Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - venerdì 19 giugno 2020

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  • venerdì | 19 giugno 2020

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Lectio venerdì 19 giugno 2020
 
Venerdì dell’Undicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Sacratissimo Cuore di Gesù
 
1 Lettera di Giovanni 4, 7 - 16
Matteo 11, 25 - 30
 
 
1) Preghiera 
Dio grande e fedele, che ci hai fatto conoscere il mistero insondabile del Cuore di Cristo, formaci alla scuola del tuo Spirito, perché nella fede del tuo Figlio che ha condiviso la nostra debolezza per farci eredi della tua gloria, sappiamo accoglierci gli uni gli altri con animo mite e generoso, e rimanere in te che sei l’amore.
 
Nella festività del Sacro Cuore, ricordiamo quanto nostro Signore sia “cordiale”: il suo cuore dolce e umile è sensibile alle nostre difficoltà e alle nostre fatiche, alle nostre angosce e alle nostre paure. Una tale compassione da parte di un altro essere umano ci dà conforto, ma noi abbiamo bisogno di qualcosa di più. Abbiamo bisogno della redenzione, della guarigione, cioè, dalle nostre sofferenze e della trasformazione delle nostre volontà, che rimangono, come del resto le nostre risorse, molto al di qua delle esigenze poste dalla nostra esistenza.
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2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 4, 7 - 16
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. 
E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. 
Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
 
3) Riflessione su 1 Lettera di Giovanni 4, 7 - 16
• Come ci ricorda nella sua prima lettera Giovanni, per questo Cristo è venuto al mondo: per manifestare l’amore di Dio. Solo vivendo con Cristo e cercando, per quello che è possibile, di imitarlo si vive l’amore di Dio. Una diversa intenzione manifesta solo il nostro amore e se fa il bene nostro non fa il vero bene del prossimo perché non evidenzia l’amore di Dio. Solo questo consente di far capire al mondo che siamo cristiani, perché cerchiamo di portare l’amore di Dio.
Cristo è venuto nel mondo perché ci ha amati sapendo bene come eravamo! Ci ha amato perdonandoci e mostrandoci come solo Dio sa amare. Colui che sa tutto di noi, anche quello che noi non sappiamo o non ricordiamo perché in Lui è presente, ci ha reputati bisognosi d’amore e questo ci ha invitato a fare. Certo, ci vuole fede! Per questo ci ha invitato a pregare: “Signore accresci la mia fede”. Solo così sentiremo di dover amare di più.
 
Con l’amore che non si realizza come per miracolo, ma va coltivato, ricercato, pregato, potremo davvero dire, insieme con Giovanni, “amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. “Grande responsabilità quella di chi tenta, pur nelle fragilità e difficoltà quotidiane, di amarsi. Ma è il prodigio. (Sal 97) di Dio.
 
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 11, 25 - 30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 11, 25 - 30
• Il Vangelo ci libera, perché il cuore di Gesù, il cuore di colui che è Dio, è “sacro”. Gesù, così mite e umile, afferma che la sua conoscenza del Padre è unica e che la sovranità conferitagli dal Padre è totale. Il Pantokrator, il Signore di ogni cosa, ha un cuore: è l’amore che governa il sole e gli astri. 
In questo senso, la festività di oggi realizza i sogni di molte culture e le speranze istintive di molte anime. Offre infatti la promessa che tutto andrà bene e che ogni cosa sarà ben governata. L’intelligenza onnipotente che creò il mondo ha la forza di un cuore che ama questo mondo.
 
Imparate da me che sono mite e umile di cuore.
La Festa del Sacro Cuore ci porta al centro della nostra salvezza, al grande motivo che ha portato il Padre celeste a donarci il suo Figlio per la salvezza dell'uomo. Tutta l'opera della salvezza ha inizio dal cuore immenso del Padre che vuole riempire il vuoto del cuore umano. Le letture proposte alla nostra considerazione ci invitano a riconoscere e lodare Dio per la scelta preferenziale a nostro favore, chiamandoci alla fede, ad amarlo e ad estendere questo amore ai fratelli sull'esempio di Gesù, a ringraziare il Padre con Lui perché ha voluto rivelare, a noi, povere e misere creature, la ricchezza della sua sapienza. Forte è nel nostro cuore l'anelito alla felicità... ma questa suppone l'appagamento di tutti i nostri desideri, mortificati dalla instabilità delle cose. Il più profondo desiderio è quello di amare ed essere amati. Per questo ci tuffiamo su tutto ciò che sembra colmare questo nostro vuoto... ma ne rimaniamo scottati perché l'amore umano, così limitato e volubile, non ci appaga se non per un istante. Viene Gesù che ci presenta il suo Cuore come sede del vero amore, di un amore perenne; ci rivela che solo in questo amore noi possiamo trovare la felicità di cui siamo tanto assetati, purché ci poniamo nell'obbedienza al Padre. Sarebbe per sé scontato lasciarsi conquistare da questo amore, almeno come sentimento di gratitudine a Lui che ci invita a entrare nel segreto del suo cuore attraverso il costato aperto... Invece, chini come siamo verso la terra, siamo sordi a questi richiami, lasciamo inascoltati i gemiti di quel Cuore che ripete il lamento, come a S. Maria Margherita: Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini... dai quali è così poco amato! Un lamento che dovrebbe ferire la nostra sensibilità. Non è il Signore che ha bisogno di noi, ma noi che senza il suo amore, e la redenzione che ci ha regalato, resteremmo chiusi nella nostra angoscia.
 
•  Il contesto dei capitoli 11 e 12 di Matteo. Questo contesto sottolinea e mette in rilievo il fatto che i poveri sono gli unici a capire ed accettare la sapienza del Regno. Molta gente non capiva questa preferenza di Gesù verso i poveri e gli esclusi.
a) Giovanni Battista, che guardava Gesù con gli occhi del passato, rimase nel dubbio (Mt 11,1-15).
b) La gente che guardava Gesù con finalità interessata, non fu capace di capirlo (Mt 11,16-19).
c) Le grandi città attorno al lago, che ascoltarono la predicazione di Gesù e ne videro i miracoli, non vollero aprirsi al suo messaggio (Mt 11,20-24).
d) I sapienti e i dottori, che giudicavano tutto a partire dalla loro propria scienza, non furono capaci di capire la predicazione di Gesù (Mt 11,25).
e) Nemmeno i parenti lo capivano (Mt 12,46-50).
f) Solo i piccoli lo capivano ed accettavano la Buona Novella del Regno (Mt 11,25-30).
g) Gli altri vogliono il sacrificio, ma Gesù vuole misericordia (Mt 12,1-8).
h) La reazione contro Gesù spinse i farisei a volerlo uccidere (Mt 12,9-14).
i) Loro dicevano Gesù di Belzebù (Mt 12,22-32).
j) Ma Gesù non si gira indietro. Continua ad assumere la missione di Servo, descritta nelle profezie (Mt 12,15-21). Per questo, fu perseguitato e condannato a morte.
 
• Matteo 11,25-26: Solo i piccoli capiscono ed accettano la Buona Novella del regno. Gesù rivolge al Padre una preghiera: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te!” I sapienti, i dottori di quell’epoca, avevano creato una serie di leggi che imponevano alla gente in nome di Dio. Loro pensavano che Dio esigeva dalla gente queste osservanze. Ma la legge dell’amore, portata da Gesù, diceva il contrario. Ciò che importa non è quello che noi facciamo per Dio, bensì ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! La gente capiva le parole di Gesù e si riempiva di gioia. I sapienti pensavano che Gesù non aveva ragione. Non potevano capire questo insegnamento che modificava il rapporto della gente con Dio.
 
•  Matteo 11,27: L’origine della nuova Legge: il Figlio conosce il Padre. Gesù, il Figlio, conosce il Padre. Sa ciò che il Padre voleva quando, secoli prima, consegnò la Legge a Mosè. Ciò che il Padre ci vuole dire, lo consegnò a Gesù, e Gesù lo rivelò ai piccoli, perché loro si aprivano al suo messaggio. Anche oggi, Gesù continua ad insegnare molte cose ai poveri e ai piccoli. I sapienti e gli intelligenti fanno bene a diventare alunni dei piccoli!
 
• Matteo 11,28-30: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Gesù invita tutti coloro che sono stanchi a trovare in lui riposo. È la gente che vive stanca sotto il peso delle imposizioni e delle osservanze che la legge della purezza esigono. E dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte questa frase è stata manipolata per chiedere alla gente di essere sottomessa, passiva. Ciò che Gesù vuol dire è il contrario. Chiede alla gente di lasciare da parte i professori di religione dell’epoca, di staccarsene e di cominciare ad imparare da lui, da Gesù, che è “mite ed umile di cuore". Gesù non fa come gli scribi che si esaltano nella loro scienza, ma è come la gente che vive umiliata e sfruttata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che succede nel cuore della gente e ciò che la gente soffre.
 
L’invito della Sapienza Divina a tutti coloro che la cercano. Gesù invita tutti coloro che sono schiacciati dal peso delle osservanze della legge a trovare in lui riposo, poiché lui è mite ed umile di cuore, capace di dare sollievo e di consolare la gente che soffre, che si sente stanca ed abbattuta (Mt 11,25-30). In questo invito risuonano le parole così belle di Isaia che consolava la gente in esilio (Is 55,1-3). Questo invito è legato alla Sapienza Divina, che invita le persone all’incontro con lei (Eccli 24,19), dicendo “le sue vie sono vie deliziose e tutti i suoi sentieri conducono al benessere” (Pro 3,17). E aggiunge: “La Sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano. Chi la ama, ama la vita, quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia” (Eccli 4,11-12). Questo invito rivela una caratteristica molto importante del volto femminile di Dio: la tenerezza e l’accoglienza che consola, che dà vita alle persone e le porta a sentirsi bene. Gesù è il riparo ed il seno materno che il Padre offre alla gente stanca (cf Is 66,10-13).
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6) Per un confronto personale
• Cosa ti produce tensione e cosa ti dà pace? Per te, vivere in comunità è fonte di pace o di tensione?
• Queste parole di Gesù come possono aiutare la nostra comunità ad essere un luogo di riposo per le nostre vite?