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RITIRO D’AVVENTO 2008 RAGAZZI SAN PAOLO APOSTOLO DI PACE
LABORATORIO ANTIOCHIA
Obiettivo della catechesi: Educare i ragazzi ad un serio discernimento relativo ad uno dei mezzi di comunicazione con cui hanno più a che fare: Internet. Il mondo del web ormai è alla portata anche dei bambini, ma i nostri ragazzi cosa percepiscono? Da che cosa sono attratti? Interroghiamoci insieme.
Con Paolo nella città di Antiochia
I ragazzi si recheranno nel laboratorio d’informatica. Il computer del sito web sarà stato precedentemente disposto perché loro possano collegarsi ad Internet su alcuni siti inseriti nell’elenco dei preferiti. Avranno a disposizione solo 2 minuti per rimanere collegati a ciascun sito e per poter osservare come è costruito e quali sono le cose che li colpiscono; dopodiché dovranno cambiare. I siti a loro disposizione saranno cinque. Dopo i dieci minuti, comincerà la catechesi.
SPUNTI PER LA CATECHESI: - Allora ragazzi, che ve ne pare? Avete capito qual è lo scopo di ciò che avete fatto? (risposte dei ragazzi) - Cerchiamo di riassumere quali sono state le vostre impressioni riguardo ai siti che avete potuto visitare anche se per poco tempo. Che cosa vi ha colpito? - Conoscevate già qualcuno dei siti che vi abbiamo mostrato? Se si, per quali motivi li avevate utilizzati prima? (risposte dei ragazzi) - Vi sembra che siano utili allo scopo? (risposte dei ragazzi) - Andiamo, avanti. Avete visto dove vi trovate? - Giusto ragazzi, ci troviamo nella città di Antiochia. Sapete, ad Antiochia San Paolo fonda una comunità che va a trovare diverse volte. Si tratta di una comunità di fedeli che sono stati evangelizzati e divengono a loro volta evangelizzatori. È possibile rendersi conto di ciò leggendo questo passo degli Atti degli Apostoli.
Atti degli Apostoli 11,19-27 Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.
- Barnaba va a prendere Paolo, dopo quattro anni dalla sua chiamata. - Lo “tira insieme”, gli da una mano a “venire fuori” da quella situazione di stallo in cui era dopo la chiamata e le prime incomprensioni con la Chiesa. Perché sapete bene che San Paolo all’inizio non è andato molto d’accordo con gli altri Apostoli. Anzi sembrerebbe che qualche volta abbia persino litigato con lo stesso Pietro. - Quando si è trovato in questa situazione, Paolo è tornato a Tarso, ma Barnaba è andato a riprenderlo. - Se non ci fosse stata questa nuova chiamata, Paolo forse non sarebbe l’apostolo delle genti che conosciamo. Avrebbe vissuto come un fantasma nella sua Tarso, incompreso dagli Ebrei e non accettato dai Cristiani. - Un po’ quello che capita anche a noi. Quando ci troviamo ad affrontare delle difficoltà lo scoraggiamento potrebbe superare la voglia di andare avanti. Sapete cosa ci può dare la forza di proseguire? Proprio l’intervento di amici che ci fanno riscoprire l’origine della nostra passione. - Cosa centra tutto questo con il mondo di Internet? - Ebbene, come ad Antiochia, per la prima volta la Parola è stata predicata ai pagani, così attraverso l’illimitato mondo di Internet è possibile raggiungere gli estremi confini della terra. - E poco prima ne avete avuto un esempio voi stessi. - Nel nostro caso, poiché abbiamo, come parrocchia, un sito web; non solo possiamo raggiungere i confini della terra, ma siamo anche raggiungibili da qualsiasi parte del mondo. - Questa, ragazzi è una grossa responsabilità perché ci porta a disporre di mezzi potentissimi come il web per comunicare e comunicarci agli altri. - Il nostro sito dunque è come un contenitore il cui contenuto dipende da noi … - In quest’anno avete avuto modo di vedere come il sito sia cambiato e si sia riempito di colori e di suoni. - È una cosa bella pensare di poter visitare la comunità parrocchiale ogni volta che si vuole, anche rimanendo a casa. Proprio come San Paolo che durante i suoi viaggi si recò spesso a visitare la comunità di Antiochia. - Antiochia è stata la prima comunità in cui ai seguaci di Gesù Cristo è stato dato il nome di cristiani. Ossia, per la prima volta sono stati riconosciuti con la loro vera identità. - Secondo voi il nostro sito riesce a comunicare realmente agli altri quello che siamo? - Riusciamo a farci vedere così come ci vediamo noi? Ma soprattutto, riusciamo a trasmettere agli altri le cose e le nostre attività come le vediamo e le sentiamo?
Obiettivo dell’attività: Una volta avuta chiara la coscienza che è possibile utilizzare Internet per comunicare e trasmettere non solo idee ma anche valori, i ragazzi saranno invitati a creare essi stessi una pagina web attraverso la quale descriveranno, con immagini, frasi e animazioni il ritiro d’avvento visto da loro.
ATTIVITÀ: Produzione di una pagina web che ritragga il ritiro d’avvento.
LABORATORIO ATENE
Obiettivo della catechesi: Educare i ragazzi ad entrare nella notizia che viene trasmessa attraverso i giornali. Quotidianamente la nostra società si trova ad affrontare situazioni sempre più spiacevoli, che puntualmente vengono riportate sulle pagine dei giornali. Bisogna comprendere quali sono le notizie che ci attraggono e il perché.
Con Paolo nella città di Atene
I ragazzi si recheranno in segreteria. Sul tavolo saranno stati precedentemente predisposti dei giornali di tipo diverso (quotidiani, riviste, “Dialogo”, ecc.). Verrà dunque chiesto ai ragazzi di individuare le notizie che più li colpiscono: siano esse tra le prime o le ultime pagine. Per fare questa operazione avranno a disposizione cinque minuti. Quindi comincia la catechesi
SPUNTI PER LA CATECHESI: - Allora ragazzi, che ve ne pare? Avete capito qual è lo scopo di ciò che avete fatto? (risposte dei ragazzi) - Cerchiamo di riassumere quali sono state le vostre impressioni riguardo ai giornali che avete sfogliato. - Conoscevate già qualcuno dei giornali che vi abbiamo mostrato? Se si, per quali motivi li avevate utilizzati prima? (risposte dei ragazzi) - Vi sembra che siano utili allo scopo? (risposte dei ragazzi) - Andiamo, avanti. Avete visto dove vi trovate? - Giusto ragazzi, ci troviamo nella città di Atene. Sapete, ragazzi, Atene era una città sorprendente, piena di persone a cui piaceva proprio parlare! Gli Ateniesi volevano parlare di tutto con tutti, in ogni luogo e in qualsiasi momento. Fare discorsi piccoli o grandi, lunghi o brevi, profondi o frivoli ... Ma soprattutto gradivano parlare di qualcosa di nuovo. Così l'arrivo di Paolo, con le sue notizie su Gesù e sulla trasformazione che produceva la sua conoscenza, diventò l'argomento di discussione della città. - Un gruppo di persone in particolare ebbe grande desiderio di ascoltare e di discutere queste nuove idee. Si trattava di persone molto illustri non solo ad Atene, ma in tutta la Grecia. Chiesero a Paolo se sarebbe andato a parlare con loro. Paolo ne fu felice. Trascorse molte ore con loro, ma dopo un po' cominciò a comprendere che tutto ciò che essi volevano era ... parlare! Così alla fine, con un po' di tristezza, decise che era meglio andarsene. Questo avvenimento ci viene raccontato proprio negli Atti degli Apostoli.
Atti degli Apostoli 11,19-27 Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Cittadini
ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando infatti
e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con
l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve
lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è
signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani
dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno
di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni
cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero
su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i
confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo
andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui
infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri
poeti hanno detto: Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti». Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». Così Paolo uscì da quella riunione e si allontanò dalla città
- Avete visto com’è difficile predicare il Vangelo? - I cittadini Ateniesi, come abbiamo già detto erano dotti, filosofi e abituati a ragionare sulle cose. Si direbbe, dunque, una civiltà alquanto evoluta. Eppure non sono stati capaci di accogliere il messaggio di Salvezza di Gesù Cristo portato loro da Paolo. - Parlavano, parlavano, parlavano ma senza ascoltare. Senza far scendere dentro di loro le parole che venivano loro annunciate. - Potremmo dire che non “dialogavano”. Il dialogo, infatti presuppone che vi sia chi parla e chi ascolta. - Un po’ quello che capita anche a noi. Quando ci viene detto qualcosa che non rientra nei nostri schemi mentali, allora ci turiamo gli orecchi e non ascoltiamo. - La stessa cosa vale per i giornali. - Quelli che fanno notizia, il più delle volte, sono avvenimenti deplorevoli che offendono la dignità umana. - Cosa centra tutto questo con noi? - Noi ci troviamo ad essere fruitori di questi mezzi di comunicazione. Attraverso le nostre scelte, dunque, possiamo incentivare questo modo di pensare e di essere. - Oltre ad essere fruitori dei giornali, però, abbiamo la grande responsabilità di essere noi stessi produttori di un giornale che con Atene non ha nulla a che fare. Sto parlando del Dialogo. Il giornale della nostra comunità parrocchiale che ci consente di comunicare con chi si trova a vivere in questa realtà. - Il nostro giornale dunque è un contenitore che racchiude al suo interno tutto ciò che ci sentiamo di dover trasmettere ai nostri fratelli più prossimi, quelli che si trovano vicini a noi e che spesso ci hanno anche chiuso qualche porta in faccia. - Bisogna avere il coraggio dell’evangelizzazione anche in ambienti, come quello intellettuale, in cui si corre maggiormente il rischio di essere derisi per quello che siamo. - A tal proposito, oggi, in occasione di questo ritiro d’Avvento, pensato in maniera un po’ speciale per voi ragazzi, realizzeremo un numero straordinario del giornale. - Potrete raccontare tutto ciò che volete con il particolare obiettivo di utilizzare il mezzo della carta stampata come strumento di evangelizzazione che ci permette di trasmettere agli altri che l’incontro con Gesù Cristo ci ha cambiato la vita.
Obiettivo dell’attività: Una volta avuta chiara la coscienza che è possibile, attraverso il giornale, comunicare agli uomini di oggi la gioia che abbiamo dentro e che proviene dall’incontro con Gesù Cristo; verrà chiesto ai ragazzi di realizzare uno speciale numero del giornale Dialogo.
ATTIVITÀ: Realizzazione di una pagina di giornale
LABORATORIO CORINTO
Obiettivo della catechesi: Educare i ragazzi ad una lettura dei testi di cantautori contemporanei. Entrare nella musica contemporanea, per ascoltare senza pregiudizi, lascarsi emozionare e muovere da quelle note in mezzo alle corse della nostra vita, dei nostri momenti di preghiera, di meditazione, di pensiero a Dio.
Con Paolo nella città di Corinto
I ragazzi si recheranno nel laboratorio musicale. Tale laboratorio sarà stato precedentemente attrezzato con vari stereo che contemporaneamente riprodurranno musica di genere diverso. Il tutto con lo scopo di far entrare i ragazzi in una specie di babilonia di suoni e di rumori.
SPUNTI PER LA CATECHESI: - Allora ragazzi, che ve ne pare? Ci capite qualcosa? (risposte dei ragazzi) - Forse è meglio spegnere qualcuno di questi stereo altrimenti non riusciremo a dire neanche una parola. Allora, avete letto qual è il nome del luogo in cui vi trovate? - Giusto ragazzi, ci troviamo nella città di Corinto. - Si tratta di una città “porto di mare”, una città di passaggio in cui Paolo fa diversi incontri e vive per 18 mesi. In essa lo Spirito colloca una comunità viva di cristiani, effervescente, ma con tanti problemi legati alla disgregazione della città stessa. Paolo in questa città sperimenta nella sua comunità la fatica di vivere il Vangelo. - Tuttavia le due lettere che egli comporrà dicono che la bellezza di Cristo può essere predicata non solo nella tranquilla Filippi ma anche nella “complessa” Corinto. - Corinto allora può essere vista come il simbolo del mondo di oggi. Anche molta parte della musica contemporanea può essere vista un po’ come la città di Corinto. Si va dalla musica lirica a quella leggera, dalla musica spazzatura a quella pubblicizzata da programmi frivoli come “Amici” di Maria de Filippi. Ma non c’è solo questo. - Dobbiamo avere il coraggio di addentrarci in questo nostro mondo musicale, per quanto esso ci sa dare e lasciarci interrogare, proprio come Paolo che si è addentrato nella città di Corinto e ha avuto il coraggio di intervenire. - Egli ha provato le fatiche dalla missione e della testimonianza, si è sentito spesso come vinto dall’impressione che tutto il suo fare e il suo parlare fossero inutili. Non si è però presentato ad annunciare il Vangelo con discorsi sapienti o parole convincenti. Sapeva Gesù Cristo e questi crocifisso. Ciò gli bastava!!! Era arrivato con debolezza, pieno di paure, ma pensava di non dover convincere con la sua abilità ma piuttosto lasciar parlare lo Spirito Santo e fidarsi della potenza di Dio, che si manifesta, inspiegabilmente, nella Croce di Gesù, Nostro Signore. Come si può pensare che la potenza di Dio si trovi in una persona debole, perdente? - Ora vi leggerò una parte della seconda lettera ai Corinzi che spiega tutto ciò.
Seconda Lettera ai Corinzi 12,9-10 Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
- Dunque la grandezza di ogni strada percorsa è data dalle lacrime e dalle sconfitte patite per arrivare al traguardo. Paolo è un uomo che ci insegna nella forza ma ancor più ci sconvolge nella debolezza e nella sconfitta. - È bello pensare di poter, attraverso la musica contemporanea, riuscire a vivere anzi a rivivere quelli che erano i sentimenti dell’Apostolo delle genti quando sentiva sulle sue spalle la difficoltà di testimoniare il Signore Gesù Cristo. - Con questa canzone di Tiziano Ferro vogliamo proprio farvi capire come la sensibilità degli artisti (in questo caso cantanti) abbia la capacità di dar vita a canzoni che comunichino una concreta testimonianza.
Dall’Album: Alla mia età Video da Youtube
Sono un grande falso mentre fingo l'allegria, sei il gran diffidente mentre fingi simpatia, come un terremoto in un deserto che... che crolla tutto ed io son morto e nessuno se n'è accorto. Lo sanno tutti che in caso di pericolo si salva solo chi sa volare bene, quindi se escludi gli aviatori, i falchi, nuvole, gli aerei, aquile e angeli, rimani te ed io mi chiedo ora che farai, che nessuno ti verrà a salvare, complimenti per la vita da campione, insulti per l'errore di un rigore.
E mi sento come chi sa piangere ancora alla mia età e ringrazio sempre chi sa piangere di notte alla mia età e vita mia che mi hai dato tanto, amore, gioia, dolore, tutto, ma grazie a chi sa sempre perdonare sulla porta alla mia età.
Certo che facile non è mai stato, osservavo la vita come la osserva un cieco, perché ciò che è detto può far male, però ciò che è scritto può ferire per morire.
E mi sento come chi sa piangere ancora alla mia età e ringrazio sempre chi sa piangere di notte alla mia età e vita mia che mi hai dato tanto, amore, gioia, dolore, tutto, ma grazie a chi sa sempre perdonare sulla porta alla mia età.
E che la vita ti riservi ciò che serve spero E piangerai per cose brutte e cose belle spero Senza rancore E che le tue paure siano pure L’allegria mancata poi diventi amore Anche se è perché solamente il caos della retorica confonde i gesti e le parole e le modifica è perché Dio mi ha suggerito che ti ho perdonato E ciò che dice lui va ascoltato
Di notte alla mia età Di notte alla mia età.
Con Paolo testimoni dell’Amore di Dio
- Come dicevamo prima, è possibile collegare diversi passaggi delle lettere di San Paolo a dei brani musicali. A proposito di ciò, vorrei leggervi una parte della lettera ai Corinzi che rappresenta, probabilmente il testamento spirituale per eccellenza dell’Apostolo Paolo.
Prima Lettera ai Corinzi 1,1-13 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
- Ascoltando un brano musicale dello Zecchino D’Oro di qualche anno fa è possibile fare un facile commento a questo brano così bello da proporre ai più piccoli.
IL PIÙ GRANDE MOTORE (Edizione 1991)
Sono nata oggi Obiettivo dell’attività: Una volta avuta chiara la coscienza che possibile, attraverso la musica, comunicare non solo idee e valori ma anche stati d’animo e pezzi della propria vita; i ragazzi dovranno imparare delle canzoni ed interpretarle. Lo scopo di questo laboratorio è quello di permettere ai ragazzi di esprimersi attraverso la musica e di utilizzare questa quale mezzo di comunicazione per testimoniare agli altri la gioia di essere discepoli e apostoli di Gesù Cristo.
ATTIVITÀ: Interpretazione di cazoni
LABORATORIO DAMASCO
Obiettivo della catechesi: Educare i ragazzi, passando attraverso l’esperienza del buio, a capire come è difficile orientarsi senza luce (cecità fisica). Esiste però anche una cecità spirituale. Spesso anche i ragazzi fanno esperienza della cecità spirituale quando guardano le persone, le cose, il mondo che li circonda; con occhi privi della luce di Cristo.
Come Saulo sulla via di Damasco
I ragazzi si recheranno nel laboratorio multimediale guidati dai loro animatori. Tale laboratorio sarà stato precedentemente oscurato così da evitare che i ragazzi possano vedere. I ragazzi entreranno nel laboratorio e prenderanno posto. Sarà quindi fatta loro una breve catechesi
SPUNTI PER LA CATECHESI: A questo punto i ragazzi dovranno seguire alcune indicazioni. Gli animatori chiederanno loro di muoversi, fare alcuni passi e risedersi. Tutte queste operazioni si svolgeranno al buio. Successivamente verrà accesa una luce e i ragazzi avranno modo di vedere che cosa hanno combinato mentre non vedevano nulla. Quindi l’animatore, prendendo la parola: - Oggi, ragazzi, vi è stato chiesto di fare una cosa un po’ particolare. Mi sapete dire cosa? (risposte dei ragazzi) - Quali sentimenti avete provato? Fastidio, imbarazzo, paura … (risposte dei ragazzi) - Sapete che una cosa del genere è avvenuta ad un’altra persona di cui oggi vogliamo parlarvi. Vediamo un po’ se riuscite a capire di chi si tratta. Ora vi leggerò l’inizio della sua vita, anzi della sua nuova vita.
Atti degli Apostoli: 9,1-9 “E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti. Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.” - Penso che abbiate capito chi è il personaggio del quale abbiamo raccontato questo avvenimento così particolare. D’altronde non era poi così difficile! - Vi chiedo ancora: sapete che cosa ha rappresentato per Saulo (che prenderà il nome di Paolo) questo incontro così violento che gli ha causato addirittura la perdita della vista? (risposte dei ragazzi) - Ebbene, per voi questa esperienza è durata pochi minuti. Paolo, invece, rimase senza vedere per ben tre giorni. Immaginate che tortura. Ma che cosa voleva fargli capire il Signore con un avvenimento del genere? (risposte dei ragazzi) - Questo avvenimento che viene raccontato negli Atti degli Apostoli, e che lo stesso San Paolo racconterà nelle sue lettere, è conosciuto anche come la “conversione di San Paolo”. Sapete qual è il cambiamento che ha avuto la sua vita? (risposte dei ragazzi) - Ed ora arriviamo a noi. Come San Paolo sulla via di Damasco, anche voi, oggi avete fatto l’esperienza del buio. Forse già altre volte vi eravate trovati in situazioni del genere ma senza rendervi conto di quello che poteva rappresentare. - Sapete dirmi, secondo voi, qual è il significato dell’esperienza che vi abbiamo fatto vivere? (risposte dei ragazzi) - Il nostro intento è stato quello di farvi capire che dovete uscire dal chiuso mondo di voi stessi. Dovete imparare ad entrare in contatto con cose che non conoscete, con cose che non avete mai fatto prima. Ad esempio: vi abbiamo fatto brancolare nel buio con il rischio di farvi inciampare o di urtare contro le cose. Non riuscivate a distinguere né le forme né i colori. Per pochissimi minuti avete perso ogni punto di riferimento. Penso che non sia stata una bella esperienza. Avete sperimentato ciò che significa essere ciechi. Avete chiesto dentro di voi un chiarore, anche piccolo, per vedere e ritrovare la vostra identità. - Immaginate ora non solo coloro che non hanno il dono della vista, ma anche quelli che vivono situazioni che li rendono ciechi spiritualmente. Siamo noi, a volte, buio. Attorno a noi l’oscurità. Incapaci di vedere le persone, di riconoscere noi stessi. Per la nostra cecità imploriamo una luce. Luce e tenebra: una scelta! Una scelta per dare senso alla nostra vita!
Saulo riacquista la vista
Proseguiamo nella lettura del brano degli Atti degli Apostoli.
“… Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.”
Dopo aver letto questa seconda parte del brano degli Atti degli Apostoli l’animatore, prendendo la parola, comincerà questa seconda parte della catechesi: - A questo punto, ragazzi, non mi resta che interrogarmi e interrogarci sull’atteggiamento di Paolo, anzi, per meglio dire, sul nuovo atteggiamento di Paolo. Eh si, perché da quando Paolo ha riacquistato la vista, non è più la stessa persona. Mi sapreste spiegare il motivo? (risposte dei ragazzi) - In realtà, mi piace pensare che durante quei tre giorni a Damasco Paolo non abbia perso la vista, ma abbia dovuto semplicemente cambiare il suo punto di vista. In che modo? - La risposta è semplice. Non appena Paolo è letteralmente afferrato da Cristo crollano tutte le sue convinzioni. Egli cade dalle sue certezze, e non ci vede più: segno che in realtà Paolo pensava di vederci nella sua vita, ma non sapeva vedere la vera verità, che era Gesù Cristo. - Lasciandosi guidare da Gesù Cristo e cominciando a guardare il mondo che lo circondava non più con i suoi occhi ma con quelli di Cristo, ha scoperto una cosa straordinaria che oggi siete chiamati a scoprire anche voi: scoprire che l’amore avanza sempre, non si ripete mai, è sempre nuovo da percorrere, da inventare ogni giorno. - L’amore è attenzione alle piccole cose, incontro, scambio, contemplazione. La strada dell’amore è fatica, gioia, rinuncia, promessa di vita piena. - Camminare. In questo mondo. Insieme. Accompagnati da una presenza amica che ci sostiene nella fatica. Ci spiega la Parola. Ci svela la nostra vita. Ci indica il sentiero della gioia, anche se stretto. - Eh si perché Paolo diventa credente non solo attraverso la chiamata di Dio ma anche attraverso l’accoglienza nella comunità dei cristiani. - È proprio la comunità dei credenti che ci aiuta a guardarci con occhi diversi, ci rende coraggiosi testimoni, responsabili guide dei fratelli per le strade della vita.
Sapete che cosa ha fatto Paolo dopo che ha riacquistato la vista? Ha cominciato ad evangelizzare, a rendere testimonianza, a mostrare agli uomini il vero volto di Gesù Cristo visto non più con occhi ciechi ma …
Obiettivo dell’attività: Una volta avuta chiara la coscienza che è necessario servirsi degli occhi stessi di Dio per saper cogliere il bello, il bene, il vero in ogni cosa; i ragazzi dovranno realizzare un filmato il cui scopo è quello di testimoniare agli altri la luce che hanno incontrato. Attraverso le immagini che i ragazzi sceglieranno, gli altri riusciranno a cogliere il valore delle cose viste con occhi diversi. Gli occhi della fede, quegli stessi occhi che fanno dichiarare a San Paolo di essere un “apostolo per vocazione”.
ATTIVITÀ: Realizzazione di un filmato
LABORATORIO EFESO
Obiettivo della catechesi: Educare i ragazzi a vivere l’attività del ballo come un modo di vivere la propria fede in maniera dinamica e movimentata. Anche attraverso il ballo è possibile dare testimonianza, evangelizzare le persone e in modo particolare i giovani. Questi hanno bisogno di ritrovare in se stessi la voglia di divertirsi in modo sano e dignitoso.
“Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù …” I destinatari della Lettera sono gli Efesini, chiamati santi. Paolo scrive ai santi che sono in Efeso e sono santi perché credenti in Cristo Gesù. Come credenti, gli Efesini, hanno il compito prima di tutto di essere Apostoli. Che uno sia apostolo di Gesù Cristo non lo deve a se stesso, alle sue doti, alla sua bravura, alla sua volontà. Essere apostolo di Gesù Cristo è solo un suo dono d’amore, una sua chiamata che ha la sua spiegazione non in noi, ma solo ed esclusivamente nell’amore di Dio. L’apostolo di Gesù Cristo, più di ogni altra vocazione, ha la sua origine nell’amore di Dio Padre, in quello stesso amore di salvezza e di redenzione che ha chiesto al Figlio l’incarnazione, la passione, morte e risurrezione per l’umanità che era precipitata nel peccato. La vocazione ad essere apostolo di Gesù Cristo deve essere sempre vista in quest’unico mistero di amore, in questo solo mistero di salvezza e di redenzione. Anche la santità è partecipazione, anzi vocazione ad inserirsi nel mistero dell’amore di Dio, a divenire parte di questo amore eterno che si dona, che si comunica, che si fa in Cristo sacrificio per la salvezza del mondo. La santità di Dio sulla terra è Cristo Gesù. Ci si espone alla santità di Dio se si diviene una cosa sola con Cristo, in Cristo, per Cristo. Chi deve operare questo mistero di unità perché si diventi santi è lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo. È Lui che ci immette in questa comunione di vita con Cristo e in Cristo con Dio. La santità, come la fede in Cristo Gesù, è una realtà dinamica, in progresso, in perfezione. Santi e credenti bisogna ogni giorno esserlo, si cresce in santità e in fede. La crescita nella santità e nella fede è la vita stessa sia della santità come della fede. Nel momento in cui non si cresce più in santità e non si cresce in fede, sia la santità che la fede sono morte in noi e noi siamo morti sia alla santità che alla fede. Tutti siamo chiamati ad essere santi ed essere santi non significa per forza fare cose straordinarie ma riuscire a rendere straordinarie anche le cose ordinarie. Essere santi significa amare sempre anche quando è difficile, anche quando sembra impossibile. Essere santi, inoltre, consiste nello stare sempre molto allegri. Là dove sono i vostri fratelli, la dove sono i vostri sogni, le vostre aspirazioni, là dove sono i vostri doveri, là dove è ciò che amate, là è il vostro punto d’incontro con Gesù Cristo. Potete essere santi in tutto quello che fate se ci mettete il cuore. Perciò, vi chiedo, ragazzi, di impegnarvi a fondo oggi, perché possa accadere, un giorno che qualcuno si rivolga a voi come Paolo con gli Efesini, chiamandovi santi.
Obiettivo dell’attività: Una volta avuta chiara la coscienza che è possibile, attraverso la musica, comunicare non solo idee e valori ma anche stati d’animo e pezzi della propria vita; i ragazzi dovranno realizzare una coreografia con il particolare impegno di far trasparire dai loro volti, la gioia di essere cristiani e testimoni di Gesù Cristo.
ATTIVITÀ: Realizzazione coreografia
LABORATORIO FILIPPI
Obiettivo della catechesi: Educare i ragazzi ad esprimersi attraverso la manualità. Realizzare un progetto attraverso alcuni elementi fondamentali: attenzione, impegno e creatività. Far comprendere ai ragazzi che le idee e i grandi progetti sono importanti ma solo nella misura in cui vengono realizzati. Un progetto è tale perché deve essere concretizzato altrimenti non avrebbe motivo di esistere.
Con Paolo nella città di Filippi
I ragazzi si recheranno nel laboratorio scenografico. Tale laboratorio sarà stato precedentemente attrezzato con diversi materiali sparsi sul tavolo e il compressore acceso in mezzo alla stanza. Il tutto con lo scopo di far entrare i ragazzi in una specie.
SPUNTI PER LA CATECHESI: - Allora ragazzi che ne dite di spegnere? Altrimenti non riusciremo a dire neanche una parola. Allora, avete letto qual è il nome del luogo in cui vi trovate? - Giusto ragazzi, ci troviamo nella città di Filippi. - Filippi, una comunità in cui Paolo “si sente a casa”. Anche a Filippi nasce una comunità con cui Paolo si mantiene in contatto. In particolare Paolo a Filippi fa esperienza per la prima volta, di come, per realizzare un progetto, non basti solo l’impegno personale ma è necessario avere la certezza che si sta facendo la volontà di Dio. - Chiarita questa cosa, poi, è necessario che le persone che ti sono accanto condividano, per quanto è possibile, ciò che stai facendo così da garantirti sempre il loro appoggio, anche nelle difficoltà. - A tal proposito è giusto mettere in evidenza la figura di Lidia, una donna che ha accolto San Paolo nel vero senso della parola. Ella infatti, non solo ha aderito al progetto di evangelizzazione di Paolo ma ha anche ospitato tutto il gruppo dei missionari in casa sua con dolcezza irresistibile che li «costrinse ad accettare» (At 16,15). Leggiamo insieme il passo degli Atti degli Apostoli:
Atti degli Apostoli 16,11-15 Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e 12 di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; 13 il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14 C`era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15 Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch`io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.
- L’ospitalità in una casa pagana viene segnalata per la prima volta nei viaggi di Paolo! - Notiamo che la donna non offre solo ospitalità, ma anche tutto ciò che questa comporta, compreso l’esporsi a condividere rischi e pericoli. - Prima di lasciare Filippi, dopo la parentesi carceraria, gli apostoli torneranno a casa di Lidia per incontrare i fratelli ed esortarli a perseverare (cfr. At 16,40). - Quella casa, che in un primo momento li aveva dolcemente costretti a divenire ospiti, ora viene cercata appositamente: è ormai diventata punto di riferimento della nascente comunità di Filippi. - Anche sotto quest’aspetto, è la prima volta che Luca presenta una Chiesa domestica: una casa che diventa luogo d’incontro e di preghiera per i primi cristiani e centro di irradiazione del Vangelo, come in seguito accadrà anche altrove. - Le comunità cristiane infatti sono anche chiamate Chiese … lo sapete che differenza c’è tra chiesa con la C maiuscola e chiesa con la c minuscola? Quella con la C maiuscola è la Chiesa fatta di persone, cioè da tutti i cristiani che si trovano insieme, quella con la c minuscola, invece, è la chiesa fatta coi mattoni, come la nostra dove ci incontriamo per partecipare alla Santa Messa. - I Filippesi, oltre ad essere una Chiesa con la C maiuscola, decidono di costruire una chiesa con la c minuscola.
Obiettivo dell’attività: Il Signore ci chiede di realizzare un progetto, quello che ha concepito per ognuno di noi. Tuttavia, Gesù Cristo ha pensato ad un grande progetto che possiamo realizzare insieme e che richiede l’impegno di tutti: costruire ogni giorno la sua Chiesa.
ATTIVITÀ: Costruzione del modello di una chiesa
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Realizzato da Sabato Bufano -
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