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Quarto Incontro LA PROCREAZIONE GENEROSA E RESPONSABILE Relatore: Gianni Oliva Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare. Iride: Centro di Educazione all’Amore ed alla Sessualità. Via Bastioni 4, 84100 Salerno. Tel. 089 255078.
Siate fecondi e moltiplicatevi ... la procreazione responsabile
Dal Vangelo di Matteo (23,8-9) Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
Dal Vangelo di Marco (5,21-24 e 35-43) Essendo passato di nuovo Gesù all`altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: " La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.Ringraziamo il Signore per la sua parola.
La procreazione responsabile 10. Perciò l’amore coniugale richiede negli sposi una coscienza della loro missione di paternità e maternità responsabile, sulla quale oggi a buon diritto tanto si insiste e che va anch’essa esattamente compresa. Essa deve considerarsi sotto diversi aspetti legittimi e tra loro collegati. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi.
L’esercizio responsabile della paternità e maternità implica dunque che i coniugi riconoscano pienamente i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia di valori. 1) In che modo la famiglia può aprirsi alla vita al di là della fertilità biologica? 2) Che differenza c’è tra fecondità e fertilità? 3) E’ giusto vivere la fecondità di coppia nell’ottica della procreazione responsabile? 4) Pensi che un figlio sia un evento privato della coppia o un dono per l’intera comunità civile ed ecclesiale? 5) Come vivi la realtà della paternità e maternità: un figlio per i genitori o dei genitori per un figlio?
Inscindibili i due aspetti: unione e procreazione 12. Tale dottrina, più volte esposta dal Magistero, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo ed il significato procreativo.Infatti, per la sua intima struttura, l’atto coniugale, mentre unisce profondamente gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, … facendo salvi questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità.
Liceità del ricorso ai periodi infecondi 16. Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti o dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi o da circostanze esteriori, la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e, così, regolare la natalità senza offendere i principi morali che abbiamo ora ricordato. La Chiesa è coerente con sé stessa quando ritiene lecito il ricorso ai periodi infecondi mentre condanna come sempre illecito l’uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione, anche se ispirato da ragioni che possono apparire oneste e serie. In realtà, tra i due casi esiste una differenza essenziale: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali. E’ vero che, nell’uno e nell’altro caso, i coniugi concordano nella volontà positiva di evitare la prole per ragioni plausibili, cercando la sicurezza che essa non verrà; ma è altresì vero che soltanto nel primo caso essi sanno rinunciare all’uso del matrimonio nei periodi fecondi quando per giusti motivi la procreazione non è desiderabile, usandone poi nei periodi agenesiaci a manifestazione di affetto ed a salvaguardia della mutua fedeltà. Così facendo essi danno prova di amore vero ed integralmente onesto.
La castità coniugale … ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e di pace e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità.
Dal Vangelo di Matteo. Avete inteso che fu detto: «non commettere adulterio», ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Gli dissero i discepoli: «se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Nella sua realtà più profonda, l’amore è essenzialmente dono e l’amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca conoscenza che li rende una carne sola, non si esaurisce all’interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana (procreatori). Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi, la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell’unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere Madre e Padre. Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a diventare per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome.
Signore, la nostra preghiera sia il nostro cuore donato a te. Un cuore libero e povero, capace di cantare, le cui corde vibrano al tocco del tuo amore. Se sapremo ascoltare la tua voce, vivremo in un canto nuziale per tutta la vita e saremo capaci di ascoltare la voce dei nostri fratelli ora in lamento, ora in gioia. Amen
Secondo una tendenza culturale diffusa, la vita degli altri, non è degna di considerazione e rispetto come la propria. In particolare non riscuote un rispetto sacro la vita nascente, nascosta nel grembo d’una madre; né quella già nata ma debole; né la vita di chi non ha i genitori oppure li ha, ma sono assenti e aspetta di averli col rischio di aspettare molto a lungo, forse addirittura di non averli mai. Così chi attende di nascere, rischia di non vedere mai la luce; e chi attende in un Istituto l’abbraccio di due genitori, rischia di vivere per tutta la vita con il desiderio di un evento che mai accadrà. Perché dunque non fidarsi della vita rispondendo a una sfida che viene dagli eventi? Ne guadagnerebbero le famiglie nel vivere l’ esaltante avventura di una fecondità coraggiosa che fa sperimentare che “ vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Ne guadagnerebbero molti figli nel trovare finalmente l’affetto e il calore di una famiglia e la sicurezza di un futuro. Ne guadagnerebbe l’intera società nel mettere in evidenza segni convincenti che le farebbero prendere il largo nella civiltà dell’amore. |
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