Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - 6 giugno 2020

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  • sabato | 6 giugno 2020

Lectio sabato 6 giugno 2020
 
Sabato della Nona Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 

2 Lettera a Timoteo 4, 1 – 8
Marco 12, 38 - 44  
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene.
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2) Lettura: 2 Lettera a Timoteo 4, 1 - 8
Figlio mio, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. 
Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
 
3) Riflessione su 2 Lettera a Timoteo 4, 1 - 8
Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.  -  Come vivere questa Parola?
Non sarà già arrivato quel giorno? Non è forse questo nostro tempo? Non vogliamo essere apocalittici e pessimisti, ma oggi è di moda la 'verità' fai-da-te: ricette per ogni gusto e per ogni occasione!
Negli scenari globalizzati che ci circondano è facile trovare e comprare soluzioni spirituali a basso costo a tutti i crocicchi e attraverso tutti i media.
Dagli amuleti alle candele, dall'incenso alla danza, dal santino al canto in lingue, dalla meditazione trascendentale alla Bibbia aperta a caso per trovare risposte al proprio quotidiano, tutte pratiche interscambiabili più o meno magiche che ingenerano tanta confusione.
Oggi come ieri San Paolo ripete: "Annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina." Anche se è importante lasciare spazio, nella nostra vita spirituale, all'emozionalità, all'intuizione e sensibilità personali, non è possibile trascurare l'illuminazione della mente e del cuore che ci viene dalla "sana dottrina" fondata sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione antichissima della Chiesa, attraverso i Padri e i grandi santi.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, chiediamo allo Spirito Santo il dono del consiglio e dell'intelletto perché sappiamo discernere tra le "favole" e la "sana dottrina".
Spirito di sapienza e di verità non permettere che ci lasciamo prendere dal "prurito di udire" novità e di trovare soluzioni facili e immediate. Facci umile cercatore e servitore della verità di Cristo e della Sua Chiesa.
Ecco le parole di un Padre della Chiesa S. Giovanni Crisostomo: Quando si sente pigra, l'anima nostra ha bisogno d'una continua esortazione. Allo stesso modo come il nostro corpo ha bisogno ogni giorno dell'alimento fisico, al punto da non poter compiere alcuna azione quando incorra in qualche malattia anche non grave; così anche l'anima ha bisogno del cibo spirituale e di un'ottima condotta di vita, affinché, pervenendo a una consuetudine con le cose buone, divenga invincibile e sia in grado di resistere alle insidie del maligno.
Sembra che Paolo parli proprio ai nostri giorni! Tanti sono i profeti che si presentano come solutori dei gravi problemi sociali, economici e anche spirituali che attraversano la nostra convivenza. Siamo in un tempo in cui dentro i grandi spostamenti etnici, i movimenti ideologici e religiosi si è anche ingenerata una grande confusione. Ognuno costruisce soluzioni "fai da te". Anche per quel che riguarda la ricerca della Verità radicale dell'esistenza umana si improvvisano bancarelle di ricette a basso costo.
Ecco perché vale anche per noi l'esortazione di San Paolo a Timoteo, suo amico carissimo e collaboratore fedele: "ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina".
È certamente importante fare spazio nella nostra vita spirituale alla spontaneità, all'emozionalità, alla capacità intuitiva e alla sensibilità personale. Ma non è possibile trascurare l'illuminazione della mente e del cuore che ci viene dalla "sana dottrina": quella che la Sacra Scrittura ci regala sempre fresca e sorgiva, e quella che la Tradizione antichissima della Chiesa, attraverso santi Padri e Dottori, ha sistematizzato. Il pericolo è proprio quello di navigare in una gran confusione, dove a tutto si dà lo stesso peso: a ciò che ci dà la Chiesa attraverso i suoi maestri e a ciò che una qualsiasi religione o setta ha l'aria di ammannirmi come risposta a un nostro "pur di udire qualcosa".
Oggi, nel nostro rientro al cuore, chiediamo allo Spirito Santo il dono del consiglio e dell'intelletto per renderci conto del nostro atteggiamento interiore.
O Spirito di luce, Spirito della verità tutta intera, non permettere che la confusione ci contamini. Facci umili cercatori e servitori della verità di Cristo e della sua Chiesa.
Ecco le parole di un grande Papa Giovanni Paolo II: Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può apparire perdente e fuori moda. I vostri coetanei e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo.
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4) Lettura: Vangelo secondo Marco 12, 38 - 44  
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 12, 38 - 44  
Gli scribi erano i dottori della legge (Torah) e i maestri di scuola. Dovevano dare l’esempio, cioè dovevano mettere in pratica il loro insegnamento così sapientemente impartito. Questo non succedeva. Ma chi osava rimproverarli? Bisognava essere più potenti di loro e, soprattutto, più “perfetti” di loro. 
Gesù lo fa, a nome di tutti coloro che non hanno il diritto di parola, di coloro che devono rispettare la legge e che non possono esprimersi se non per adulare e lodare i loro capi, mentre questi stessi capi sono molto spesso lontani dall’essere maestri da prendere come esempio. 
Nel cuore di ognuno di noi sonnecchia uno scriba. Ma nel cuore di ognuno di noi sonnecchia anche un Gesù. Permettiamogli allora di convertire lo scriba che è in noi, affinché, essendo il nostro cuore abitato solo dal suo Spirito, il nostro sforzo di rendere il mondo conforme alla volontà di Gesù diventi operante e credibile. La volontà di Gesù corrisponde alle nostre aspirazioni più intime, poiché, come dice Tertulliano, il nostro cuore è per natura cristiano. 
Alla domanda: “Cosa fare per rendere migliore il nostro mondo?”, un saggio tedesco di settant’anni rispondeva: “A vent’anni ero convinto di poter cambiare radicalmente il mondo e, per dieci anni, rimasi affiliato ad una organizzazione internazionale. A trent’anni, poiché l’esperienza mi obbligava ad un maggiore realismo, la mia ambizione era quella di cambiare l’Europa. A quarant’anni le mie illusioni, ridotte drasticamente, si focalizzarono sulla sola Germania. A cinquant’anni, mi accontentai modestamente di cercare di cambiare una provincia. A sessant’anni non oltrepassavo più i limiti di una città. A settant’anni capii infine che dovevo cominciare col cambiare me stesso. Fatto ciò, cambiai il mio vicino, il quale cambiò il suo vicino...”. 
Un’anima che si eleva, innalza il mondo intero”, afferma santa Teresa. Sfortunatamente, è vero anche il contrario, e cioè che un’anima che cade, abbassa tutto il mondo.
 
Questa povera vedova ha messo più di tutti.
Gesù durante il suo ministero si è imbattuto continuamente negli scribi e nei farisei, esponenti della pietà giudaica, ma ha dovuto spesso apertamente apostrofarli, perché nel rapporto con Dio e con il prossimo, cercavano principalmente se stessi. Essi ambivano ad apparire, "pavoneggiandosi in lunghe vesti, nelle piazze, nelle sinagoghe e nei banchetti. E perfino, per qualche necessaria prestazione giuridica, "divorano le case delle vedove". Gesù, inviato in modo speciale ai poveri, costantemente presenti al suo cuore, manifesta un suo sguardo compiacente su un gesto non visibile all'occhio umano. Gesù stava osservando coloro che gettavano denaro nel tesoro del tempio e, quando vide una donna offrire i pochi spiccioli, fece questo commento ai suoi discepoli: "In verità vi dico: questa vedova ha messo nel tesoro più di tutti gli altri, poiché gli altri hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, ha messo tutto quel che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Siamo di fronte ad uno di quei casi del Vangelo in cui tutto è rovesciato, in cui le cose più umili, le cose più insignificanti ci manifestano come pensa Dio e ci svelano il suo effettivo giudizio. Il gesto della vedova è divenuto il modello dell'agire cristiano. Beati noi quando riusciamo a rivestire le nostre giornate di semplicità e di generosità. La carità esterna diventa importante quando l'amore interiore ci spinge a farla diventare grande, quando noi siamo capaci di dare quel poco, ma tutto senza riserve. Possiamo ben capire che il figlio dell'uomo, venuto per dare tutto a noi, esaltasse la grandezza di questa misera offerta. Egli si ritrova in questa povera creatura che gioca la vita nella luce dell'amore di Dio. Facciamoci coinvolgere dal Signore che "spogliò se stesso assumendo la condizione di servo", divenendo povero per la nostra salvezza!
 
Nel vangelo di oggi stiamo giungendo alla fine del lungo insegnamento di Gesù ai discepoli. Dalla prima guarigione del cieco (Mc 8,22-26) fino alla guarigione del cieco Bartimeo a Gerico (10,46-52), i discepoli camminano con Gesù verso Gerusalemme, ricevendo da Lui molte istruzioni sulla passione, morte e risurrezione e le conseguenze per la vita del discepolo. Giunti a Gerusalemme, assistono ai dibattiti di Gesù con i commercianti nel Tempio (Mc 11,15-19), con i sommi sacerdoti e scribi (Mc 11,27 a 12,12), con i farisei, erodiani e sadducei (Mc 12,13-27), con i dottori della legge (Mc 12,28-37). Ora, nel vangelo di oggi, dopo l’ultima critica contro gli scribi (Mc 12,38-40), Gesù istruisce i discepoli. Seduto di fronte al tesoro del Tempio, richiamava la loro attenzione sul gesto della condivisione da parte di una vedova povera. In questo gesto loro devono cercare la manifestazione della volontà di Dio (Mc 12,41-44).
 
• Marco 12,38-40: La critica dei dottori della Legge. Gesù richiama l’attenzione dei discepoli sul comportamento tracotante ed ipocrita di alcuni dottori della legge. A loro piaceva immensamente girare per le piazze indossando lunghe tuniche, ricevere il saluto della gente, occupare i primi posti nelle sinagoghe ed avere posti d’onore nei banchetti. A loro piaceva entrare nelle case delle vedove e fare lunghe preci in cambio di denaro! E Gesù dice: “Questa gente riceverà una grave condanna!”
 
• Marco 12,41-42. L’obolo della vedova. Gesù e i suoi discepoli, seduti dinanzi al tesoro del Tempio, osservano che tutti lasciano lì la loro elemosina. I poveri gettano pochi centesimi, i ricchi gettano monete di grande valore. Il tesoro del Tempio riceveva molto denaro. Tutti portavano qualcosa per la manutenzione del culto, per il sostentamento del clero e per la conservazione dell’edificio. Una parte di questo denaro era usata per aiutare i poveri, perché in quel tempo non c’era la previdenza sociale. I poveri dipendevano dalla carità pubblica. E i poveri che avevano bisogno di maggiore aiuto, erano gli orfani e le vedove. Loro non avevano nulla. Dipendevano in tutto dall’aiuto degli altri. Ma pur senza avere nulla, loro si sforzavano di condividere. Così, una vedova molto povera, mette la sua elemosina nel tesoro del Tempio. Appena pochi centesimi!
 
• Marco 12,43-44. Gesù indica dove si manifesta la volontà di Dio. Cosa vale di più: i dieci centesimi della vedova o i mille dollari dei ricchi? Per i discepoli, i mille dollari dei ricchi erano molto più utili dei dieci centesimi della vedova. Loro pensavano che i problemi della gente potevano risolversi solo con molto denaro. In occasione della moltiplicazione dei pani, avevano detto a Gesù: “Dobbiamo andare noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?” (Mc 6,37) Infatti, per chi pensa così, i dieci centesimi della vedova non servono a nulla. Ma Gesù dice: “Questa vedova che è povera ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”. Gesù ha criteri diversi. Richiama l’attenzione dei suoi discepoli sul gesto della vedova, ed insegna loro dove loro e noi dobbiamo cercare la manifestazione della volontà di Dio: nei poveri e nella condivisione. Molti poveri di oggi fanno lo stesso. La gente dice: “Il povero non lascia morire di fame un altro povero”. Ma a volte, nemmeno questo è possibile. La signora Cícera che dalla zona interna di Paraíba, Brasile, andò a vivere nella periferia della capitale, diceva: “All’interno, la gente era povera, ma aveva sempre una cosetta da dividere con il povero che bussava alla porta. Ora che sono nella grande città, quando vedo un povero che bussa alla porta, mi nascondo di vergogna, perché in casa non ho nulla da condividere con lui!” Da un lato, gente ricca che ha tutto, ma che non vuole condividere. Dall’altro: gente povera che non ha quasi nulla, ma che vuole condividere il poco che ha.
 
Elemosina, condivisione, ricchezza. La pratica dell’elemosina era molto importante per i giudei. Era considerata una “buona opera”, poiché la legge dell’Antico Testamento diceva: “Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti dò questo comandamento e ti dico: apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese”. (Dt 15,11). Le elemosine, depositate nel tesoro del Tempio, sia per il culto, sia per i bisognosi, per gli orfani e per le vedove, erano considerate un’azione gradita a Dio. Dare l’elemosina era un modo di riconoscere che tutti i beni appartengono a Dio e che noi siamo semplici amministratori di questi beni, in modo che ci sia vita abbondante per tutti. La pratica della condivisione e della solidarietà è una delle caratteristiche delle prime comunità cristiane: “Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli” (At 4,34-35; 2,44-45). Il denaro della vendita, offerto agli apostoli, non era accumulato, bensì “poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno” (At 4,35b; 2,45). L’entrata di persone più ricche nelle comunità fece entrare nella comunità la mentalità dell’accumulazione e bloccò il movimento di solidarietà e di condivisione. Giacomo avverte queste persone: “E ora voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano. Le vostre ricchezze sono imputridite, e le vostre vesti sono state divorate dalle tarme.” (Gc 5,1-3). Per imparare il cammino del Regno, tutti abbiamo bisogno di diventare alunni di quella vedova povera, che condivise tutto ciò che aveva, il necessario per vivere (Mc 12,41-44).
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6) Per un confronto personale
• Come mai i due spiccioli della vedova possono valere più dei mille dollari dei ricchi? Guarda bene il testo e dì perché Gesù elogia la vedova povera. Quale messaggio racchiude oggi per noi questo testo?
• Quali difficoltà e quali gioie hai incontrato nella tua vita nel praticare la solidarietà e la condivisione con gli altri?