Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - lunedì 29 giugno 2020

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  • lunedì | 29 giugno 2020

Lectio lunedì 29 giugno 2020
 
Lunedì della Tredicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Santi Pietro e Paolo, Apostoli
 
2 Lettera a Timoteo 4, 6 - 8. 17- 18
Matteo 16, 13 - 19
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che allieti i tuoi figli con la solennità dei santi Pietro e Paolo, fa’ che la tua Chiesa segua sempre l’insegnamento degli apostoli dai quali ha ricevuto il primo annunzio della fede.
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2) Lettura: 2 Lettera a Timoteo 4, 6 - 8. 17- 18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. 
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. 
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
 
3) Commento su  2  Lettera a Timoteo  4, 6 - 8. 17- 18
• "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (2 Tm 4,7) -  Come vivere questa Parola?
È Paolo che scrive a Timoteo, suo carissimo discepolo, accomiatandosi da lui perché è consapevole che tra poco lo uccideranno.
Ciò che colpisce è la forza di questo commiato, luce che è splendida testimonianza di una vita bella perché buona e buona perché sostanziata di certezza ultramondana.
Anzitutto Paolo dichiara che la sua vita è stata un "combattimento" ma dentro una battaglia: il suo scegliere e servire il bene, la verità del bene, Gesù in persona.
La sua vita è stata una "corsa". Non il nevrotico arraffare denaro e roba. Il suo non è stato un correre per avere sempre più, ma una corsa, come - dice lui - in uno stadio per conseguire in premio la vita eterna: gioia senza fine.
Nelle vicende spesso drammatiche della vita ha mantenuto la Fede; non ha permesso che le tentazioni, il dolore o le illusioni ne spegnessero la fiamma viva.
 
Ecco, esattamente quello che anche noi siamo tenuti a fare con decisione e perseveranza, sapendo che in città o al mare o ai monti, a Roma o a Pechino, o Oslo, o a Tokio, il Signore è invisibile ma certissima PRESENZA di amore operante e vivificante.
O grandi fratelli del Cielo Pietro e Paolo, voi che avete testimoniato la Fede fino al martirio, intercedete per noi presso Dio perché anche il nostro vivere sia con Cristo in quello "stadio" dov'è la Fede che canta vittoria.
Ecco la voce di un Papa Benedetto XVI: "Pietro e Paolo, benché assai differenti umanamente l'uno dall'altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati conflitti, hanno realizzato un modo nuovo di essere fratelli, vissuto secondo il Vangelo, un modo autentico reso possibile proprio dalla grazia del Vangelo di Cristo operante in loro".
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 16, 13 - 19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 16, 13 - 19
Oggi festeggiamo i santi Pietro e Paolo, due persone molto diverse ma accomunate dalla fede in Cristo e dalla missione apostolica. La loro compresenza nella Chiesa delle origini è un segno della possibilità di stare insieme anche oggi nella comunità dei credenti di persone molto diverse per cultura, stato sociale, convinzioni politiche… La fede in Cristo si dimostra collante decisivo per tenere unite persone molto diverse e si rivela impulso incontenibile per diffondere il Vangelo. La festa di oggi mette in evidenza la Chiesa come popolo in cui i doni di ciascuno sono valorizzati e messi a disposizione dagli uni agli altri.
Il vangelo ci ha presentato la professione di fede di Pietro che riconosce in Gesù il Figlio del Dio vivente. È significativa l’analisi che Gesù fa di quell’atto: è stato un dono di Dio Padre, non frutto delle capacità o dell’intuizione dell’apostolo. È così per ogni credente: la fede è un dono che va ricercato e chiesto ma sempre un dono di cui non dobbiamo impossessarci. Sulla fede di Pietro Gesù fonda la Chiesa: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno su di essa. Su questo apostolo, che i vangeli ritraggono in varie occasioni importanti della vita di Gesù, è fondata la Chiesa: egli ha ricevuto il primato da Gesù sulla Chiesa ed è diventato il riferimento visibile dell’unità della stessa. I suoi successori hanno ereditato le sue prerogative e da 2000 anni sono a servizio dell’unità della Chiesa che confermano nella fede. Sì, confermare i fratelli nella fede, è uno degli incarichi che Gesù ha affidato a Pietro: lo ha fatto durante l’Ultima Cena, dopo aver detto di aver pregato per Lui. 
Cerchiamo di capire e comprendere di più il ruolo di Pietro e dei Suoi successori nella Chiesa, a partire dall’insegnamento dei vangeli, anche perché si possano superare le incomprensioni che ci separano dagli altri fratelli cristiani. Inoltre la solennità di oggi ci invita a pregare per il Papa e per i vescovi, successori degli apostoli, come la prima comunità cristiana pregava per San Pietro che era in carcere; anche la S. Messa ci insegna a fare questo facendoci pregare ogni volta per il Papa e per il nostro Vescovo e per tutti i Vescovi.
 
Santi Pietro e Paolo.
Se fossimo ignari della grazia e della forza ineffabile dello Spirito Santo, ci verrebbe spesso da discutere e disapprovare persino, le scelte di Dio e quelle di Cristo. Chi di noi, volendo instaurare un Regno, diffondere a tutto il mondo una dottrina nuova, chiamare per questo testimoni ferventi ed audaci, avrebbe pensato di circondarsi di rozzi pescatori... E chi poi avrebbe scelto Pietro, dopo le sue reiterate dimostrazioni di debolezza, ad essere il primo dei dodici e il capo della chiesa nascente? E chi avrebbe pensato, alla luce della ragione umana, che un convinto, tenace e appassionato persecutore della Chiesa coma Saulo di Tarso, avrebbe poi dovuto essere, proprio lui, l'Apostolo delle genti? Così però la chiesa veniva segnata sin dalle sue origini da quelle caratteristiche che diverranno poi le costanti del suo essere e della sua missione. È la grazia divina che trasforma gli uomini da deboli ed incapaci in araldi di Cristo e del suo vangelo. Sarà lo Spirito Santo dopo una prima Pentecoste, a sostenerla nel difficile cammino, l'impronta è già segnata da Cristo e i solchi su cui dovranno spargere il seme sono ormai dissodati. La risurrezione è diventata il credo essenziale da trasmettere agli uomini. Sono questi i valori che hanno accomunati i due Apostoli che oggi celebriamo unitamente. Con loro però noi celebriamo la Chiesa, come sacramento universale di salvezza, celebriamo la loro fedeltà a Cristo e il loro martirio, ma ancor più celebriamo la fedeltà di Cristo alla sua Sposa. Celebriamo la fede di Pietro, celebriamo l'Apostolo Paolo, che ha seminato per noi, provenienti dal mondo pagano, il seme della Parola di Dio, da cui è germinata la nostra fede. Ora anche noi con Pietro e Paolo possiamo dire con gioia e fermezza rispondendo a Gesù: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente". «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli". Ecco la chiave del Regno, rivelata e data a Pietro, offerta a tutti noi, così anche noi diventiamo beati! È la nostra fede proclamata con la parola e con tutta la nostra vita. In quella beatitudine è anche riposta la forza di cui Cristo ha dotato la sua Chiesa: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa". È la fede del successore di Pietro e di tutti i fedeli uniti a lui nel peregrinare della vita. È anche la sua festa quest'oggi e non solo perché Paolo è uno dei due suoi nomi, ma soprattutto perché spetta a lui continuare la missione degli Apostoli e guidare ancora la Chiesa. Le colonne portanti di questo splendido edificio, voluto da Dio, sgorgato da Cristo morto e risorto, sono loro Pietro e Paolo.
 
Quelle chiavi che aprono le porte belle di Dio.
Gesù interroga i suoi, quasi per un sondaggio d'opinione: La gente, chi dice che io sia? L'opinione della gente è bella e incompleta: Dicono che sei un profeta! Una creatura di fuoco e di luce, come Elia o il Battista; che sei bocca di Dio e bocca dei poveri.
Ma Gesù non è semplicemente un profeta di ieri che ritorna, fosse pure il più grande. Bisogna cercare ancora: Ma voi, chi dite che io sia? Prima di tutto c'è un «ma voi», in opposizione a ciò che dice la gente. Voi non accontentatevi di ciò che sentite dire. Più che offrire risposte, Gesù fornisce domande; non dà lezioni, conduce con delicatezza a cercare dentro. E in questo appare come un maestro dell'esistenza, ci vuole tutti pensatori e poeti della vita; non indottrina nessuno, stimola risposte. E così, feconda nascite.
Pietro risponde: Tu sei il Figlio del Dio vivente. Sei il figlio, vuol dire «tu porti Dio qui, fra noi. Tu fai vedere e toccare Dio, il Vivente che fa vivere. Sei il suo volto, il suo braccio, il suo progetto, la sua bocca, il suo cuore».
Provo anch'io a rispondere: Tu sei per me crocifisso amore, l'unico che non inganna. Tu sei disarmato amore, che non si impone, che mai è entrato nei palazzi dei potenti se non da prigioniero. Tu sei vincente amore.
Pasqua è la prova che la violenza non è padrona della storia e del cuore, che l'amore è più forte. Oggi o in un terzo giorno, che forse non è per domani ma che certamente verrà, perché «la luce è sempre più forte del buio» (papa Francesco). Tu sei indissolubile amore. «Nulla mai, né vita né morte, né angeli né demoni, nulla mai né tempo né eternità, nulla mai ci separerà dall'amore» (Rom 8,38). Nulla, mai: due parole totali, assolute, perfette: mai separati. Poi i due simboli: a te darò le chiavi; tu sei roccia. Pietro, e secondo la tradizione i suoi successori, sono roccia per la Chiesa nella misura in cui continuano ad annunciare: Cristo è il Figlio del Dio vivente. Sono roccia per l'intera umanità se ripetono senza stancarsi che Dio è amore; che Cristo è vivo, vivo tesoro per l'intera umanità.
Essere roccia, parola di Gesù che si estende a ogni discepolo: sulla tua pietra viva edificherò la mia casa. A tutti è detto: ciò che legherai sulla terra... i legami che intreccerai, le persone che unirai alla tua vita, le ritroverai per sempre. Ciò che scioglierai sulla terra: tutti i nodi, i grovigli, i blocchi che scioglierai, coloro ai quali tu darai libertà e respiro, avranno da Dio libertà per sempre e respiro nei cieli. Tutti i credenti possono e devono essere roccia e chiave: roccia che dà appoggio e sicurezza alla vita d'altri; chiave che apre le porte belle di Dio, le porte della vita intensa e generosa.
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6) Per un confronto personale
• Quali sono le opinioni che ci sono nella nostra comunità su Gesù? Queste differenze nel modo di vivere e di esprimere la fede arricchiscono la comunità o ne rendono difficile il cammino e la comunione? Perché?
• Chi è Gesù per me? Chi sono io per Gesù?
 
 
 
 
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 33
Il Signore mi ha liberato da ogni paura.
 
Benedirò il Signore in ogni tempo, 
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
 
Magnificate con me il Signore, 
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto 
e da ogni mia paura mi ha liberato.   
 
Guardate a lui e sarete raggianti, 
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta, 
lo salva da tutte le sue angosce.
 
L’angelo del Signore si accampa 
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore; 
beato l’uomo che in lui si rifugia.