Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 15 luglio 2020

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  • mercoledì | 15 luglio 2020

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Lectio mercoledì 15 luglio 2020
 
Mercoledì della Quindicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
San Bonaventura

 
Libro di Isaia 7, 1 - 9  
Matteo 11, 20 - 24  
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente, guarda a noi tuoi fedeli riuniti nel ricordo della nascita al cielo del vescovo san Bonaventura, e fa’ che siamo illuminati dalla sua sapienza e stimolati dal suo serafico ardore. 
Bonaventura (Bagnoregio, Viterbo, 1218 – Lione, Francia, 15 luglio 1274), mistico e pensatore medievale, dottore allo studio di Parigi, diede forma di sintesi sapienziale alla teologia scolastica sulle orme di Agostino. L’espressione più matura di questo umanesimo teologico è nell’«Itinerario della mente a Dio». Discepolo di san Francesco guidò con superiore saggezza il suo ordine (1257-1273), tanto da essere chiamato «secondo fondatore e padre». Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco. 
Fu nominato vescovo di Albano e cardinale. 
Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274.
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2) Lettura: Libro di Isaia 7, 1 - 9  
Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozìa, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelìa, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Èfraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento. Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelìa. Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl. Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà! Perché capitale di Aram è Damasco e capo di Damasco è Resin. Capitale di Èfraim è Samara e capo di Samarìa il figlio di Romelìa. Ancora sessantacinque anni ed Èfraim cesserà di essere un popolo. Ma se non crederete, non resterete saldi”».
 
3) Commento sul  Libro di  Isaia 7, 1 - 9    
Fu un tempo di oscurità e tribolazione, i rumori della guerra si fanno forti, Gerusalemme rischia l'occupazione (cfr. Is 7,1-9), al Re Akaz che ormai aveva perso ogni speranza viene offerto in segno la nascita di un bambino: Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7,14)
Dio entra nella normalità della vita degli uomini con segni normali come la nascita di un bambino.
Probabilmente è lo stesso figlio di Isaia, che porterà il nome di Emmanuele per testimoniare con la sua esistenza che Dio non abbandona il suo popolo neppure nei momenti difficili della sua storia proprio quando agli uomini sembra di essere abbandonati.
Sono Zabulon e Neftali, le prime regioni a subire l'invasione Assira (cfr. 2 Re 15,29) e ad essere deportati: su coloro che abitavano in terra tenebrosa... la situazione è drammatica e senza via di uscita. Anche oggi siamo coinvolti in situazioni che a dire tragiche pare poco, la sicurezza è costantemente a repentaglio, le relazioni umane compromesse nella fiducia. Viviamo una situazione apparentemente di benessere eppure siamo minati nel profondo, non ci sentiamo difesi davanti alla violenza nascosta tra le pieghe della società, alla incertezza del lavoro, al terrorismo. Davanti al nostro "oggi" sembra mancare un futuro che abbia senso, allora lo si ricerca nel protezionismo, nel separatismo, eppure più stringiamo il pugno più la sabbia sfugge di mano e le scelte populiste alla fine non pagheranno.
Isaia rilancia il senso della gioia: una grande luce, la festa per il raccolto, la liberazione, gli abiti usati per la guerra saranno dati in pasto al fuoco.
 
Se non credete non avrete stabilità. (Isaia 7,9) - Come vivere questa Parola?
Ce lo dice il Signore per mezzo del profeta Isaia. È un detto incisivo e forte. Chiede di trovare ascolto nel cuore e di convertire la nostra vita: di renderla coerente, salda come la casa costruita sulla roccia di cui parla Gesù nella piccola parabola importantissima che conclude il discorso della montagna. La stabilità, cioè l'avere una certezza su cui poggiare il cuore e la vita non sta nel fidarci di mezzi umani assolutizzati: la ricchezza, il potere, una dialettica persuasiva, capacità organizzative, diplomatiche o altro. Quello che conta è appoggiarci sul Signore. Sì, progetteremo, organizzeremo quello che dobbiamo fare e cercheremo di farlo col meglio delle nostre capacità. Però agiremo convinti che quel "meglio" ci viene da lui; inoltre non agiremo, non vivremo mai nessuna esperienza esistenziale da soli, ma insieme con Lui, trovando in Lui la stabilità dei nostri pensieri aspirazioni sentimenti.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, sosteremo ad assimilare a livelli profondi questa sentenza divina. Abbiamo davvero una fede su cui appoggiarsi col pensiero, con le scelte operative, con tutto quello che chiediamo a Te, Signore, di essere? Oppure il nostro credere è così debole che non dà stabilità né serenità di sorta alle nostre giornate? Accresci, Signore, la nostra Fede!
Ecco la voce di un mistico del XX secolo Augustin Guillerand: La fede vede in tutto – uomini cose avvenimenti – ciò che Dio stesso vede. Essa lo vede nel suo stesso Spirito d'Amore che le è comunicato. Essa non vede altro che questo Amore che in tutte le cose si dona: "Deus caritas".
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 11, 20 - 24  
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 11, 20 - 24  
• Il Discorso della Missione occupa il capitolo 10. I capitoli 11 e 12 descrivono la Missione che Gesù svolgeva e come la svolgeva. Nei due capitoli si parla di come la gente ha aderito, ha dubitato dell’azione evangelizzatrice di Gesù, o la ha rifiutato. Giovanni Battista, che guardava Gesù con gli occhi del passato, non riesce a capirlo (Mt 11,1-15). La gente, che guardava Gesù per interesse, non fu in grado di capirlo (Mt 11,16-19). Le grandi città attorno al lago, che ascoltarono la predicazione di Gesù e videro i suoi miracoli, non vollero aprirsi al suo messaggio (è il testo del vangelo di oggi). I saggi ed i dottori, che apprezzavano tutto a partire dalla loro propria scienza, non furono capaci di capire la predicazione di Gesù (Mt 11,25). I farisei che confidavano solo nell’osservanza della legge, criticavano Gesù (Mt 12,1-8) e decisero di ucciderlo (Mt 12,9-14). Dicevano che Gesù agiva a nome di Belzebù (Mt 12,22-37). Volevano una prova per poter credere in lui (Mt 12,38-45). Nemmeno i parenti di Gesù lo appoggiavano (Mt 12,46-50). Solo i piccoli e la gente malata capiva ed accettava la Buona Novella del Regno (Mt 11,25-30). Andavano dietro a lui (Mt 12,15-16) e vedevano in lui il Servo annunciato da Isaia (Mt 12,17-21).
 
I "guai" del rifiuto.
I "guai" nello stile e nel linguaggio evangelico si contrappongono alle beatitudini. Indicano il sopraggiungere di un male imminente colpevolmente meritato. Oggi Gesù lancia i suoi rimproveri e preannuncia guai a quelle città dove "nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli". La sua predicazione, accompagnata da segni e miracoli, avrebbe dovuto indurre a conversione gli abitanti di quelle città, invece, non solo non si erano convertiti, ma avevano rifiutato la stessa persona di Cristo. Il Signore tracciava così la triste storia di tutti i rifiuti umani perpetrati nel corso dei secoli dagli amati e prediletti del Signore. A nulle erano valse le reiterate promesse di salvezza, erano cadute nel vuoto o in terreno arido le parole dei profeti, più volte avevano infranto i reiterati patti di alleanza, avevano volto lo sguardo a dei stranieri e, al posto del Dio altissimo che voleva regnare nel suo popolo, si erano costruito un idolo d'oro. Emerge dalle parole di Cristo l'angoscia e la tristezza infinita per un amore gratuito, colpevolmente rifiutato. Viene tracciata così, in modo emblematico, la storia ininterrotta di tutti coloro che infrangono un patto di amore, rifiutano gli interventi salvifici di Dio, chiudono gli occhi alle sue testimonianze, non accolgono le grazie e i favori divini. È la storia dell'assurda presunzione umana, che prima ci induce al peccato e poi ci fa rinnegare la salvezza. Solo Dio conosce il dolore che da tale rinnegamento deriva; noi sperimentiamo talvolta l'amara delusione di veder rifiutato un soccorso, che ritenevamo urgente e salutare per il nostro prossimo, non riusciamo però a comprendere quanta amarezza ingenera in Colui che ci esprime un amore infinito e gratuito. Il santi esprimevano un sacro timore al solo pensiero che il Signore passasse bussando alla porta della loro anima e non trovasse ascolto e accoglienza: "Ho paura del Signore che passa". È loro convinzione che egli sta alla porta della nostra anima e bussa per chiedere di entrare e prendervi dimora. È determinante accorgersi di lui, farlo entrare come si addice al nostro re e signore. Dovremmo tremare di spavento al solo pensiero di poter scandire un diniego, di far sentire il nostro "no" al Signore. È la presunzione a guidarci nei nostri percorsi assordanti, sono le cose del mondo a distoglierci dai valori de cielo, gli abbagli delle false chimere ci oscurano la visione di Dio e non ci consentono di "vedere". Occorre recuperare, con l'aiuto di Dio, i sensi dell'anima; occorre elevare mente e cuore verso le cose di Dio per accorgerci di lui e non lasciarlo passare invano.
 
• Matteo 11,20: La parola contro le città che non lo riceveranno. Lo spazio in cui Gesù si mosse durante quei tre anni della sua vita missionaria era piccolo. Solo pochi chilometri quadrati lungo il Mare di Galilea attorno alle città di Cafarnao, Betzaida e Corazin. Solamente! Orbene, fu in questo spazio così ridotto dove Gesù fece la maggior parte dei suoi discorsi e miracoli. Venne a salvare tutta l’umanità, e quasi non uscì dallo spazio limitato della sua terra. Tragicamente, Gesù dovette constatare che la gente di quelle città non volle accettare il messaggio del Regno e non si convertì. Le città si irrigidirono nelle loro credenze, tradizioni e costumi e non accettarono l’invito di Gesù a cambiare vita.
 
• Matteo 11,21-24: Corazin, Betzaida e Cafarnao sono peggiori di Tiro e Sidone. Nel passato, Tiro e Sidone, nemici ferrei di Israele, maltrattarono il popolo di Dio. Per questo furono maledette dai profeti (Is 23,1; Jr 25,22; 47,4; Ez 26,3; 27,2; 28,2; Jl 4,4; Am 1,10). Ed ora Gesù dice che queste città, simboli di tutta la malvagità, si sarebbero già convertite se in esse si fossero realizzati tutti i miracoli avvenuti a Corazin ed a Betzaida. La città di Sodomia, simbolo della peggiore perversione, fu distrutta dall’ira di Dio (Gen 18,16 a 19,29). Ed ora, Gesù dice che Sodomia esisterebbe fino ad oggi, poiché si sarebbe convertita se avesse visto i miracoli che Gesù fece a Cafarnao. Oggi ancora viviamo questo stesso paradosso. Molti di noi, che siamo cattolici fin da bambini, abbiamo molte solide convinzioni, tanto che nessuno è capaci di convertirci. E in alcuni luoghi, il cristianesimo, invece di essere fonte di cambiamento e di conversione, diventa il rifugio delle forze più reazionarie della politica del paese.
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6) Per un confronto personale
• Come mi pongo dinanzi alla Buona Novella di Gesù: come Giovanni Battista, come la gente interessata, come i dottori, come i farisei o come la gente piccola e povera?
• La mia città, il mio paese meritano l’avvertenza di Gesù contro Cafarnao, Corazin e Betzaida?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 47
Dio ha fondato la sua città per sempre.
 
Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra. 
 
Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato. 
 
Ecco, i re si erano alleati, 
avanzavano insieme.
Essi hanno visto: 
atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.
 
Là uno sgomento li ha colti, 
doglie come di partoriente,
simile al vento orientale, 
che squarcia le navi di Tarsis.