Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 24 giugno 2020

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  • mercoledì | 24 giugno 2020

Lectio mercoledì 24 giugno 2020
 
Mercoledì della Dodicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Natività di San Giovanni Battista

 
Libro di Esdra 9, 5 - 9 
Luca 1, 57 - 66. 80
 
 
1) Preghiera 
O Padre, che hai mandato san Giovanni Battista a preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto, allieta la tua Chiesa con l’abbondanza dei doni dello Spirito, e guidala sulla via della salvezza e della pace.
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2) Lettura: Atti degli Apostoli 13, 22 - 26  
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva: «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».
 
3) Commento su  Atti degli Apostoli 13, 22 - 26    
? Paolo proclama che colui, di cui il Battista aveva annunciato la venuta imminente, è Cristo Gesù. Mantenendo la promessa fatta alla casa di David, egli è venuto a salvare Israele. Questo discorso, fatto da Paolo ad Antiochia di Pisidia, riassume a grandi tratti le tappe della storia del popolo di Dio, il popolo d'Israele. Giovanni si situa quasi a cerniera tra l'Antico e il Nuovo Testamento: la venuta del Salvatore è imminente. Egli ha ricevuto la missione di mettere in allarme i Giudei e di invitarli e convincerli ad accoglierlo.
 
? "Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale non sono degno di sciogliere i sandali." - Come vivere questa Parola?
Giovanni Battista è l'unico santo, fatta esclusione di Maria, di cui si celebri non solo il giorno del ritorno al Padre, ma anche quello della nascita terrena. E a livello di solennità!
Gesù stesso, parlando di lui, lo ha indicato quale profeta, anzi più che profeta, rivelandone l'intima grandezza. Eppure, sulle labbra di quest'uomo non troviamo che il riconoscimento della propria piccolezza.
A chi, conquistato dalla sua non comune statura umana, lo segue entusiasta, fino a dubitare che sia lui il Messia atteso, Giovanni dichiara senza mezzi termini: "Non sono ciò che voi pensate!".
"Non sono!" che si contrappone a "Io sono!", il nome proprio di Dio. Qui si radica la vera grandezza dell'uomo: nel riconoscere che Dio è Dio, Colui che solo "è", mentre lui non ha consistenza in se stesso, non esiste per se stesso, ma solo in stretta dipendenza dal Creatore.
Un motivo per raggomitolarsi su se stessi, piangere sulla propria piccolezza, guardare a Dio pieni di paura? Tutt'altro! Giovanni afferma: "Chi gli sta vicino e l'ascolta, è ripieno di gioia" - e continua - "Egli deve crescere, io diminuire", perché "io non sono neppure degno di sciogliergli i calzari".
Che Dio sia il solo Santo, il solo Grande, è per lui, come già per Maria, motivo di gioia, di gioia piena, perfetta.
Questa solennità si rivela, allora, una preziosa occasione per conoscere la rotta da percorrere per attingere gioia direttamente alla Sorgente.
Oggi, nel nostro rientro a cuore, ci immergeremo nella gioia di contemplare la straordinaria grandezza di Dio. Gli offriremo poi la nostra persona perché la sua gioia possa continuare ad effondersi nel mondo.
Sia lode a te, Dio grande, Dio santo, Dio potente, Dio amore.
Ecco la voce di un Papa santo Giovanni Paolo II : La gioia che scaturisce dalla grazia divina non è un'allegria superficiale ed effimera. È una gioia profonda, radicata nel cuore e capace di pervadere l'intera esistenza del credente. Una gioia che può convivere con le difficoltà, con le prove, addirittura - per quanto ciò possa sembrare paradossale - con il dolore e la morte. È la gioia del Natale e della Pasqua, dono del Figlio di Dio incarnato, morto e risorto; una gioia che nessuno può togliere a quanti sono uniti a Lui nella fede e nelle opere.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 1, 57 - 66. 80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 1, 57 - 66. 80  
? Dal grembo di mia madre tu mi hai chiamato.
La Chiesa con celebrazione della natività di Giovanni il Battista vuole indicare lo stretto nesso che intercorre fra il Salvatore e il suo Precursore. Nel primo incontro con Gesù ancora nel grembo della madre sua, Giovanni, anch'egli ancora nel grembo di Elisabetta, esulta di gioia. A lui è affidato il compito di preparare gli animi all'incontro con il Salvatore, preparare la sposa da presentare allo sposo, disporre l'animo dei discepoli a seguire il Maestro che deve crescere mentre egli deve diminuire. La sua testimonianza è decisa irrevocabile. "Io non sono il Cristo...ma in mezzo a voi c'è una che voi non conoscete". Verrà il momento in cui lui stesso lo indicherà ai suoi discepoli: Ecco l'Agnello di Dio... La liturgia della parola ci presenta la vocazione del Profeta Isaia che ha i suoi caratteri di somiglianza con quella di Giovanni, chiamato alla sua missione fin dal seno materno. Negli Atti degli apostoli, tracciando la storia del popolo eletto, Paolo si sofferma sugli ultimi tempi, quando Giovanni stesso, predicando il ritorno a Dio mediante la penitenza, rende testimonianza al Messia, indicandolo già nella sua missione e riconoscendo la sua indegnità. Il brano del vangelo di Luca ci fa assistere con senso di stupore a questa nascita miracolosa, al commento meravigliato della gente della Giudea montagnosa, e alla sorpresa quando si tratta di dare il nome al fanciullo, nel momento della circoncisione, ottavo giorno dalla nascita. Elisabetta dice apertamente: Giovanni è il suo nome. Si pensa che si tratti di demenza...Vogliono sentire il parere del padre Zaccaria, ancora nella sua mutevolezza. Egli scrive su una tavoletta: Il suo nome è Giovanni - dono di Dio. Allora si verifica qualche cosa di straordinario. Zaccaria riprende la parola e canta il suo canto di lode, lui che era muto ora canta: "Benedetto il Signore, Dio di Israele...". Giustamente, la gente dinanzi a queste manifestazioni della potenza dell'Altissimo, si chiede: Che sarà mai questo bambino? Oggi, possiamo rispondere: Sarà la voce che invita a penitenza, sarà il martire che paga con la a vita la fedeltà alla missione affidatagli. La sua nascita, che precede di poco quella del Salvatore, è salutata con sentimenti di gioia da tutta la Chiesa. La sua grandezza è proclamata dal Signore. "Io vi dico: Tra i nati di donna non ce n'è uno più grande di Giovanni!" Ogni illuminato dalla grazia del battesimo dovrebbe sentire come propria la missione di preparare la via del Signore nella sua anima e in quella di quanti incontrerà nella vita. Giovanni ci indica la via: Fedeltà ai doni di Dio e profonda umiltà.
 
? Questo brano del vangelo fa parte dei così detti racconti dell’infanzia di Gesù. In modo particolare questo testo segue la scena della visitazione di Maria “nella casa di Zaccaria” (Lc 1, 40) dopo l’evento dell’annunciazione dell’angelo messaggero della nuova creazione. L’annunciazione infatti inaugura gioiosamente il compimento delle promesse di Dio al suo popolo (Lc 1, 26-38). La gioia dei tempi nuovi, che ha riempito Maria, inonda adesso il cuore di Elisabetta. Essa gioisce dell’annuncio portato da Maria (Lc 1, 41). Maria d’altronde “magnifica il Signore” (Lc 1, 46) perché ha operato in lei grandi cose, come ha operato grandi prodigi per il suo popolo bisognoso di salvezza.
 
? L’espressione “si compì il tempo” ci ricorda che questa realtà non colpisce soltanto Elisabetta partoriente, ma rivela anche qualcosa del progetto di Dio. San Paolo infatti ci dice che quando il tempo fu compiuto, Dio mandò il suo Unigenito “nato da donna, nato sotto la legge per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” di Dio (Gal 4, 4).
 
? Nel vangelo Gesù parla infatti del compimento dei tempi, specialmente nel vangelo di Giovanni. Due di questi istanti sono le nozze di Cana (Gv 2, 1-12) e l’agonia sulla croce dove Gesù proclama che “tutto è compiuto” (Gv 19, 30). Nel compimento dei tempi Gesù inaugura un’era di salvezza. La nascita di Giovanni Battista inaugura questo tempo di salvezza. Egli, infatti, all’arrivo del Messia esulta e sussulta di gioia nel grembo di Elisabetta sua madre (Lc 1, 44). Più tardi egli definirà se stesso come l’amico dello sposo (Gesù) che esulta e gioisce per l’avvenimento delle nozze con la sua sposa, la Chiesa (Gv 3, 29).
 
? Il figlio non si chiamerà per suo padre Zaccaria ma Giovanni. Zaccaria ci ricorda che Dio non dimentica il suo popolo. Il suo nome infatti significa “Dio ricorda”. Suo figlio, adesso non potrà essere chiamato “Dio ricorda”, perché le promesse di Dio stavano compiendosi. La missione profetica di Giovanni deve indicare la misericordia di Dio. Egli infatti si chiamerà Johanan, cioè “Dio è misericordia”. Questa misericordia si manifesta nella visita al popolo, proprio “come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo” (Lc 1, 67-70). Il nome indica perciò l’identità e la missione del nascituro. Zaccaria scriverà il nome di suo figlio su una tavoletta perché tutti potessero vedere con meraviglia (Lc 1, 63). Questa tavola fa eco ad un’altra iscrizione, scritta da Pilato per essere appesa alla croce di Gesù. Questa iscrizione rivelava l’identità e la missione del crocifisso: “Gesù nazareno re dei Giudei” (Gv 19, 19). Anche questa scritta provocò la meraviglia di coloro che stavano a Gerusalemme per la festa.
 
? In tutto Giovanni è precursore di Cristo. Già dalla sua nascita e infanzia egli punta a Cristo. “Chi sarà mai questo bambino?” Egli è “la voce che grida nel deserto” (Gv 1, 23), incitando tutti a preparare le vie del Signore. 
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6) Per un confronto personale
? Cosa ti ha colpito in questo brano e nella riflessione?
? Giovanni si identifica come l’amico dello sposo. Secondo te, che significato ha questa immagine?
? La chiesa ha sempre visto in Giovanni Battista il suo tipo. Egli è colui che prepara la strada del Signore. Ha questo una rilevanza per la nostra vita quotidiana?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 138
Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.
Signore, tu mi scruti e mi conosci, 
tu conosci quando mi siedo 
e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri, 
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.   
 
Sei tu che hai formato i miei reni 
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie: 
hai fatto di me una meraviglia stupenda.
 
Meravigliose sono le tue opere, 
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa 
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.