Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 2 agosto 2020

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  • domenica | 2 agosto 2020

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Lectio domenica 2 agosto 2020
 
Domenica della Diciottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Romani 8, 35.37-39
Matteo 14, 13. 21
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che nella compassione del tuo Figlio verso i poveri e i sofferenti manifesti la tua bontà paterna, fa’ che il pane moltiplicato dalla tua provvidenza sia spezzato nella carità, e la comunione ai tuoi santi misteri ci apra al dialogo e al servizio verso tutti gli uomini.
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2) Lettura: Romani 8, 35.37-39
Fratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
 
3) Commento su  Romani  8, 35.37-39
- La seconda lettura è un brano della lettera ai Romani di Paolo apostolo, da moti esegeti ritenuto un canto all'amore di Dio. Vengono elencate tutte le condizioni che potrebbero farci dubitare dell'efficacia dell'amore di Cristo e conclude che nulla al mondo potrà mai separarlo: "dall'amore di Dio, in Cristo Gesù". Questo è l'invito che Paolo fa anche a noi in questo mondo pieno di ideologie insignificanti, di venditori di fumo, di prevaricatori, di falsificatori mediatici e non.
 
- Queste parole concludono il capitolo 8 e in particolare l' "Inno all'amore di Dio" che occupa i versetti 31-39. Dopo aver parlato della vita nello Spirito destinata ai credenti e alla gloria che li attende, Paolo erompe in un canto di vittoria: "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?". Certo coloro che lo cantano non hanno ancora visto la vittoria definitiva sul male e sulla morte, vivono nelle difficoltà e nella persecuzione quotidiana, però hanno la certezza che Dio è con loro, essi sono vincitori perché niente li può separare dall'amore di Dio.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 14, 13. 21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». 
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 14, 13 . 21
- Molti domandano: Chi è Gesù? Come vive colui che è il solo ad essere amato totalmente da Dio? Cosa si prova quando si è vicini a lui? Il Vangelo istruisce quelli che non hanno dimenticato come ascoltare. Gesù apprende la notizia della morte terribile di Giovanni Battista (Mt 14,3-12). Ne è colpito, e desidera rimanere solo. È questo il motivo per cui prende una barca per andare sul lago. Ma la folla non lo lascia. Quando egli accosta sull’altra riva, essa è già là: malati e sofferenti, tutti quelli che hanno bisogno di un Salvatore. E Gesù non si tira indietro, nonostante avesse cercato di restare solo.
Le ore passano e gli apostoli si preoccupano. Essi vogliono che Gesù mandi via la folla. Tuttavia Gesù assume la propria responsabilità. Non vuole lasciare partire nessuno a pancia vuota. Egli dà senza fare conti, generosamente. Solo Dio può dare senza diventare povero. Gesù - incarnazione del Dio infinito nella nostra finitezza - dà come lui. In questo episodio intuiamo come nel cuore del Signore ci sia la gente, come Egli senta compassione per gli uomini, per il loro essere bisognosi soprattutto di salvezza. Egli dona se stesso, ed esige da coloro che vogliono essere dei suoi: “Date loro da mangiare”; dividete il poco che avete, cinque pani, due pesci. “Date tutto”, e gli apostoli fanno la loro distribuzione. È Gesù che offre, i suoi apostoli che offrono, una Chiesa che offre se stessa: ecco il segno e il marchio della generosità di Dio.
 
- Date loro voi stessi da mangiare.
Fame e sete esprimono nel linguaggio biblico non solo il bisogno fisico di assumere cibo o bevanda, ma ancor più i desideri più profondi dell'anima e tutto ciò che concorre a saziare lo spirito. Sappiamo perciò che è più facile soddisfare i bisogni del nostro corpo che quelli dell'anima. E ciò anche perché essendo noi fatti ad immagine e somiglianza di Dio, aneliamo verso l'infinito e siamo in certo qual senso insaziabili. Un salmista esprime in modo efficace il significato spirituale della sete facendolo diventare intensa preghiera: "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua". Lo stesso Gesù, agonizzante sulla croce, dirà "ho sete". Alla samaritana al pozzo di Giacobbe dirà che l'acqua che egli è in grado di donare con la sua parola estinguerà per sempre la sua sete e la trasformerà in una fontana zampillante. Parlando poi della fame arriverà a parlare di un pane vivo disceso dal cielo capace di sfamare definitivamente e di garantire la vita eterna. Oggi egli lancia un invito all'uomo: "O voi tutti assetati venite all'acqua". La piena sazietà ci dice San Paolo ci viene garantita dall'amore di Cristo, da una pienezza che solo da Dio può venire. È significativo poi che Gesù dica ai suoi apostoli e discepoli, testimoni oculari della fame di una grande folla: date loro voi stessi da mangiare. Non solo provocatoriamente li sprona a provvedere il pane, ma, anticipando il mandato dell'ultima cena, li invita a diventare essi stessi pane da mangiare. L'aveva capita pienamente questa sfida Sant'Ignazio di Antiochia. Egli scriverà ai primi cristiani di Roma di lasciare che le belve nel circo lo divorino perché, triturato come grano dai loro denti, diventi farina e pane di Cristo. È ancora attuale per i sacerdoti di oggi il grande compito di farsi tutto a tutti fino a lasciarsi divorare dai fratelli per consumare quotidianamente l'eterno sacrificio che salva e che redime.
 
- Dio nutre e alimenta ogni vita.
I discepoli, uomini pratici, suggeriscono: «Congeda la folla perché vadano a comprarsi da mangiare». Se non li congeda Lui, loro non se ne andranno. Ma Gesù non li manda via, non ha mai mandato via nessuno.
Anzi dice ai discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare». Ci intenerisce questo Gesù che non vuole allontanare da sé nessuno, che li vuole tutti intorno anche a mangiare. È una immagine di Dio, un Dio che nutre e alimenta ogni vita. Quante volte nel Vangelo lo si vede intento a condividere il pasto con altri, e contento di questo, da Cana all'ultima cena fino a Emmaus.
Così tanto amava mangiare con gli altri, tenerli vicini a sé, che ha fatto di questo mangiare insieme il simbolo di tutta la sua vita: «quando me ne andrò e non potrò più riunirvi e darvi il pane, spezzarlo e condividerlo insieme, voi potrete unirvi e mangiare me».
Ci sono molti miracoli in questo racconto. Il primo è quello della folla che, scesa ormai la notte in quel luogo deserto, non se ne va e resta lì con Gesù, presa da qualcosa che lui solo ha e nessun altro sa dare. Il secondo sono i cinque pani e i due pesci che qualcuno mette nelle mani di Cristo, fidandosi, senza calcolare, senza trattenere qualcosa per sé. È poco ma è tutto, è poco ma è tutta la sua cena, è solo una goccia nel mare ma è quella goccia che può dare senso a tutta la sua vita (Madre Teresa).
Il terzo miracolo: quel poco pane, quei pochi pesci bastano per tutti, bastano perché condivisi. Secondo una misteriosa regola divina, quello che spartisci con gli altri si accresce: quando il pane da mio diventa nostro, anziché diminuire si moltiplica. Il miracolo è che Dio ferma la fame del mondo attraverso le nostre mani quando imparano a donare. L'aveva detto: «Voi farete cose più grandi di me». Noi abbiamo la terra, tutta la terra da sfamare, ed è possibile, a patto che diventi possibile la condivisione.
E infine: «Raccolsero gli avanzi in dodici ceste», una per ogni tribù di Israele, una per ogni mese dell'anno. Tutti mangiano e ne rimane per tutti e per sempre. E hanno valore anche le briciole, il poco che sei e che hai.
Niente è troppo piccolo per non servire alla comunione. Niente è troppo piccolo di ciò che fai con tutto il cuore, perché ogni gesto 'totale', senza mezze misure, per quanto minimo, ci avvicina all'assoluto di Dio. Che diritto hanno i cinquemila di avere pane e pesce? L'unico loro diritto è la fame, l'unico titolo per ricevere è la povertà.
Davanti a Dio io non ho nessun merito da vantare se non la mia povertà e la mia fame: la mia debolezza, diceva Paolo. E lui, il Dio che ama nutrire, verrà a dare pane a chi ha fame e ad accendere fame di cose grandi in chi è sazio di solo pane.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Cosa ti ha colpito in questo brano?
- Quale degli atteggiamenti di Gesù ti colpisce di più in questo testo?
- Ti sei mai soffermato sulle emozioni di Gesù? Questo testo si sofferma sulla compassione. Puoi trovare altri nei vangeli?
- Che cosa pensi che Dio vuole comunicarti con questo racconto sulla moltiplicazione dei pani? 
- Gesù provvede cibo in abbondanza. Ti affidi alla provvidenza del Signore? Cosa significa per te affidarsi alla provvidenza
- Hai mai pensato all’eucaristia come un sedersi a mensa con Gesù? Chi sono gli invitati a questa mensa?
 
 
7) Preghiera: Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
 
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.     
 
Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente.         
 
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
 
 
8) Orazione Finale
O Padre, buono verso tutti, tu che provvedi ai bisogni di coloro che sono rivolti a te in attesa, esaudisci le preghiere del tuo popolo, che ha fame del tuo amore e della tua tenerezza.