Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - 4 giugno 2020

Dettagli evento

  • giovedì | 4 giugno 2020

https://www.sacrocuoreboli.it/sacrocuore/file/pagine/1111/4-giugno-2020.pdf



Lectio del giovedì 4 giugno 2020
 
Giovedì della Nona Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
2 Lettera a Timoteo 2, 8 - 15
Marco 12, 28 - 34


1) Orazione iniziale
O Signore, che ci hai comunicato il tuo amore e il tuo modo di amare, aiutaci a saper dare tutto di noi stessi, e a fare di questa vita il nostro canto di lode a te, unico Dio che con il Cristo tuo Figlio vivi e regni nei secoli dei secoli.
______________________________________________________________________________

2) Lettura: 2 Lettera a Timoteo 2, 8 - 15
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta. Sfòrzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità.

3) Commento  su   2 Lettera a Timoteo  2, 8 - 15
•  Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. (2 Tm 2,11-13) - Come vivere questa Parola?
È interessante ricordare che Paolo ha estrapolato versetti da un inno liturgico delle primissime comunità cristiane. Il tema di fondo è espresso con efficacia dal ripetersi di quelle proposizioni introdotte dal "se". Sono delle condizionali. Valgono per il cristiano di tutti i tempi. Anche per noi, oggi. In fondo si tratta dell'invito a vivere un'identificazione: quella con Cristo nella sua morte e nella sua resurrezione, cioè nelle sue fatiche e dolori e nel suo trionfo su ogni morte che è risurrezione alla vita vera e alla gioia. "Se" il cristiano sceglie di entrare (e non solo con una fede cerebrale!) nella quotidianità di una vera conformità a Cristo Gesù, "vive" e addirittura "regna" con lui. Nel senso che esercita una pacifica sovranità sugli eventi e sulle cose.

•  Ma, se voltiamo le spalle a Cristo Gesù, se liberamente diciamo no a lui e al suo vangelo non c'è salvezza per noi. Ma se è per debolezza e fragilità che ci capita di non essergli fedeli, è importantissimo che non ci lasciamo cogliere dalla sfiducia. Perché? Il fatto che Lui non può mai essere incoerente. Lui ci ha amato fino a morire per noi. Come potrebbe rinunciare ad esserci accanto? L'Amore, Dio-Amore non potrà mai smentire se stesso.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, lasceremo che il nostro cuore si lasci profondamente penetrare da questa parola perché ne sia inondato e pacificato, creando un'atmosfera di pace intorno a me. Signore, invochiamo il tuo Spirito consolatore. Che noi, con la sua forza di convincimento, possiamo radicarci in una fiducia incrollabile.
Ecco le parole di un profeta Teilhard De Chardin: O Cristo glorioso! [...] Tu, le cui mani imprigionano le stelle; Tu che sei il Primo e l'Ultimo, il Vivente, il Morto ed il Risorto; Tu che raccogli nella Tua esuberante unità tutti i fascini, tutti i gusti, tutte le forze, tutti gli stati; sei Colui che il mio essere invocava con un'aspirazione vasta quanto l'Universo. Tu sei veramente il mio Signore ed il mio Dio. Racchiudimi in Te o Signore!
______________________________________________________________________________
4) Lettura: dal Vangelo di Marco 12, 28 - 34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
 
5) Riflessione  sul Vangelo di  Marco  12, 28 - 34
•  Il vangelo di oggi presenta una bella conversazione tra Gesù e un dottore della legge. Il dottore vuole sapere da Gesù qual è il primo di tutti i comandamenti. Anche oggi molte persone vogliono sapere cosa è più importante nella religione. Alcuni dicono: essere battezzati. Altri: pregare. Altri dicono: andare a Messa o partecipare al culto della domenica. Altri dicono: amare il prossimo! Altri sono preoccupati con le apparenze o con gli incarichi nella chiesa.

•  L'amore: l'unico comandamento.
Il passo evangelico riferisce un dialogo amichevole tra Gesù e uno degli scribi; è un racconto unico nei Vangeli sinottici. Ecco, un dottore della legge che non si perde nella casistica, ma va alla ricerca dell'essenziale, gli disse: "Maestro, qual è il primo di tutti i comandamenti?" Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele". Lo rimanda quindi alla professione di fede del pio israelita. Questo comandamento, concepito tale da Gesù, scaturisce dall'ascoltare, - si riceve per fede - e coinvolge l'intera persona: la volontà, i sentimenti, l'intelligenza, tutte le forze. A questo comandamento Gesù ne aggiunge un secondo che dichiara essere uguale al primo, come un'unica cosa: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". Lo scriba approva Gesù per la giusta risposta, e Gesù di rimando gli dice: "Non sei lontano dal regno di Dio". Per entrarvi infatti gli occorre conoscere e amare Gesù. Soltanto aderendo con fede a Gesù, e vivendo in lui l'uomo potrà amare Dio e amare il prossimo in modo da fare parte del regno di Dio e avere la vita. La legge dell'Antico Testamento ha il suo pieno compimento nella persona di Gesù. Leggendo questa pagina del vangelo ci si può chiedere: quale è il rapporto tra il comandamento dell'amore di Dio e il comandamento dell'amore del prossimo? Possiamo dire: l'amore di Dio si dimostra e si realizza nell'amore al prossimo. Infatti nell'amore a Dio l'uomo può soltanto rispondere all'iniziativa di Dio, accettandola: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato per noi il suo Figlio". Nei confronti del prossimo, invece, l'uomo può avere l'iniziativa, è lui che va, o meglio che deve andare incontro al prossimo, offrendogli il suo servizio. In breve, abbiamo la conferma di Gesù per comprendere la reciprocità di questi due comandamenti e per verificare la genuinità del nostro amore in quelle solenni e consolanti parole: "Qualunque cosa avete fatto agli altri, l'avete fatta a me". L'apostolo Giovanni ci dice: "Siamo passati dalla morte alla vita, la Vita di Dio, perché amiamo i fratelli". Il Vangelo termina: "E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo".

•  Marco 12,28: La domanda del dottore della Legge. A un dottore della legge, che aveva assistito al dibattito di Gesù con i sadducei (Mc 12,23-27), piacque la risposta di Gesù, e percepì in lui una grande intelligenza e volle approfittare dell’occasione per fargli una domanda: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” In quel tempo, i giudei avevano una enorme quantità di norme che regolamentavano nella pratica l’osservanza dei Dieci Comandamenti della Legge di Dio. Alcuni dicevano: “Tutte queste norme hanno lo stesso valore, poiché vengono tutte da Dio. Non spetta a noi introdurre distinzioni nelle cose di Dio”. Altri dicevano: “Alcune leggi sono più importanti di altre, per questo obbligano di più!” Il dottore voleva sapere l’opinione di Gesù.

•  Marco 12,29-31: La risposta di Gesù. Gesù risponde citando un passaggio della Bibbia per dire che il primo comandamento è “amare Dio con tutto il cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze!” (Dt 6,4-5). Al tempo di Gesù, i giudei pii fecero di questo testo del Deuteronomio una preghiera che recitavano tre volte al giorno: al mattino, a mezzogiorno e la sera. Tra loro era conosciuta come è oggi tra noi il Padre Nostro. E Gesù aggiunse, citando di nuovo la Bibbia: “Il secondo è questo:” Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”. (Lv 19,18). Risposta breve e profonda! È il riassunto di tutto ciò che Gesù ha insegnato su Dio e sulla vita (Mt 7,12).

•  Marco 12,32-33: La risposta del dottore della legge. Il dottore è d’accordo con Gesù e tira la conclusione: “Si, amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Ossia, il comandamento dell’amore è più importante che i comandamenti relazionati con il culto ed i sacrifici nel Tempio. Questa affermazione veniva già dai profeti dell’Antico Testamento (Os 6,6; Sal 40,6-8; Sal 51,16-17). Oggi diremmo che la pratica dell’amore è più importante di novene, promesse, messe, preghiere e processioni.

•  Marco 12,34: Il riassunto del Regno. Gesù conferma la conclusione del dottore e dice: “Non sei lontano dal Regno!” Infatti, il Regno di Dio consiste nel riconoscere che l’amore verso Dio è uguale all’amore verso il prossimo. Perché se Dio è Padre, noi tutti siamo sorelle e fratelli e dobbiamo mostrare questo nella pratica, vivendo in comunità. "Da questi due comandamenti dipendono la legge e i profeti!" (Mt 22,4) I discepoli e le discepole devono fissare nella memoria, nell’intelligenza, nel cuore, nelle mani e nei piedi questa legge importante dell’amore: non si arriva a Dio se non attraverso il dono totale al prossimo!

•  Il primo e più importante comandamento. Il più importante e primo comandamento fu e sarà sempre: “Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze” (Mc 12,30). Nella misura in cui il popolo di Dio, lungo i secoli, ha approfondito il significato e la portata dell’amore di Dio, si è reso conto che l’amore di Dio è vero e reale solo nella misura in cui si concretizza nell’amore al prossimo. Per questo, il secondo comandamento che chiede l’amore per il prossimo, è simile al primo comandamento dell’amore per Dio (Mt 22,39; Mc 12,31). “Se qualcuno dicesse “Amo Dio!”, ma odia suo fratello, è un menzognero” (1 Gv 4,20). “Tutta la legge e i profeti dipendono da questi due comandamenti” (Mt 22,40).
______________________________________________________________________________


6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Per te, cosa è più importante nella religione e nella vita? Quali sono le difficoltà concrete per poter vivere ciò che consideri più importante?
• Gesù dice al dottore: “Non sei lontano dal Regno”. Oggi, io sono più vicino o più lontano dal Regno di Dio del dottore elogiato da Gesù?