Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - venerdì 31 luglio 2020

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  • venerdì | 31 luglio 2020

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Lectio venerdì 31 luglio 2020
 
Venerdì della Diciassettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Sant’Ignazio di Loyola
 
Profeta Geremia 26, 1 -  9
Luca 9, 18 - 22
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa sant’Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei santi.
 
La personalità di sant'Ignazio è molto ricca e complessa e io non ho la pretesa di presentarla. Voglio soltanto considerarne due aspetti: la grazia che egli aveva di trovare Dio in tutto e la ricerca perseverante della volontà di Dio, nella luce di Cristo. 
Ignazio ha avuto la grazia di vedere Dio in tutto; di contemplarlo nella creazione, nella storia, di trovarlo non soltanto nelle cerimonie religiose ma nelle azioni di ogni giorno e in ogni circostanza: dicono che egli si commuoveva fino alle lacrime davanti a un fiorellino, perché in esso vedeva la bellezza di Dio. E incoraggiava i suoi compagni a vedere in tutto la gloria di Dio, a trovare Dio in tutto, ad amare Dio in tutto. Trovare Dio in tutto è un segreto molto importante per la vita spirituale. Dio non è un essere solitario, che se ne sta in cielo: è un Dio presente in tutto, e non solo presente, ma che agisce in tutto, e sempre con il suo amore. 
La ricerca di Dio per sant'Ignazio era una realtà e non un sogno indistinto, non lo cercava con l'immaginazione e la sensibilità; voleva realmente trovarlo e per questo ricercava in tutto la volontà di Dio. Era un uomo riflessivo, che studiava, esaminava e cercava con pazienza la soluzione più giusta. 
Ignazio confidava di poter trovare la volontà di Dio mediante la preghiera, nelle consolazioni e nelle desolazioni dello spirito. Quando si trattava di cose importanti egli rifletteva per settimane intere, pregava, offriva la Messa, per trovare quello che Dio voleva. Così la ricerca di Dio era molto concreta, e altrettanto concreto il suo vivere con Dio.
Egli ebbe un desiderio ardente di conoscere Cristo intimamente, di amarlo, di servirlo per sempre con tutto se stesso. E ricevette la risposta del Padre a La Storta, in una visione che lo colmò di gioia: "Io voglio che tu mi serva". Servire il Padre e il Figlio, il Padre per mezzo del Figlio fu la felicità di sant'Ignazio, in un amore totale: trovare Dio e trovarlo nell'essere compagno di Cristo.
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2) Lettura: Profeta Geremia 26, 1 -  9
All’inizio del regno di Ioiakìm, figlio di Giosìa, re di Giuda, fu rivolta a Geremìa questa parola da parte del Signore: «Così dice il Signore: Va’ nell’atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunciare loro; non tralasciare neppure una parola. Forse ti ascolteranno e ciascuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso mi pentirò di tutto il male che pensavo di fare loro per la malvagità delle loro azioni. Tu dunque dirai loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi e se non ascolterete le parole dei profeti, miei servi, che ho inviato a voi con assidua premura, ma che voi non avete ascoltato, io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città una maledizione per tutti i popoli della terra». I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremìa che diceva queste parole nel tempio del Signore. Ora, quando Geremìa finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo lo arrestarono dicendo: «Devi morire! Perché hai predetto nel nome del Signore: “Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata”?». Tutto il popolo si radunò contro Geremìa nel tempio del Signore.
 
 
 
3) Riflessione su Profeta Geremia 26, 1 -  9
La vita del profeta è un segno (cf Ger 16) del suo servizio alla parola di Dio, servizio che lo porta fino a consumarsi fisicamente per essa, in una vera e propria passione. La via crucis personale del profeta, che trova la sua espressione lirica nelle confessioni di Geremia, viene narrata all'interno della seconda sezione del libro (Ger 26-45). Il materiale si divide chiaramente in un dittico.
Il cap. 26 e il cap. 36 si corrispondono l’un l'altro perché entrambi iniziano con la parola di JHWH a Geremia all'epoca di Ioiakìm, mentre i capitoli 37ss si svolgono già al tempo di Sedecìa. In entrambi i casi abbiamo un conflitto con i detentori del potere e con i rappresentanti della religione: al cap. 26 con i sacerdoti e i profeti, mentre al cap. 36 con il re e i funzionari della corte. In tutte e due i casi il profeta corre un rischio serio per la sua vita.
 
Arresto e giudizio di Geremia. Per ordine di Dio Geremia si reca in tutte le città a trasmettere il messaggio di Dio ma “Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti e i profeti lo arrestarono dicendo: «Devi morire! Perché hai predetto nel nome del Signore: Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata?». È straordinaria la somiglianza di ciò che ora leggeremo con quello che accadrà a Gesù: “Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore. I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all'ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore. Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: «Una sentenza di morte merita quest'uomo, perché ha profetizzato contro questa città come avete udito con i vostri orecchi!».
Geremia insiste inutilmente per far capire la ragione alla popolazione.
Or dunque migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore vostro Dio e il Signore ritratterà il male che ha annunziato contro di voi. Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto; ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, attirerete sangue innocente su di voi, su questa città e sui suoi abitanti, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per esporre ai vostri orecchi tutte queste cose».
E finalmente sembra che il cervello dei capi e di tutto il popolo riprenda a funzionare: I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: «Non ci deve essere sentenza di morte per quest'uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore nostro Dio».
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 13, 54 - 58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 13, 54 - 58
Figlio di Dio o del carpentiere?
Quando manca la fede perché oscurata dal male o soffocata dall'orgoglio, le cose di Dio vengono banalizzate e ridotte a categorie umane. Ciò accade perché anche la migliore intelligenza umana non riuscirà mai a scrutare i segreti divini. Capita così agli avversari del Signore nel Vangelo di oggi. Molti suoi ascoltatori, invece di aprire il cuore e la mente alle parole di Gesù, mettono in moto sentimenti di invidia, di odio e di vendetta. Viene poi di conseguenza che non vedano e non possano vedere nella persona del Cristo il Figlio di Dio, ma solo il Figlio di Giuseppe, il carpentiere del paese a loro ben conosciuto. Non possono trattenere una certa meraviglia e un grande stupore nel dover costatare che da quell'umile operaio, proveniente da una bottega di falegname, uscisse tanta sapienza e tanta potenza: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». È vero che lo stupore è l'anticamera della fede, ma senza quella divina virtù si viene soltanto sfiorati dalla verità e non pervasi e convinti. Le vittime privilegiate di questi errori sono persone dotate di buona cultura, con una discreta carriera che li pone in posti di prestigio e che non amano confondersi con gli umili, che credono perché illuminati dalla fede. Qualcuno ha scritto che il contenitore della fede è un vaso di terracotta e non di prezioso cristallo. Dobbiamo perciò dedurre che l'incredulità ha sempre in sé una evidente colpevolezza. Spesso si tratta di orgoglio.
 
Il vangelo di oggi racconta la visita di Gesù a Nazaret, la sua comunità di origine. Il passaggio per Nazaret fu doloroso per Gesù. Quella che prima era la sua comunità, ora non lo è più. Qualcosa è cambiato. Dove non c’è fede, Gesù non può fare miracoli.

• Matteo 13, 53-57ª: Reazione della gente di Nazaret, dinanzi a Gesù. É sempre bene ritornare verso la terra della tua gente. Dopo una lunga assenza, anche Gesù ritorna, come al solito, un sabato, e si reca alla riunione della comunità. Gesù non era il capogruppo, ma comunque prende la parola. Segno questo, che le persone potevano partecipare ed esprimere la loro opinione. La gente rimane ammirata, non capisce l’atteggiamento di Gesù: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?” Gesù, figlio del posto, che loro conoscevano fin da quando era bambino, come mai ora è così diverso? La gente di Nazaret rimane scandalizzata e non lo accetta: “Non è forse lui il figlio del falegname?” La gente non accetta il mistero di Dio presente nell’uomo comune come loro conoscevano Gesù. Per poter parlare di Dio lui doveva essere diverso. Come si vede, non tutto fu positivo. Le persone che avrebbero dovuto essere le prime ad accettare la Buona Notizia, sono le prime che rifiutano di accettarla. Il conflitto non è solo con i forestieri, ma anche con i parenti e con la gente di Nazaret. Loro non accettano, perché non riescono a capire il mistero che avvolge la persona di Gesù: “Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?” Non riescono a credere.
 
• Matteo 13, 57b-58: Reazione di Gesù dinanzi all’atteggiamento della gente di Nazaret. Gesù sa molto bene che “nessuno è profeta nella sua patria”. E dice: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Infatti, dove non c’è accettazione né fede, la gente non può fare nulla. Il preconcetto lo impedisce. Gesù stesso, pur volendo, non può fare nulla. Rimane stupito dinanzi alla loro mancanza di fede.
 
I fratelli e le sorelle di Gesù. L’espressione “fratelli di Gesù” causa molta polemica tra cattolici e protestanti. Basandosi su questo e su altri testi, i protestanti dicono che Gesù ebbe molti fratelli e sorelle e che Maria ebbe più figli! I cattolici dicono che Maria non ebbe altri figli. Cosa pensare di questo? In primo luogo, le due posizioni, tanto dei cattolici come dei protestanti, contengono argomenti tratti dalla Bibbia e dalla Tradizione delle loro rispettive Chiese. Per questo, non conviene discutere questa questione con argomenti che sono solo intellettuali. Poiché si tratta di convinzioni profonde, che hanno a che fare con la fede e con il sentimento degli uni e degli altri. L’argomento solo intellettuale non riesce a disfare una convinzione del cuore! Irrita e allontana soltanto! Anche quando non sono d’accordo con l’opinione dell’altro, devo rispettarla. In secondo luogo, invece di discutere attorno a testi, noi tutti, cattolici e protestanti, dovremmo unirci molto di più per lottare in difesa della vita, creata da Dio, vita così sfigurata dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di fede. Dovremmo ricordare alcune altre frasi di Gesù. “Sono venuto affinché tutti abbiano vita e vita in abbondanza” (Gv 10,10). “Che tutti siano uno, affinché il mondo creda che Tu, Padre, mi hai mandato” (Gv 17,21). “Non glielo impedite! Chi non è contro di noi è a favore nostro” (Mc 10,39.40).
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6) Per un confronto personale
• In Gesù qualcosa è cambiato nel suo rapporto con la Comunità di Nazaret. Da quando hai cominciato a partecipare alla comunità, qualcosa è cambiato nel tuo rapporto con la famiglia? Perché?
• La partecipazione alla comunità, ti ha aiutato ad accogliere e ad aver fiducia nelle persone, soprattutto nelle più semplici e povere?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 68
Nella tua grande bontà, rispondimi, o Dio.
 
Sono più numerosi dei capelli del mio capo 
quelli che mi odiano senza ragione.
Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, 
i miei nemici bugiardi:
quanto non ho rubato, 
dovrei forse restituirlo? 
 
Per te io sopporto l’insulto 
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. 
 
Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, 
nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, 
nella fedeltà della tua salvezza.