nel vedere i due capitoli come una parte a sé rispetto al resto del Libro.
Infatti, all’inizio 30,1-2 segnala chiaramente un nuovo inizio, «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Scriviti in un libro tutte le cose che ti ho detto”, e 32,1 con uguale chiarezza apre una nuova unità. I capp. 30-31 si differenziano, inoltre, dal loro contesto, per la forma poetica della maggior parte dei brani mentre i capitoli prima e dopo sono per lo più in prosa, e per il fatto che non portano una data cronologica specifica, diversamente dai capitoli intorno dal cap. 25 al cap. 36.
È ricorrente la formula “così dice il Signore”, e l’alternanza fra destinatari maschili e femminili degli oracoli.
 
Il profeta Geremia, dopo avere cercato di distruggere ogni falsa immagine di Dio e di sradicare ingiustizie e menzogne mascherate da culti formali e vuoti, volge lo sguardo al futuro, invita ad un impegno: costruire la comunità della nuova alleanza e porre le basi per un futuro del suo popolo, popolo di Dio. Il tema dominante in questi due capitoli, nel libro della consolazione, è certamente quello di un grande cambiamento, una trasformazione della realtà che verrà realizzata da YHWH, secondo il suo libero e onniscente volere “cambierò la sorte delle tende di Giacobbe e avrò compassione delle sue dimore”.
La novità tuttavia non è taglio con il passato, ma continuità, e l’alternanza fra maschile e femminile rafforza la dimensione universale dell’annuncio, coinvolge tutti nell’ascolto. La speranza di Geremia è concentrata proprio nella nuova alleanza tra Dio e il suo popolo che apre ad un futuro di salvezza universale: Israele, riunificato e in pace nella sua terra, diverrà il segno e la garanzia di salvezza per tutti “22Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”.
 
Nell‘Omelia del 15 maggio 2014 il Papa ricorda il bisogno per il cristiano, oggi, di avere memoria di questa promessa: “Un cristiano è un memorioso della storia del suo popolo, è memorioso del cammino che il popolo ha fatto, è memorioso della sua Chiesa. La memoria … la memoria di tutto il passato … Poi, questo popolo dove va? Verso la definitiva promessa. È un popolo che cammina verso la pienezza; un popolo eletto che ha una promessa nel futuro e cammina verso questa promessa, verso l’adempimento di questa promessa. E per questo, un cristiano nella Chiesa è un uomo, una donna con speranza: speranza nella promessa. Che non è aspettativa: no, no! È un’altra cosa: è speranza. Proprio, avanti! Quella che non delude.
Guardando indietro il cristiano è una persona memoriosa: chiede la grazia della memoria, sempre. Guardando in avanti, il cristiano è un uomo e una donna di speranza. E nel presente, il cristiano segue il cammino di Dio e rinnova l’Alleanza con Dio. Continuamente dice al Signore: ‘Sì, io voglio i comandamenti, io voglio la tua volontà, io voglio seguirti’. È un uomo di alleanza, e l’alleanza la celebriamo, noi, tutti i giorni nella Messa: è dunque una donna, un uomo eucaristico….
Pensiamo – ci farà bene pensare questo, oggi – come è la nostra identità cristiana. La nostra identità cristiana è appartenenza ad un popolo: la Chiesa. Senza questo, noi non siamo cristiani. Siamo entrati nella Chiesa con il battesimo: lì siamo cristiani. E per questo, avere l’abitudine di chiedere la grazia della memoria, e la memoria del cammino che ha fatto il popolo di Dio; anche della memoria personale: cosa ha fatto Dio con me, nella mia vita, come mi ha fatto camminare … Chiedere la grazia della speranza, che non è ottimismo: no, no! È un’altra cosa. E chiedere la grazia di rinnovare tutti i giorni l’Alleanza con il Signore che ci ha chiamato. Che il Signore ci dia queste tre grazie, che sono necessarie per l’identità cristiana”.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 15, 1-2.10-14
In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Matteo  15, 1-2.10-14
Quel che rende puro o impuro.
È una autentica tentazione, tra l'altro ricorrente nella storia, quella di restare legati e vincolati alle tradizioni degli antichi senza accorgersi delle novità che sopraggiungano. Si rischia così di cadere in un precoce invecchiamento dello spirito, una specie di ottenebramento mentale e ancor peggio, in atteggiamenti di critica assurda anche delle migliori novità. Ecco gli scribi che ancora una volta lanciano i loro miseri strali verso gli apostoli e verso il Signore. Come possono in quello stato di colpevole cecità accorgersi della novità del messaggio che Egli sta annunciando? Dovrebbero essere loro le guide sagge ed illuminate, sono invece ciechi e guide di ciechi. Cristo è la novità prima ed ultima. È la rivelazione della gloria del Padre. Il testimone della sua misericordia: è venuto a fare nuove tutte le cose; Egli è il Figlio di Dio, ma solo nell'umiltà della fede lo si riconosce come tale. No sicuramente nell'arroganza e nella critica gratuita. Gesù coglie l'occasione per ricordarci che non siamo inquinati dal cibo che prendiamo o dalla mancanza di un rito di abluzione, ma dai pensieri malvagi che sgorgano da un cuore inquinato. C'è poi un forte richiamo per tutti i credenti in questo brano, ma particolarmente per coloro che hanno ricevuto o si arrogano il compito di educare, di annunciare le verità supreme e di essere testimoni credibili di quelle verità. Criticare e blaterare dai vari pulpiti è fin troppo facile, essere sempre coerenti con quanto si annuncia richiede sacrificio, molta preghiera e una particolare illuminazione dello Spirito Santo.
 
Il vangelo di oggi ci riporta la discussione di Gesù con i farisei su ciò che è puro e impuro. Il testo parla degli usi e costumi religiosi di quel tempo, parla dei farisei che insegnavano questi usi e costumi alla gente e parla delle istruzioni che Gesù impartisce riguardo a questi usi e costumi, molti dei quali avevano già perso il loro significato. Qui nel 15º capitolo, Gesù aiuta la gente ed i discepoli a capire meglio questo tema così importante sulla purezza e le leggi sulla stessa.
 
• Matteo 15,1-2: I farisei criticano il comportamento dei discepoli di Gesù. Alcuni farisei e diversi dottori della legge si avvicinano a Gesù e chiedono: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”. Loro fingono di essere interessati a conoscere il perché del comportamento dei discepoli. In realtà criticano Gesù perché permette ai discepoli di trasgredire le norme della purezza. 
Ci sono tre punti che meritano di essere segnalati: (a) Gli scribi sono di Gerusalemme, della capitale. Vengono ad osservare i passi di Gesù. 
(b) I discepoli non si lavano le mani prima di mangiare! La convivenza con Gesù dà loro coraggio per trasgredir le norme che la tradizione imponeva alla gente, ma che non avevano più senso per la vita. 
(c) L’usanza di lavarsi le mani, che fino ad oggi continua ad essere una norma importante di igiene, aveva assunto per loro un significato religioso che serviva a controllare e discriminare le persone.
 
La Tradizione degli Antichi (Mt 15,3-9). “La Tradizione degli Antichi” trasmette le norme che dovevano essere osservate dalla gente per ottenere la purezza che la legge esigeva. L’osservanza della legge era qualcosa di molto serio. Una persona impura non poteva ricevere la benedizione promessa da Dio ad Abramo. Le norme della legge della purezza insegnavano come recuperare la purezza per poter comparire di nuovo dinanzi a Dio e sentirsi bene in sua presenza. Non si poteva comparire dinanzi a Dio in qualsiasi modo. Poiché Dio è il Santo e la Legge diceva: “Siate santi, perché io sono santo!” (Lv 19,2). Le norme della purezza erano, in realtà, una prigione, una schiavitù (cf Mt 23,4). Per i poveri, era praticamente impossibile osservarle: toccare un lebbroso, mangiare con un pubblicano, mangiare senza lavarsi le mani, e tante altre attività. Tutto questo rendeva impura la persona, e qualsiasi contatto con una persona contaminava gli altri. Per questo, la gente viveva con paura, sempre preoccupata dalle molte cose impure che minacciavano la loro vita. Erano obbligati a vivere, temendo tutto e tutti. Nell’insistere sulle norme della purezza, i farisei giungevano a svuotare il senso dei comandamenti della legge di Dio. Gesù cita un esempio assai concreto. Loro dicevano: una persona che consacra al Tempio i suoi beni, non può più utilizzare questi beni per aiutare i bisognosi. Così, in nome della tradizione, loro eliminavano il significato del quarto comandamento che ordina di amare il padre e la madre (Mt 15,3-6). Queste persone sembravano molto osservanti, ma loro lo erano solo esternamente. Nel loro intimo, il cuore era lontano da Dio! Gesù diceva, citando Isaia: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me (Mt 15,7-9). La gente, nella sua saggezza, non concordava più con tutto ciò che si insegnava, e sperava che il messia venisse ad indicare un altro cammino per raggiungere la purezza. In Gesù si realizza questa speranza. Mediante la parola purificava i lebbrosi (Mc 1,40-44), scacciava i demoni impuri (Mc 1,26.39; 3,15.22 ecc.), e vinceva la morte che era la fonte di tutta l’impurità. Gesù tocca la donna esclusa, e costei guarisce (Mc 5,25-34). Senza paura di essere contaminato, Gesù mangia con persone considerate impure (Mc 2,15-17).
 
• Matteo 15,10-11: Gesù apre un cammino nuovo per avvicinare la gente a Dio. Lui dice alla moltitudine: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!”. Gesù inverte le cose: L’impuro non viene da fuori verso dentro, come insegnavano i dottori della legge, ma da dentro verso fuori. In questo modo, nessuno ha bisogno di chiedersi se questo o quel cibo o bevanda è puro o impuro. Gesù mette ciò che è puro ed impuro su un altro livello, il livello del comportamento etico. Apre un nuovo cammino per giungere fino a Dio e così realizza il desiderio più profondo della gente: stare in pace con Dio. Ora, all’improvviso, tutto cambia! Attraverso la fede in Gesù, era possibile raggiungere la purezza e sentirsi bene dinanzi a Dio, senza la necessità di osservare tutte quelle norme della “Tradizione degli Antichi”. Fu una liberazione! La Buona Novella annunciata da Gesù libera la gente dalla difensiva, dalla paura, e gli restituisce la volontà di vivere, la gioia di essere figlio e figlia di Dio.
 
• Matteo 15,12-14: Gesù afferma di nuovo ciò che aveva detto prima. I discepoli comunicano a Gesù che le sue parole hanno causato scandalo tra i farisei, perché loro dicevano esattamente il contrario di ciò che i farisei insegnavano alla gente. Poiché, se la gente avesse vissuto seriamente il nuovo insegnamento di Gesù, tutta la tradizione degli antichi doveva essere abolita e i farisei e i dottori avrebbero perso la loro leadership e la loro fonte di reddito. La risposta di Gesù è chiara e non lascia dubbi: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!” Gesù non diminuisce l’impatto delle sue parole e riafferma ciò che aveva detto prima.
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6) Per un confronto personale 
• Conosci qualche usanza religiosa di oggi che non ha più senso, ma che continua ad essere insegnata? Nella tua vita ci sono usi e costumi che consideri sacri, ed altri che non lo sono?
• I farisei erano giudei praticanti, ma la loro fede era separata dalla vita della gente. Per questo Gesù li critica. E oggi, Gesù ci criticherebbe? In che cosa?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 101
Il Signore ha ricostruito Sion ed è apparso in tutto il suo splendore.
 
Le genti temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti, non disprezza la loro preghiera. 
 
Questo si scriva per la generazione futura e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
«Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte. 
 
I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza.
Perché si proclami in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
quando si raduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.